[Redditolavoro] Bennet di Origgio - UNA MAGNIFICA LOTTA
SLAI Cobas Cremona
slaicobascremona at gmail.com
Fri Dec 26 16:49:51 CET 2008
*UNA MAGNIFICA LOTTA*
* *
Dopo 5 scioperi (con partecipazione dei lavoratori agli scioperi generali
del 17 novembre e 12 dicembre), con picchetti alle entrate del
magazzino *Bennet
*di Origgio, i lavoratori delle cooperative (95% immigrati che lavorano in
condizioni pessime) riescono a piegare i loro padroni.
Dopo cinque mesi di lotta i lavoratori, quasi tutti iscritti allo *Slai
Cobas*, hanno firmato un accordo che prevede: *1)* il *rientro in azienda di
Dikson*, operaio licenziato, dopo una provocazione dei capetti della coop.
Leonardo, perché delegato tra i più attivi del nostro sindacato; *2)*
*trasferimento
in altri siti di due capetti* che in azienda intimidivano ed insultavano con
frasi razziste i lavoratori; *3)* *costituzione di una commissione,* dove
sono presenti insieme ai responsabili aziendali quattro lavoratori, *che ha
il compito di ripartire le ore tra i 160 lavoratori presenti nel magazzino
Bennet e l'organizzazione delle presenze nei turni;* *4)* l'attribuzione
dell'ultima trance della quota *una tantum * *di 600 euro* sulla prossima
busta paga (andando contro l'accordo nazionale, siglato il 10 dicembre 2008
a Roma tra le associazioni padronali e sindacati confederali, che, oltre
alla concessione di ulteriore flessibilità sull'orario di lavoro,
introduzione dell'apprendistato di durata di 36 mesi con una retribuzione
pari al 90%, proroga al 31 dicembre del 2009 l'erogazione della quota una
tantum); *5)* *30 euro* mensili di aumento per tutti ( tra i lavoratori
delle diverse cooperative e con diverse mansioni) sul premio di produttività
*subito* e altri *30 euro* di aumento a partire *dal primo giorno di luglio
2009*; *6) *costituzione di una *sala medica per il primo* *pronto soccorso;
7) *il riconoscimento della *rappresentanza sindacale* dei delegati Slai
Cobas.
È un accordo che anche nella parte economica, va contro ciò che le
associazioni padronali e Filt/CGIL, Fit/CISL e UIL trasporti hanno siglato a
Roma il 10 dicembre, che va oltre i confini di Origgio, che: 1) crea la
premessa per superare la guerra tra poveri che talvolta si sviluppa in
queste aziende; 2) estende la lotta ad altri luoghi di lavoro; 3)
*politicamente
ha unito*, su un percorso condiviso che ha elevando la combattività
complessiva, *militanti di diversa appartenenza associativa* che sono
accorsi a sostegno della lotta.
Una battaglia vinta al termine di una settimana di blocco del "cottimo", uno
sciopero che ha coinvolto i due turni di lavoro, che ha bloccato i tir e i
camion in entrata, intasando le arterie principali intorno alla zona
industriale che portano a Milano, Lainate, Varese, e che ha visto
coinvolgere, in diverse fasi, *dalle 70 alle 120 persone* esterne al
magazzino Bennet.
Pioggia, neve e freddo non hanno fermato la solidarietà di quanti hanno
sentito come propria questa lotta, che non è stata ristretta nei confini del
magazzino di Origgio (Varese), ma ha coinvolto lavoratori di altre
cooperative (di Olgiate, Pieve Emanuele, Lodi, Cremona, Corte Olona, Mercato
Ortofrutticolo di Milano), numerose realtà politiche e sociali (studenti
dell'Università Statale e Bocconi di Milano, militanti di Rovigo e Torino,
quest'ultimi, il 19 dicembre hanno manifestato di fronte alla Bennet di Via
Orvieto, il Centro Sociale Vittoria, il Comitato antirazzista milanese, il
comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e dei territori di
S. San Giovanni, il Centro Sociale Cox, la "panetteria" di Lambrate, il
centro "la forgia" di Cremona, "la fucina" di Sesto San Giovanni, il
Coordinamento dei proletari e lavoratori comunisti e militanti dei vari
gruppi politici).
È stata una magnifica lotta, portata avanti in modo autorganizzato dal
basso, rispondendo a provocazioni di ogni genere, nel magazzino, durante
gli scioperi, e anche scontri fisici , che non solo ha unificato i
lavoratori srilankesi , maghrebini, albanesi, equadoregni, e i pochi
italiani presenti, ma ha creato le premesse per allargare il conflitto nelle
altre cooperative lombarde( dove sono presenti 70-80 mila "stranieri" e
dove negano i minimi diritti dando paghe da fame) .
Nell'assemblea tenuta, dopo la firma dell'accordo, nello spazio antistante
la portineria principale, è uscita la proposta di una *assemblea pubblica da
fare verso la metà di gennaio* a Milano (domenica 18? per decidere faremo un
incontro il 2 gennaio ore 18.30 nelle sede dello Slai Cobas con tutti quelli
che sono interessati) su crisi, attacco padronale, risposta dei lavoratori
insieme agli studenti e soggetti politici e sociali antagonisti, per
costruire un'opposizione organizzata ed intransigente ai padroni e Governo.
Per concludere, ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato ai picchetti
e sostenuto la lotta anche al di fuori di Origgio, in particolar modo siamo
orgogliosi per l'apporto dato da tutti i *militanti Slai* che hanno, non
solo, fatto enormi sforzi per fornire un adeguato sostegno logistico ed
organizzativo (legna da ardere, bevande, chili di roba da mangiare, fornelli
a gas, impianto fonico, ecc.), ma nel periodo della lotta mantenuto il loro
presidio nei posti di lavoro dove sono, partecipato alla manifestazione
operaia e studentesca di Termoli, alle manifestazioni in occasione degli
scioperi generali del 17 novembre, 12 dicembre e alle varie iniziative,
riunioni in preparazione del Congresso che si terrà agli inizi di marzo .
*Per l'Esecutivo Slai Cobas* Aldo Milani
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*Il punto: *a Milano e Provincia le cooperative che si occupano di logistica
sono circa 3500 e occupano 70 mila lavoratori, in molte di esse si attua il
lavoro nero che è tollerato anche dalle aziende committenti (vedi
Ortomercato di Milano che è gestito dalla Sogemi promossa dal Comune). Molte
di queste cooperative aprono con dei presta nomi, che alle volte sono la
lunga mano della criminalità organizzata, che chiudo facilmente fregando i
lavoratori ed il fisco.
Lo scenario sembra quello di un capitalismo ottocentesco, mentre nei fatti è
parte del moderno capitalismo, dove è possibile avere manodopera straniera a
basso prezzo, gestita da una moderna forma di caporalato , sfruttata senza
godere dei minimi diritti e dove i lavoratori, quando si infortunano o
muoiono, possono sparire come fantasmi.
È un sistema dove i servizi ispettivi sono quasi inesistenti, sindacati
confederali e ispettorato del lavoro sono conniventi con i consorzi.
*È una vetrina del sistema capitalistico nell'età moderna*, dove
l'intermediazione illecita si svolge alla luce del sole, la configurazione
dei rapporti di lavoro sono fraudolenti, insomma: una dereguletion delle
aziende committenti regolate dalla filiera cooperativistica che va dal
presidente al caporalato e per ultimo la forza lavoro immigrata
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