[Redditolavoro] Novita' sulla strage di Brescia in Piazza Loggia...

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Sun Aug 31 05:03:55 CEST 2008



Articolo illuminante su strage di Brescia (e successivi morti sospetti)

Strage di Brescia, quelle foto che aiutano la veritàMassimo Franchi
Il primo dei tanti depistaggi sulla strage di piazza Loggia a Brescia lo fece Il Secolo d'Italia.
Per il giornale dell’Msi il 28 maggio 1974 in piazza c’era Renato
Curcio, fondatore delle Br. «Volevano intorpidire le acque», racconta
Manlio Milani, presidente dell’associazione familiari delle vittime,
che quella piovosa mattina perse la moglie Livia. «Sapevamo che quella
era una strage fascista e decidemmo di fare qualcosa». La reazione
della città, ancora affranta dal dolore per gli 8 morti e il centinaio
di feriti, fu immediata. «Pensammo che la cosa migliore era fare un
appello: portateci foto della strage, riconoscetevi in quegli scatti».
E Brescia rispose «con un impegno senza eguali, un impegno che ci fece
sentire in dovere di lottare contro i depistaggi e per la verità».
Il
“depistaggio Curcio” fu poi subito smentito da Giancarlo Caselli:
«Arrivarono sul mio tavolo delle foto che sembravano di Curcio e che,
se la memoria non m’inganna, erano di una commemorazione della strage
di Brescia. La somiglianza c’era, ma già il profilo la metteva in
forse. Riuscimmo poi ad individuare l’uomo e a smentire definitivamente
quella versione».
Più di vent’anni dopo, in una delle migliaia di
foto raccolte, un volto sullo sfondo colpì i magistrati Di Martino e
Piantoni, che aprirono l’ultima inchiesta nel 1993. Lo scatto immortala
lo strazio di Arnaldo Trebeschi. Piange il fratello Alberto, militante
del Pci, il cui corpo è coperto alla buona da una bandiera. Dietro di
lui, da un improvvisato cordone di sicurezza, spunta il caschetto di
uomo. I magistrati ci vedono subito Maurizio Tramonte, la "fonte
Tritone" dei servizi segreti, uomo che ha scritto e riscritto il corso
delle indagini. Nel 2001 affidano la perizia per il riconoscimento al
professor Luigi Capasso, ordinario di Antropologia a Chieti. Attraverso
accurati confronti antropometrici, Capasso giunge ad un «un positivo
giudizio d’identità». 
La perizia fa parte degli atti
dell’istruttoria che ha portato al rinvio a giudizio lo scorso maggio
dello stesso Tramonte, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco
Delfino, Giovanni Maifredi e Pino Rauti con il via al processo previsto
per il prossimo 25 novembre. Un impressionante mare di documenti in cui
la verità potrebbe essere stata annegata dai tanti depistaggi. Un mare
che la Casa della memoria di Brescia ha ora raccolto. «È stato un
lavoro durissimo che ci è costato 45 mila euro. Ora è tutto
digitalizzato e consultabile, grazie ai finanziamenti del Comune e
della Provincia, co-fondatori con la nostra associazione della Casa
della memoria». 
Una Casa piena di foto. «I primi furono i
fotografi: lo studio Cinelli e lo studio Eden, da cui è tratta la foto
di Tramonte. Entrambi i titolari sono morti. La figlia di Cinelli ci ha
donato l’intero documentario. Poi molti cittadini portarono le foto a
noi perché della Questura non si fidavano». E facevano bene. A guidare
la prima inchiesta fu proprio il generale Francesco Delfino, ora
rinviato a giudizio. Fu lui ad accreditare subito la falsa pista del
trafficante Buzzi.
«Io vivo a Roma», spiega Lorenzo Pinto, che di
Milani nell’associazione delle vittime è il vice e che a Brescia perse
il fratello Luigi, «eppure sono sempre colpito dall’impegno della
città: qualche anno fa il famoso Ken Damy decise di fotografare tutti
coloro che erano in piazza quel giorno e poi ne fece una bellissima
mostra».
La perizia sulla foto rafforza le possibilità di arrivare
finalmente ad uno straccio di giustizia. «Preferiamo lasciar parlare i
fatti e non commentare - conclude Manlio Milani -. In questi 34 anni di
delusioni ne abbiamo avute troppe, basta pensare a tutti gli indagati
morti o uccisi (Buzzi fu il primo) a pochi giorni dalle deposizioni. La
cautela ci deriva dalla storia, ma siamo almeno contenti di aver
portato per la prima volta a giudizio ben due uomini dei servizi
segreti: Tramonte e Delfino. A testimonianza del fatto che i depistaggi
nella storia dello stragismo nero ci sono eccome e sono compravati
anche grazie all’impegno civico del popolo della nostra città».

	            Pubblicato il: 30.08.08

	            Modificato il: 30.08.08 alle ore 20.58
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