[Redditolavoro] Vi ricordate gli 8 licenziati fs in tronco per la faccenda "cartellini" timbrati da uno solo?...

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Wed Aug 13 20:35:50 CEST 2008


vi ricordate gli 8 meccanici fs  licenziati in tronco per presunta "mancanza dei vincoli fiduciari" perche' con i cartellini tibrati da uno solo?

Come intorbidire le acque intorno ai meccanici fs licenziati a genova...
il secolo xiv Genova.

Fs a muso duro otto licenziati
13 agosto 2008| Daniele Grillo


Otto ferrovieri licenziati in tronco per assenteismo all’officina
genovese di Terralba: uno di loro aveva timbrato il cartellino dei
colleghi mentre questi erano sotto la doccia. Altri dieci lavoratori,
appartenenti a vari settori di Trenitalia, sono finiti nel mirino
dell’azienda per aver dichiarato, anni fa, un infortunio poi non
confermato dall’Inail. Risultato: richieste di rimborso da 2.500 a
7.000 euro per periodi di assenza dal lavoro del 2002 e del 2003. 
	L’
“effetto Brunetta” arriva a colpire anche la categoria dei ferrovieri,
e lo fa con uno dei provvedimenti più duri che abbiano mai colpito
l’azienda dei treni e i suoi lavoratori. 
Un ferroviere dell’officina genovese di Terralba timbra i cartellini
dei colleghi (sotto la doccia) per consentire al gruppo di prendere un
treno che avrebbe riportato tutti un po’ prima a casa. Risultato: otto
licenziamenti in tronco e senza preavviso per «mancato rapporto
fiduciario». E altri dieci ferrovieri, questa volta appartenenti a
diversi settori di Trenitalia, sono finiti in questi giorni nel mirino
dell’azienda per aver dichiarato, anni fa, un infortunio poi non
confermato dall’Inail. Risultato: richieste di rimborso da 2.500 a
7.000 euro per periodi di assenza dal lavoro del 2002 e del 2003. 
L’ “effetto Brunetta” arriva
a colpire anche la categoria degli autoferrotranvieri, e lo fa con uno
dei provvedimenti più duri che abbiano mai colpito l’azienda dei treni
e i suoi lavoratori. L’episodio - anticipato ieri dal Corriere Mercantile -
che ha portato Trenitalia a licenziare due operai elettromeccanici, tre
meccanici e tre apprendisti, è avvenuto il 16 luglio scorso, ma è
arrivato a conclusione soltanto l’8 agosto, vale a dire venerdì.
Secondo la ricostruzione dei sindacati, non smentita dall’azienda, gli
otto manutentori avevano da poco finito il proprio turno di lavoro e
avevano accettato di svolgere ulteriori riparazioni a due locomotori
rotti giunti ai cantieri di Terralba nel pomeriggio. Orario prolungato,
dunque, dalle 16 alle 18. «Alle 18 e 02 hanno consegnato il materiale
rotabile riparato - spiega Fabrizio Castellani, della Filt Cgil - e a
quel punto, compiendo una leggerezza, uno degli otto ha preso i
cartellini di tutti gli altri, impegnati a farsi una doccia, così da
sveltire le operazioni per andar via dopo un turno di lavoro che era
iniziato alle otto del mattino». Il meccanico in questione riceve in
quel momento una telefonata da un familiare, e inizia una discussione
con lo stesso, richiamando con la propria voce l’attenzione del capo
impianto. Il quale ravvisa immediatamente l’irregolarità e redige
rapporto. «Non avremmo mai immaginato una misura così drastica - dicono
i sindacati - ci aspettavamo una sospensione di qualche giorno, come
prevede il contratto di lavoro. Abbiamo già impugnato le lettere di
licenziamento presso il Tribunale del Lavoro, e ricorreremo in ogni
altra sede possibile». A Terralba è rimasto soltanto un apprendista, a
riparare i locomotori. Sarà dunque quasi impossibile, in caso di
prossime avarie, rimettere in pista con rapidità il materiale fermo. In
