[Redditolavoro] Fw: bari e l'esercito contro il popolo nel futuro

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Sun Aug 3 10:01:49 CEST 2008




   

  4 AGOSTO 2008 MILITARI NELLE CITTA’

  4 AGOSTO 2015, LA BATTAGLIA DEI FORNI A BARI

  ovvero 
lo scenario possibile della militarizzazione del territorio.

   

  Quella di oggi potrebbe essere una data storica nell’avvento di un futuro sempre più militarizzato in un contesto di catastrofe globale. Antonio Camuso, da tempo portavoce dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi e studioso dei problemi della militarizzazione della società, propone per l’occasione uno stralcio significativo del suo racconto “ L’ultimo disertore “ in corso di stesura ed ambientato in un mondo che giorno per giorno, in maniera preoccupante, sembra a noi avvicinarsi rapidamente.Il titolo di questa pagina vuol ricordare un’altra battaglia, quella dei ponti di Nassirya , in cui fu coinvolto il nostro esercito e su cui si è posato un pietoso silenzio nonostante i tanti interrogativi ed inchieste nate anche grazie agli articoli dello stesso autore  su Liberazione ed altri media. Concediamo la divulgazione a fini non di lucro con l’obbligo di riportarne in maniera completa la fonte

   

   

  Da L’ULTIMO DISERTORE


  LA BATTAGLIA DEI FORNI

   

   Bari , 4 agosto 2015

  Il Maresciallo di prima classe Gavino Sassu  fu svegliato dal sergente Wu Minh,  si stropicciò gli occhi, stiracchiandosi all’interno del Blindato Puma   e cercò di riordinare le idee dopo una notte popolata da incubi.

  Il giorno prima, 3 agosto 2015 , a Bari  si era passata una giornata di ordinaria follia con l’ennesimo tentativo di  qualche centinaio di baresi della Città Vecchia, in gran parte donne e bambini,  di superare le barriere antisommossa, poste lungo corso Vittorio Emanuele II, per raggiungere l’area  dei depositi alimentari  e dei forni sita tra via Sparano e via Dante Alighieri.

  Le barriere acustiche erano entrate in funzione  con scarsi risultati  poiché da qualche tempo i gruppi sovversivi, che fomentavano le sommosse popolari,  avevano escogitato un metodo singolare per ovviare alla mancanza di caschi isolati acusticamente.

  Era il metodo”Cavallo Pazzo”: nei punti di raduno si allestivano palchi stile Festival rock con amplificatori di elevata potenza davanti ai quali i manifestanti danzavano in preda a  droghe sintetiche, alcool e qualunque cosa li rendesse fuori di sé,  nel caso non fosse sufficiente la fame che li angosciava perennemente. 

  Resi praticamente sordi , avendo sostato dinanzi agli amplificatori per ore,  partivano in corteo per cercare di superare  le barriere antisommossa..

  Così era stato anche ieri, 3 agosto ‘15 e quando la situazione si era messa male,  il maresciallo Sassu aveva dato l’ordine in cinese agli uomini  del terzo bersaglieri della brigata Garibaldi.

  Da tempo , dare un ordine in italiano sarebbe stato inutile,  poiché  nei reparti dell’esercito italiano “impiegati nella difesa delle aree strategiche del Paese ed in ordine pubblico”  era stato  vietata la presenza di militari  di grado inferiore di origine italiana ed in particolare meridionali. Questa circolare ministeriale era stata conseguenza degli gli ammutinamenti seguiti alla repressione dei tumulti del 2012.

  Il reparto di Sassu era composto essenzialmente da cinesi ed altri immigrati di origine asiatica che dopo un periodo di due anni nelle file dei reparti di O.P.  conseguivano la cittadinanza europea e la carta alimentare argento .

  Un reparto che il giorno prima si era comportato valorosamente; ad un ordine dato da Sassu   avevano sparato per qualche minuto  lacrimogeni e   pallottole di gomma secondo i manuali dettati dalle nuove regole d’ingaggio NATO  ( approvate dal governo di emergenza  Berlusconi-Veltroni del  2012)  e  poi si era passati ai fucili mitragliatori armati con proiettili ad energia cinetica costante, potenzialmente non mortali ma capaci di mettere Ko qualunque manifestante.

  Dall’altra parte della barricata i cecchini ( la maggior parte scugnizzi baresi  arruolati dai sovversivi nella  “brigata  generale Nicola  Bellomo”, un generale italiano che nel 43, insieme agli scugnizzi baresi aveva liberato Bari dai nazisti)) annidati tra le mura annerite dagli incendi del palazzo Prefettura avevano bersagliato i cinesi del reparto  Bersaglieri  a colpi di RPG e fucili di precisione., obbligandoli a rifugiarsi nei blindati Puma e Dardo.

  Lo scontro era durato meno di un’ora ed aveva lasciato sul terreno qualche decina di morti ed alcuni  di essi giacevano ancora lì,  impigliati nel filo spinato che circondava il teatro Piccini, sede attuale del comando dell’Esercito Italiano  a Bari
.

  Il maresciallo Gavino Sassu sorseggiando il caffè portatogli dal sergente Wu Minh , ingoiò un paio di pillole di Simpax ( un derivato della simpamina), il doppio della razione di ordinanza consentita nell’esercito ma
tanto non se ne fotteva più nulla,
 nella giornata avrebbe ingoiato altri intrugli clandestini per dimenticare quanto successo negli ultimi sette anni e non fare a pugni con la propria coscienza.

  Ricordava  il 4 agosto del 2008, quando il governo Berlusconi , con la debole  vergognosa protesta dell’opposizione , aveva inviato i primi reparti dell’Esercito ad affiancare le forze di polizia  “ per  migliorare la sicurezza dei cittadini e la tutela di aree di interesse strategico nazionale”.

  Anche Gavinu con il grado di caporale era stato tra i primi a fare quell’esperienza, giovanissimo, orgoglioso nella sua tuta impeccabile e la Beretta 92 al fianco, che insieme a carabinieri e poliziotti, anch’essi in divise fiammanti  che passeggiando tra le strade delle grandi città conversavano amabilmente con negozianti e gente per bene.

    Il popolo italiano, che qualche mese prima aveva eletto Berlusconi a capo del governo, aveva applaudito e la Lega Padana aveva urlato che era giunta l’ora di finirla con gli extracomunitari che invadevano le nostre città

  Che ironia della sorte! Oggi se non fosse stato per loro, gli immigrati in divisa,  quello scugnizzo barese che stava lì a marcire, ormai cadavere,  impigliato nel filo spinato , con la bocca aperta in una smorfia orribile, forse sarebbe riuscito a saccheggiare i forni di via Sparano ,  qualificati da tre anni aree di interesse strategico nazionale
 

   

  Tratto dal racconto “ L’ultimo disertore”’ in  corso  di stesura  dello stesso autore

   

  Antonio Camuso   osservatoriobrindisi at libero.it

   

  Osservatorio sui Balcani di Brindisi

  Pubblicato alla pagina http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/bari_battaglia_forni.htm

  E sulla open area di pugliantagonista

   

  http://www.pugliantagonista.it/open%20area.htm

   

  Se ne consente la riproduzione  senza scopi di lucro con l’obbligo del riportare in maniera completa la fonte.

   

  Brindisi 4 Agosto 2008





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