[Redditolavoro] INTERVISTA EPIFANI, MA QUANDO LO LICENZIAMO STO' VENDUTO???

frank ficiar frficiar at hotmail.com
Wed Aug 20 18:11:48 CEST 2008


Epifani e' angustiato nelle sue ultime giornate di ferie, c'e' un "clima esagerato" sulle questioni del lavoro sostiene.
Epifani e' disturbato dal fatto che "si scarichi sui lavoratori" le politiche del governo. Con il governo prodi aveva provveduto lui a scaricare su gli operai e i lavoratori le politiche del governo che tagliava ancora le pensioni condannando a 40 anni di lavoro milioni di persone.
Epifani dalla comoda vacanza si stupisce dell' accanimento dei padroni delle fs sui ferrovieri, ma e' grazie a elementi come lui "responsabili sempre" a favore dei Padroni di stato, che si sono licenziati 100.000 ferrovieri nelle continue ristrutturazioni degli ultimi 15 anni nelle fs. Lui stesso se ne vanta, ora e' preoccupato del "clima" che cosi' si va' creando. Ma Epifani contrariamente a chi pensa ad un suo ravvedimento da borghese "illuminato", non e' affatto pentito della politica disastrosa (per operai, ferrovieri, e lavoratori salariati) da lui condotta.

Epifani e' preoccupato delle misure del governo perche' "deprime gli investimenti"
Epifani e' angustiato perche' con questo clima ci "sono forti rischi per la coesione sociale", dimenticando che questo e' il corollario di tanti anni di concertazione a favore del profitto e dei padroni nelle imprese private e pubbliche, da lui stesso condotta...infine sul macchinista Dante De Angelis licenziato stava "magari esagerando" con le sue denunce, ma forse non si doveva arrivare al suo licenziamento...

Epifani dimostra una volta di piu' la lontananza siderale che ha con i milioni di operai e lavoratori salariati che lui autopretende di rappresentare, distante dalla condizione media degli operai e distinto nei giudizi generali e particolari per una efficace difesa sindacale, come in tutti gli eserciti c'e' sempre qualcuno che passa al nemico, ma perche' bisogna ancora mantenerlo non si capisce? Licenziamolo per chi sta nella cgil, Licenziamolo in piazza quando ci verra' ad arringare negli Scioperi di quest'autunno...



Epifani: "Lavoro, clima esagerato
così si nascondono i veri problemi"
                          di MARCO PATUCCHI
                                  
            
                                      Guglielmo Epifani
                      
                          
        

"C'è un clima che non mi piace. Si licenzia gente che guadagna 1500
euro al mese, mentre manager che non hanno brillato nella gestione
delle aziende tornano a casa ricoperti d'oro...". Guglielmo Epifani è
preoccupato. Non bastasse la prospettiva di un autunno difficilissimo
per l'economia e le famiglie italiane, ora c'è anche il caso dei
licenziamenti alle Ferrovie ad angustiare gli ultimi giorni di ferie
del leader della Cgil. "Non mi stancherò mai di ribadirlo: il sindacato
non difende fannulloni e lavoratori scorretti, che peraltro danneggiano
prima di tutto i propri colleghi. Abbiamo ben chiaro qual è il giusto
equilibrio tra rivendicazione dei diritti e rispetto dei doveri. Così
come l'esigenza di lasciarci alle spalle ogni esperienza di sindacato
consociativo. Ma ora ci troviamo di fronte ad un clima esagerato, come
a voler scaricare sui lavoratori la responsabilità delle cose che non
vanno nel Paese e che, nel caso delle Fs, sono una politica generale
del trasporto sbagliata, l'inefficienza dei servizi, l'assenza di
trasferimenti da parte dello Stato, la minaccia della concorrenza". 


                    

                                                                            Crede
davvero che ci sia tutto questo dietro ai licenziamenti decisi dai
vertici delle Ferrovie? Nel caso degli otto dipendenti di Genova
l'azienda parla di infrazioni molto gravi. Non sarebbe un errore in
certe eventualità usare il guanto di velluto?
                    

"Se è stato alterato il rapporto tra ore lavorate e timbratura del
cartellino si tratta di un'infrazione grave, passibile di
licenziamento. Se, invece, i lavoratori hanno solo chiesto ai colleghi
di timbrare al posto loro il cartellino ma senza assentarsi dal lavoro,
allora si tratta di un caso che andrebbe affrontato con sanzioni meno
pesanti". 


                                        



                    

                                                                            Che
idea si è fatta dell'altra vicenda, quella del macchinista licenziato
per aver denunciato possibili rischi sulla sicurezza dei treni?
                    