seguito all’emergenza creata da una propria estemporanea decisione la
Divisione Passeggeri Regionale della Liguria informa che «è già stata
avviata una procedura di urgenza per l’assunzione di 20 nuovi meccanici
da sostituire a quelli licenziati». 
Quanto all’episodio, l’azienda risponde con una nota che «il
provvedimento di licenziamento è giunto al termine della procedura
prevista dall’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori e dal Contratto
collettivo nazionale delle attività ferroviarie». «La grave violazione
accertata rappresenta una palese rottura del rapporto di fiducia che
deve necessariamente intercorrere tra datore di lavoro e dipendente -
continuano i vertici di Trenitalia - abbiamo pertanto provveduto, in
conformità con il contratto e come avviene in qualunque altra azienda
pubblica o privata, ad adottare la sanzione disciplinare prevista. E’
la linea dettata dal management di Ferrovie dello Stato ad aver imposto
il massimo rigore nei confronti di coloro che vengono meno ai principi
etici e ai fondamentali doveri sanciti dal contratto».
La stessa azienda dei treni ci tiene a precisare che quello ligure
non è l’unico provvedimento preso sul territorio nazionale. Negli
ultimi dodici mesi sono stati 35 i dipendenti del Gruppo Fs che sono
incorsi in licenziamento «per violazioni gravi agli obblighi del
contratto di lavoro». Gli altri casi, in via di accertamento nelle sedi
di competenza, sono avvenuti a Trieste, a Milano e in diverse zone del
Sud Italia. 
Sul caso in questione è intervenuto ieri anche l’assessore regionale
alle Politiche del lavoro e ai Trasporti Enrico Vesco. «Spero che
Trenitalia ci ripensi». Secondo l’assessore, che non vuole «entrare nel
merito delle giustificazioni già prodotte dai lavoratori licenziati»,
la contestazione «di una generica “rottura del rapporto di fiducia” è
debole, e mira soltanto a dar seguito a una campagna di
delegittimazione del lavoro pubblico che in questo momento ha
autorevoli paladini nel Governo nazionale». «Pur nello stato di grande
difficoltà in cui versa il servizio ferroviario - scrive ancora
l’assessore - le officine di manutenzione rappresentano un punto di
eccellenza per le professionalità che può vantare». L’ultimo caso di un
lavoratore di Trenitalia licenziato in tronco in Liguria è quello
relativo a un ferroviere colpevole di aver assunto sostanze
stupefacenti (un episodio che le cronache non avevano fino a oggi
registrato, e che comunque seguiva a una denuncia penale), anche se
quelli che fecero maggiore scalpore furono i ferrovieri rimossi per
aver collaborato con la testata giornalistica Report per un’inchiesta. 
Intanto scoppia anche il caso degli infortuni sul lavoro. Per
diversi dipendenti liguri di Trenitalia è stata una vera e propria
doccia fredda. «L’Inail ha evidentemente negato i presupposti
presentati per catalogare un’assenza come “infortunio”, trasformandola
in semplice malattia e chiedendo il conto - spiega Giuseppe
Carpentieri, segretario della Fast - abbiamo molti casi di questo tipo,
e per ognuno faremo ricorso, dal momento che le documentazioni
presentate a suo tempo, perché parliamo di fatti occorsi anche cinque o
sei anni fa, erano tutte corredate di regolari certificazioni e
referti». Il giro di vite sulle malattie non riguarda soltanto i casi
sopracitati, ma anche l’ordinaria gestione delle assenze in regime di
“mutua”. «I controlli oggi arrivano dopo un solo giorno di assenza -
dicono i lavoratori - sacrosanto effettuarli, ma sembra che
all’improvviso si sia innescata una vera e propria guerra nei nostri
confronti»

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