[Redditolavoro] Il primo sciopero generale della grande crisi Approfittiamo dell’occasione

clochard spartacok at alice.it
Thu Dec 11 12:50:25 CET 2008




CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO

VIA STOPPANI,15 -21052 BUSTO ARSIZIO –VA- ITALIA

(Quart. Sant’Anna dietro la piazza principale)

e-mail: circ.pro.g.landonio at tiscali.it

Volantini ricevuti dal nostro piccolo Circolo che giriamo a chi interessa la lettura e la diffusione x la giornata di domani 12/!2. 
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12 dicembre 2008,
il primo sciopero generale della grande crisi Approfittiamo dell’occasione.

Lo sciopero generale può e deve essere l’occasione per una dimostrazione di rabbia, un inizio di ribellione,

di resistenza accanita contro gli effetti di una crisi, che loro, i padroni e il loro sistema di produzione e di

scambio hanno provocato.

Gli operai presi singolarmente sono sopraffatti dai problemi immediati e cercano soluzioni individuali, non

ne troveranno una sola.

Solo collettivamente ci potremo difendere veramente e cominciare a pensare alla grande: se i padroni e tutti

i loro sostenitori e rappresentanti politici hanno fallito devono farsi da parte, la crisi spinge verso un

cambiamento epocale, agli operai la possibilità di proporsi come una nuova classe dirigente, con un nuovo

modo di produzione, che libera le forze produttive dalle catene del profitto estorto a tutti i costi ed in

qualunque condizione.

Loro escono dalla crisi con le guerre, distruggendo mezzi produttivi e uomini, trasformando la società in

una caserma, hanno già iniziato.

Per scaricare le responsabilità del disastro economico mettono operai contro operai, Stati contro Stati,

riscoprono nazionalismo e protezionismo.

Ogni padrone che licenzia i suoi operai attribuisce questa scelta ad altri, alla finanza allegra di cui fino al

giorno prima ha fatto largo uso, al credito bloccato, al consumo che si contrae dopo aver per anni

schiacciato i salari …

Il padrone diventa così sfacciato che chiede al suo schiavo un’alleanza per risollevarsi dalla crisi nel

momento stesso in cui lo mette alla fame. Ma dove sono finiti tutti i profitti che hanno accumulato

spremendoci in questi anni? Perché, solo per fare un esempio, noi dobbiamo vivere con 700 euro al mese

di cassa integrazione e loro continuare a vivere da ricchi come se niente fosse successo? Perché dovremmo

accettare questa condizione in silenzio o elemosinando qualche spicciolo dallo Stato, noi, i produttori a

salario di tutta la ricchezza materiale che loro hanno distrutto e stanno distruggendo?

Lo sciopero generale è l’occasione per trovarsi tutti in piazza, chi sta ancora lavorando e chi è già in mezzo

ad una strada, per dare inizio ad un movimento contro la crisi che è solo agli inizi. Stanno precipitando

nella condizione operaia tanti e tanti colletti bianchi che avevano una fiducia illimitata e riverente verso il

“loro datore di lavoro” che da un momento all’altro li ha licenziati. Se hanno imparato qualcosa saranno in

piazza al nostro fianco.

Lasciamo ai capi sindacali escogitare ricette per salvare capre e cavoli, profitti ed occupazione, profitti e

salari, come si sono messe le cose non funzioneranno.

O gli interessi dei padroni o quelli degli operai,

così la crisi pone il problema, così va risolto.

Non facciamoci sfuggire l’occasione del primo sciopero generale della grande crisi e non

sia la solita, silenziosa processione.

Associazione per la Liberazione degli Operai fip 07/12/08 Per contatti scrivere: Via Falck, 44 20099 Sesto San Giovanni (MI)

operai.contro at tin.it

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Dalla crisi si esce affossando il capitalismo!
2008-12-12 in Batt. Com. 
  a.. Volantino per lo sciopero generale del 12 dicembre
L’attacco è devastante, pari alla gravità della crisi che imperversa. La crisi non è solo finanziaria e sta già avendo pesantissime ripercussioni sull’economia reale, da cui ha origine. Negli Usa, milioni di pensionati sono gettati sul lastrico, colossi economici si trovano sull’orlo del fallimento e sono già in corso migliaia e migliaia di licenziamenti; stesso scenario nel resto del mondo. In poche parole, siamo in presenza di una tremenda crisi del capitalismo, di certo non breve, che avrà ricadute anche sulla ricomposizione imperialistica con il suo fardello di devastazioni belliche e barbarie sociali. Per non dire del processo di distruzione ambientale, che proseguirà imperterrito alla faccia dei ridicoli impegni ecologisti dei governi.

