[Redditolavoro] Difendere e rilanciare il CCNL !

Dario.mariani dario.mariani at email.it
Tue Aug 12 19:03:53 CEST 2008






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Ai lavoratori e alle lavoratrici,
ai delegati e alle delegate RSU,
ai comitati di lotta sui luoghi di lavoro e contro la precarietà
 
FIRMATE L’APPELLO 
 

DIFENDERE E RILANCIARE 
IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO 

  

Nel suo discorso di investitura il nuovo presidente di Confindustria, Emma
Marcegaglia, ha esposto le richieste del padronato italiano per la
prossima fase: i profitti devono continuare a crescere a discapito dei
salari, l’età pensionabile va ulteriormente innalzata, la spesa
sociale va tagliata, il contratto nazionale di lavoro va
“riformato”.  

  

Il governo Berlusconi ha risposto prontamente varando il DPEF (Documento di
Programmazione Economica e Finanziaria) per i prossimi tre anni: una manovra
da 35 miliardi che prevede un ulteriore sviluppo delle privatizzazioni e
tagli a trasporto pubblico locale, scuola, sanità pubblica.  

Nella scuola si annuncia il taglio di 100.000 insegnanti e nella
sanità la reintroduzione del ticket sulla specialistica. Da parte
loro i ministri del lavoro europei, tra cui quello italiano Sacconi, hanno
annunciato la volontà di portare l’orario massimo di lavoro
fino a 65 ore settimanali.  

  

NEL FRATTEMPO IL 18 GIUGNO È  INIZIATO IL CONFRONTO
SULLA“RIFORMA” DEL CCNL TRA CONFINDUSTRIA E LE BUROCRAZIE
SINDACALI DI CGIL, CISL E UIL  

  

L’obiettivo fondamentale che il padronato vuole raggiungere con la
“riforma” del CCNL è quello di realizzare il controllo
totale sulla forza lavoro, frantumare la solidarietà di classe,
dividere e indebolire i lavoratori per costringerli a contrattare
individualmente il loro salario.  

  

L’obiettivo è quello di subordinare sempre più
strettamente il salario al profitto delle imprese: “salario in
cambio di produttività” dicono i padroni, ma in Italia il tasso
di produttività è già altissimo mentre il salario
è bassissimo. Infatti i dati pubblicati recentemente dall’OCSE
(i 30 paesi industrialmente più sviluppati) dimostrano chiaramente
che in Italia il numero di ore lavorate è tra i più alti
dell’area OCSE, ma i salari sono tra i più bassi (circa 6.000
dollari all’anno in meno della media).  

Le affermazioni del padronato sono solo chiacchiere per spillare ancora
più sudore e per riempirsi sempre di più le tasche.  

  

Mettere in discussione il CCNL significa, per cominciare, abbandonare a
sé stessi i lavoratori delle imprese piccole e medie (e anche di
tante imprese più grandi) che non hanno la contrattazione di secondo
livello (in Italia solo il 20% dei lavoratori ce l’ha) o non hanno la
forza di realizzare accordi accettabili (e oggi che è sempre
più difficile strappare accordi decenti il CCNL rappresenta un minimo
di tutela per il salario e i diritti).  

  

Significa dare il via libera alle “gabbie salariali” cioè
al fatto che due operai che fanno lo stesso lavoro in due posti diversi
hanno due salari e due “diritti” diversi.  

E quando si sarà consumata definitivamente la rottura della
solidarietà tra lavoratori (italiani contro immigrati, vecchi contro
giovani, sud contro nord, privato contro pubblico, garantiti contro
precari…) chi avrà vinto?  

Ogni lavoratore sarà solo. Solo e debole di fronte al singolo padrone
e alle associazioni dei padroni e allora la sua ulteriore costrizione al
lavoro coatto sarà inevitabile. Così come sarà
inevitabile la schiavizzazione dei propri figli. E che razza di uomo
è quell’uomo che non lotta e preferisce fare la
“cicala” con i diritti e la dignità dei propri
figli?  

  

Invece di opporsi a questa situazione il 12 maggio scorso i vertici di
CGIL-CISL-UIL hanno approvato un documento nel quale si dà il via
libera alla revisione dei già pessimi accordi del luglio 1993 con un
accordo per la “riforma del modello della contrattazione” che
ridurrà il contratto nazionale di lavoro a pura formalità
spostando tutto il peso della contrattazione sul secondo livello
(decentrato), ovviamente per chi ce l’ha.  