"Lì qualcosa evidentemente non torna, come dimostrano anche le reazioni
degli schieramenti politici e degli osservatori imparziali. Come fanno
Cipolletta e Moretti a parlare di lesione dell'immagine dell'azienda
quando i veri problemi sono altri? Che dire, allora, della pulizia dei
treni e delle inefficienze del servizio? Come si fa a licenziare una
persona che, magari esagerando, non fa altro che difendere gli
interessi degli utenti? E se poi accade un incidente che fine fa,
davvero, l'immagine dell'azienda? La linea adottata dai vertici delle
Fs inverte causa ed effetto ed è controproducente, anche se mi sembra
dettata dalla voglia di spostare l'attenzione dai problemi reali". 


                    

                                                                            Secondo
l'amministratore delegato Moretti bisogna attraversare il guado che
separa il pubblico impiego da una vera impresa. Lei non teme di
ancorare il sindacato a posizioni anacronistiche?
                    

"Guardi, le Fs sono passate nel giro di pochi anni da 200mila a meno di
100mila dipendenti. E' stata la più grande ristrutturazione aziendale
nella storia del Paese ed è stata fatta con il consenso del sindacato.
Se ora l'esigenza è quella di diffondere il più possibile la cultura
del dovere, mi chiedo perché non si cerchi un rapporto positivo con i
sindacati piuttosto che risolvere il tutto sul fronte degli attacchi
individuali". 


                    

                                                                            In
realtà non si tratta solo di un caso Fs. Ormai da qualche mese in
Italia ha trovato solide radici la riflessione sulla licenziabilità dei
lavoratori, nel solco delle misure varate dal ministro della Funzione
Pubblica, Brunetta. Non crede che nel Paese sia ormai un sentire comune
l'esigenza di rivalutare concetti come meritocrazia ed efficienza?
                    

"Già ho detto come la penso sul ruolo del sindacato nella lotta ai
fannulloni e alle irregolarità. D'altro canto, nella pubblica
amministrazione i licenziamenti di lavoratori per giusta causa ci sono
sempre stati, senza che nel Paese si scatenassero particolari
dibattiti. Ma ora esiste un clima generale alimentato da anni di
campagna ideologica contro la pubblica amministrazione, motivata in
fondo dagli interessi di chi vuole mettere in discussione i servizi
pubblici, a partire dalla sanità e dalla scuola". 



                    


                                                                                        Non pensa che sinistra e sindacato si siano inseriti con ritardo e con qualche contraddizione in questo dibattito?
                    

"Non abbiamo chiuso gli occhi. E' evidente che esistono sacche di
inefficienza e forti esigenze di modernizzazione. Ma mi sembra che
Brunetta abbia lisciato il pelo a questo comune sentire usando però
strumenti indifferenziati che penalizzano anche chi ha sempre fatto il
proprio dovere, cioè la stragrande maggioranza dei lavoratori: ci sono
dipendenti pubblici che negli ultimi anni non hanno mai fatto un giorno
di assenza per malattia e che se lo fanno ora si vedono decurtare lo
stipendio...". 



                    


                                                                                        Che
autunno attende i lavoratori italiani? Il governo non prevede di
integrare la manovra economica varata a luglio, anche se la congiuntura
internazionale continua a peggiorare...
                    

"E' vero, l'esecutivo tende a minimizzare. Ma sarà un autunno
difficile. Dopo la pubblicazione dei pessimi dati sul Pil nella Ue
molti governi europei hanno interrotto le ferie per riunioni d'urgenza
sulle contromisure da adottare di fronte alla crisi. Il nostro, invece,
non ha dato segni di vita. Davanti ai venti di recessione, dimostra che
l'unica cosa che gli sta a cuore è il federalismo. Mi dispiace anche
per l'enfasi dimostrata dal ministro Sacconi per i dati sull'aumento
delle ore di straordinario determinato dalla defiscalizzazione: in
realtà il vero problema è lo spaventoso incremento delle ore di cassa
integrazione nelle aziende! Il fatto è che le misure del governo nel
breve periodo hanno effetti depressivi, perché non sostengono i redditi
e gli investimenti oltre a tagliare fondi per settori chiave come la
ricerca e l'innovazione". 



                    


                                                                                        Il sindacato ha già prefigurato una mobilitazione in vista di settembre. Vi spingerete fino allo sciopero generale?
                    


                          
"In effetti ci sono forti rischi per la coesione sociale, con l'aumento
della precarietà per i giovani e l'ulteriore abbandono del Sud. Noi
chiediamo al governo di cambiare la politica economica, con un vero
sostegno al reddito di famiglie e pensionati, detrazioni al lavoro
dipendente, restituzione del fiscal drag. L'indicazione che arriverà la
valuteremo unitariamente con Cisl e Uil: è chiaro che riteniamo
necessarie risposte nel segno dello sviluppo e della giustizia sociale.
Le prossime settimane saranno decisive". 


                          
                                                          
      (20 agosto 2008)
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