Anche qui, in molte aziende si lavora a singhiozzo o a orario ridotto, la cassa integrazione dilaga, tanto nelle grandi imprese come la FIAT, quanto in quelle medio-piccole. Ma tantissimi lavoratori non hanno neppure diritto alla Cassa Integrazione e per loro diventa molto concreto lo spettro del licenziamento brutale e della miseria. I padroni, però, hanno già pronta la loro ricetta anti-crisi: meno salari, più produttività, nessun ripristino della scala mobile e guai a toccare la precarietà, anzi, è il pilastro su cui si deve edificare l’uscita dalla bufera. Questo significa smantellamento del Contratto Nazionale, precarizzazione diffusa senza nemmeno più la prospettiva della stabilizzazione (= licenziamenti mascherati), delocalizzazioni, licenziamenti massicci, maggiori carichi di lavoro, mutui e affitti più cari, “moderazione” salariale cioè perdita di potere d’acquisto, barbarie razzista diffusa scientificamente, proprio mentre migliaia di immigrati, con le loro famiglie, rischiano di diventare clandestini – e quindi l’espulsione – se perderanno il posto di lavoro. Intanto, continuerà la strage quotidiana di lavoratori ad opera del serial killer chiamato Capitale. In poche parole, più sfruttamento, incertezza del futuro, povertà: questo lo scenario che ci riserva e ancor più ci riserverà la borghesia.

Più salario, più pensioni, più diritti, ridistribuzione del reddito, dice la CGIL. Ridistribuire il reddito, abolire la Legge 30, il Pacchetto Treu, il Protocollo sul Welfare (cose passate col consenso dei sindacati confederali), i Cpt, dicono i sindacatini “di base”. D’accordo, ma come è possibile se noi lavoratori non abbiamo il potere politico? Gli Stati gettano sul lastrico i proletari, demoliscono lo “stato sociale” e i servizi pubblici (scuola, pensioni, sanità) salvano le banche, scucendo senza battere ciglio miliardi su miliardi, ma trovano a malapena pochi spiccioli per offensive elemosine ai poverissimi (e agli evasori fiscali, che tali risultano) o per qualche ammortizzatore sociale dal fiato cortissimo: se ce lo eravamo scordati la realtà ci ricorda che noi lavoratori abbiamo interessi opposti ed inconciliabili a quelli dei padroni — sacrifici per noi, profitti per loro – che non siamo sulla stessa barca e, se ci siamo, buttiamoli a mare!

La risposta sta quindi nell’organizzarsi come classe in lotta, estenderla al di là dei falsi steccati di categoria, contro tutte le compatibilità aziendali, economiche e nazionali, mettendo così allo stesso tempo in discussione l’attuale modo di produrre basato su mercato, capitale, salario e merce. Organizzare cioè assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio con potere sovrano di decisione su forme e contenuti di lotta realmente anticapitalistici, con propri delegati revocabili che pongano richieste “semplici” ma necessarie – stabilizzazione dei precari, aumenti salariali adeguati al carovita, tutela di vita e salute sul posto di lavoro per tutti. Ma proprio perché incompatibili col capitalismo odierno, oggi più che mai queste richieste non possono essere sostenute da lotte e scioperi proclamati mesi prima, fatti nel rispetto delle fascistoidi leggi vigenti e da sindacati che le accettano per essere legittimati dal Padrone. A lui la legge consente di fare tutto ciò che vuole, mentre a noi impedisce ogni tipo di difesa efficace. Non per niente, ogni volta che i lavoratori scendono sull’unico terreno di lotta veramente efficace, lo sciopero cosiddetto “selvaggio”, senza preavviso, senza limiti di tempo, si scatena la reazione rabbiosa e infamante del padronato, dei suoi mezzi di (dis)informazione e dei governi: è segno che quei lavoratori hanno colpito giusto (vedi, per esempio, l’Alitalia).

La lotta contro gli attacchi piccoli e grandi è un passo doveroso e necessario, ma non sufficiente, se non si dà fiato e gambe al partito di classe, internazionalista e rivoluzionario quale unica espressione coerente del rifiuto e del superamento di questa disumana società dominata dal Capitale: o questo o la barbarie!

Battaglia C. (gruppo Internazionalista)
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UN PUNTO FERMO:

 

Noi migranti non vogliamo pagare

ancora una volta le vostre crisi!

 

Il prossimo 12 dicembre sciopereranno anche migliaia di migranti. Fino a oggi la condizione di vita dei lavoratori e delle lavoratrici migranti è rimasta regolarmente all’ultimo posto nelle rivendicazioni sindacali. Una situazione che oggi si rinnova nel momento in cui il governo e i padroni pensano di scaricare sulla pelle dei migranti i costi della crisi economica aumentando le spese per i rinnovi dei permessi di soggiorno e intensificando lo sfruttamento sul lavoro. Ancora oggi i grandi sindacati non pensano nemmeno lontanamente di organizzare la lotta contro lo sfruttamento del lavoro migrante e contro il razzismo istituzionale che rende impossibile la vita quotidiana dei migranti. Migliaia di migranti non potranno essere in piazza perché occupati nelle cooperative, nelle piccole fabbriche, nelle case. Eppure tutti vivono la stessa condizione …

 

Noi pensiamo che per tutti i migranti – quelli ci saranno e quelli che non potranno esserci – il prossimo 12 dicembre dovrà essere un PUNTO FERMO nella lotta per l’abrogazione della legge Bossi-Fini e per la cancellazione immediata del protocollo con le poste.