  

Cosa riceverebbe il sindacato, in cambio della propria disponibilità
ad andare incontro alle richieste del padronato? Una riforma della
rappresentanza nei luoghi di lavoro che legherebbe ancora di più i
delegati alle segreterie e impedirebbe loro di assumere posizioni diverse da
quelle dei vertici, anche se approvate dai lavoratori. 

Un’ulteriore riduzione della già pochissima democrazia che
c’è nei luoghi di lavoro.  

  

20 ANNI DI ATTACCO AL SALARIO E AI DIRITTI DEI LAVORATORI  

  

Sono oltre 20 anni che i lavoratori sono sotto attacco: prima la riduzione
di 4 punti l’indennità di contingenza, la Scala Mobile, per
mano dell’attuale ministro Renato Brunetta, allora socialista (1984),
poi l’abolizione della “scala mobile”(governo Amato 1992),
poi gli accordi sulla flessibilità (Ciampi 1993), poi la
controriforma delle pensioni (Dini) nel 1995, poi il pacchetto Treu (Prodi
1997), poi l’attacco al diritto di sciopero (D’Alema 1999), poi
la legge 30 (Berlusconi 2002), poi lo scippo del TFR verso i fallimentari
fondi pensione integrativi attraverso la truffa del silenzio-assenso
(Berlusconi 2006 - Prodi 2007), poi i protocolli sul welfare per aumentare
l’età pensionabile e allungare la precarietà (Prodi
2007). Ora l’attacco frontale al CCNL.  

  

Tutti questi passaggi sono stati “concertati” dai padroni, dai
vari governi e dalle burocrazie di CGIL-CISL-UIL spesso con l’appoggio
di tutti i partiti, di destra come di “sinistra” (compresi
quelli della sedicente “sinistra radicale”). 

E’ sempre più chiaro che nei parlamenti e nelle segreterie
sindacali i lavoratori non hanno amici.  

  

Con l’indebolimento del Contratto Nazionale ogni anno una percentuale
sempre più alta della ricchezza prodotta è stata tolta ai
salari dei lavoratori e regalata ai profitti dei padroni.   

Nel 1983 il 77% della ricchezza prodotta (il PIL) andava ai salari e il 23%
ai profitti, nel 2005 ai salari va meno del 69% mentre ai profitti oltre il
31%. L’8% del PIL in più ai profitti rispetto a vent’anni
fa. Una cifra pari a 120 miliardi di euro. Che significa 5 mila 200 euro del
salario di ogni lavoratore. 

E questo ogni anno, tutti gli anni.  

  

Ma questo furto continuo non sazia la fame degli industriali e dei pescecani
della finanza, che dopo aver derubato i lavoratori del TFR e delle pensioni,
ora vogliono ridurre ulteriormente i salari, e con questo obiettivo tentano
ogni giorno di aizzare i lavoratori contro i loro fratelli di classe
immigrati per distoglierli dai loro veri nemici: padroni, sindacati di
regime, partiti-casta. 

Ai padroni che vogliono dividere per meglio comandare va risposto con forza
che tra i lavoratori non ci sono stranieri e che l'unico straniero è
il capitalismo.  

  

DIFENDERE E RILANCIARE IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO  

  

Sulla difesa del CCNL sono in gioco il salario e i diritti per i prossimi
venti anni.  

Tutto è nelle mani dei lavoratori. Dissentire non basta, è
necessario mobilitarsi, informare tutti e tutte, prendere la parola nelle
assemblee, contestare i sindacati venduti (come hanno fatto i lavoratori di
Mirafiori, di Melfi, di Arese, di Pomigliano), costruire assieme la campagna
per la difesa e il rilancio del Contratto Nazionale di Lavoro, costruire
comitati di lotta unitari e indipendenti dei lavoratori nei posti di lavoro
e nel territorio, per fare della difesa del CCNL una questione sociale, per
una nuova stagione di lotte salariali e sociali.  

  
PROMUOVONO:
 
Il Pane e le Rose - foglio di collegamento tra i lavoratori 
Redazione veneta di Primomaggio  - foglio per il collegamento tra
lavoratori, precari e disoccupati 
Assemblea dei Lavoratori – rete di delegati autoconvocati
Delegati/e che si riconoscono nel movimento: per un “Coordinamento
Nazionale delle RSU”




 
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