 

Il 12 dicembre all’interno della mobilitazione che vedrà la partecipazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori, e nella quale l'Onda studentesca si ripresenterà in massa ancora una volta contro la precarizzazione e la dismissione del sistema scolastico e universitario pubblico, il Coordinamento Migranti Bologna e provincia organizza perciò un presidio dalle 9 alle 12 sotto le due torri perché le lotte e le rivendicazioni dei migranti abbiano un FERMO PUNTO di riferimento:

 

Per farla finita con il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro!

 

Per ricordare a tutti coloro che manifesteranno le condizioni di vita e di lavoro dei migranti,

 

Perché la presenza del lavoro migrante non venga ancora una volta dimenticata alla fine della manifestazione,

 

Perché è ora di farla finita con le classi separate, con l’equazione tra migrante e criminale, con le espulsioni e i centri di detenzione,

 

Per la chiusura immediata dei Centri di Identificazione ed Espulsione per migranti (ex-CPT)

 

Tutti i migranti assieme ai quali abbiamo lottato in questi anni sanno e pretendono queste cose. Noi le ricorderemo e le spiegheremo a tutti quelli che passeranno da quel PUNTO. Un punto che perciò è una tappa importante del percorso di mobilitazione verso lo SCIOPERO DEL LAVORO MIGRANTE!

 

Coordinamento Migranti Bologna e provincia

 

www.coordinamentomigranti.splinder.com

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Anche l'UNIONE SINDACALE ITALIANA ha proclamato lo sciopero generale per il 12 dicembre
Contro le politiche governative e confindustriali l'USI invita a costruire tutti insieme: studenti, lavoratori, pensionati, disoccupati, cittadini e strutture sindacali ed associative lo SCIOPERO GENERALE del 12 dicembre 2008
Gli attacchi portati avanti dal governo contro i lavoratori dell'Alitalia, contro gli studenti ed il personale della scuola, contro la stabilizzazione del personale precario, al diritto di sciopero e al processo del lavoro, si congiungono al bisogno di rifinanziare le imprese e le banche in difficoltà per una crisi economica creata dal loro stesso sistema capitalistico.
Lo stesso attacco è portato avanti da piccole e grandi imprese con un costante peggioramento delle condizioni economiche e lavorative, per cercare di scaricare i costi della crisi sulle classi lavoratrici.
Dobbiamo con forza rispondere: ORA BASTA! e lanciare una MOBILITAZIONE PERMANENTE che sappia seguire l'esempio dell'Onda del Movimento studentesco, capace di costruire una forte opposizione alle politiche scolastiche e universitarie e ai tagli all'istruzione e alla ricerca. Mobilitazione permanente che deve trovare un suo momento importante nello sciopero generale e generalizzato del 12 dicembre.
Una mobilitazione permanente che riporti nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nel territorio i lavoratori e le lavoratrici, il movimento studentesco, su una Piattaforma sociale di lotta condivisa da tutti e tutte.
L'USI, UNIONE SINDACALE ITALIANA, Confede-razione di sindacati autorganizzati e di federazioni intercategoriali, fedele ai principi dell'Inter-nazionale dei Lavoratori (AIT), ritiene sia giunto il momento di un rilancio del conflitto sociale, per bloccare le politiche "antisociali" sostenute da questo governo, che tende a privatizzare tutti i servizi pubblici e a garantire a padroni e padroncini una forza lavoro flessibile, malleabile e facilmente ricattabile, attraverso la distruzione di garanzie e diritti collettivi e per questo proclama, insieme ad altre strutture sindacali, lo SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE PER L'INTERA GIORNATA.
L'Unione Sindacale Italiana da la sua disponibilità ad avviare anche un percorso comune con una possibile ASSEMBLEA NAZIONALE di movimento, a partire dalla ricchezza delle diversità tra i movimenti e delle varie situazioni in lotta, sul lavoro e sui diritti sociali e di cittadinanza.
L’USI non dimentica la strage di stato di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, l’assassino di Pino Pinelli e l’inizio della caccia alle streghe, anche per questo invita tutti/e a stare nelle Piazze in occasione dello sciopero generale. 
USI AIT
(www.usiait.it)
Roma Tel. 06/70451981 – fax 06/77201444 - e-mail: 
 


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