[Redditolavoro] ALFA POMIGLIANO: LA VOCE DI UN PADRONE DELL'INDOTTO
FIAT...
frank ficiar
frficiar at hotmail.com
Fri Apr 25 16:12:36 CEST 2008
Palumbo, Padrone arricchito all'ombra della Fiat si lamenta della situazione venutasi a creare a pomigliano a causa sua e della sete di profitto degliu azionisti Fiat che continuano a fare la bella vita sul consumo produttivo di migliaia di operai alla fame.
Il caso di pomigliano ci parla di centinaia di operai chiamati all' "esilio" perche' resistono all'aumento dello sfruttamento nel feudo dell' Alfa di pomigliano, e sono scomodi all'imperatore marchionne e al monarca montezemolo...
Palumbo ai Cobas: Così uccidete Pomigliano
"Siamo
molto preoccupati, perchè la Fiat non è l'Alitalia e se Marchionne
decide di trasferire altrove l'attività tutti noi rischiamo di perdere
una grande realtà come Pomigliano che è in grado di produrre vetture di
alto livello". A parlare è Nicola Palumbo, presidente della sezione
Metalmeccanici dell' Unione industriali di Napoli e vice presidente
nazionale della Federmeccanica. Per Palumbo a Pomigliano si rischia di
"compromettere il futuro di un'intera fabbrica e dei suoi fornitori per
un puntiglio riguardante solo 316 lavoratori".
Barbara Meglio
Domanda.
Presidente Palumbo, come commenta la scelta dei sindacati, sia pure
sotto l'urto di una forte pressione della base, di lottare a oltranza
per rimanere nel perimetro di Pomigliano ?
Risposta. Così facendo il sindacato ha bloccato un processo di ripresa
necessario per lo stabilimento Fiat di Pomigliano sulla base di sole
ipotesi e timori sul futuro.
D. Si riferisce ai timori di "terziarizzazione" dei 316 lavoratori
destinati al Polo logistico d'eccellenza nell'Interporto di Nola? Sono
timori, secondo lei, infondati?
R. Non è sbagliato tanto avere timore quanto il non credere alla Fiat,
che ha assicurato che non ci sarà alcun esilio per gli addetti alla
logistica.
D. Eppure la Fiat non ha firmato nero su bianco alcuna garanzia. Come mai?
R.Non ha firmato perchè i sindacati non avevano alcun mandato dei lavoratori a concludere l'accordo.
D. Mercoledì 23, di fronte all'irrigidimento della base, non potevano
più sbilanciarsi ma durante l'incontro della settimana scorsa
all'Unione degli industriali di Napoli i sindacati avevano ancora il
mandato dei lavoratori a trattare. Eppure la Fiat non ha offerto
garanzie se non verbali. Non è così?
R.I sindacati lì si sono alzati dal tavolo riservandosi la possibilità
di decidere con i lavoratori. E ora siamo di nuovo al blocco del
dialogo con le organizzazioni dei lavoratori che fanno marcia indietro
non accettando neppure la sede di Nola su cui invece la Fiat è rimasta
irremovibile.
D. L'impasse travolge poi anche voi fornitori. Siete preoccupati?
R. Siamo molto preoccupati, perchè la Fiat non è l'Alitalia e se
Marchionne decide di trasferire altrove l'attività tutti noi rischiamo
di perdere una grande realtà come Pomigliano che è in grado di produrre
vetture di alto livello. E di compromettere il futuro di un'intera
fabbrica e dei suoi fornitori per un puntiglio riguardante solo 316
lavoratori. Poi, è chiaro che noi fornitori possiamo lavorare per
Pomigliano come per Cassino, quindi continueremo a rifornire la Fiat,
anche se in una diversa realtà.
D. E non temete blocchi dei Cobas all'ingresso merci?
R. Siamo preoccupatissimi per le loro azioni, come per l'ingresso in scena di altri personaggi.
D. A chi si riferisce? Alla ricomparsa dell'ex leader dell'autonomia, Oreste Scalzone?
R. Non solo.Anche ad altri.
D. Come si fa, secondo la sua opinione, a uscire dall'impasse?
R. Scavalcando i Cobas, non lasciandosi trascinare cioè dalle ali più
estremiste del sindacato che bloccano processi di rilancio industriale
positivi per tutti. Solo così si può continuare a parlare del destino
dei 316 come di tutto il piano Marchionne. Condivido infatti la
dichiarazione di Sgambati, che ho letto proprio sul Denaro di ieri, che
auspica un rinnovato dialogo per tutto il piano concordato dagli attori
il 7 dicembre.
D. Quanto al destino dei 316, che cosa direbbe agli operai?
R. Se la Fiat dovesse davvero "esiliare" i lavoratori, potrebbero avere
una giustificazione azioni anche dure, ma prima non ha senso, si fa
solo un processo alle intenzioni. AL loro posto direi: Cerchiamo di non
dare alibi alla Fiat, se davvero avesse cattive intenzioni.
D. Le tensioni a Pomigliano non rappresentano un caso isolato: che cosa
c'è che non va oggi nelle relazioni tra impresa e associazioni dei
lavoratori ?
R. Credo che per recuperare delle relazioni migliori all'interno della
fabbrica occorra prima di tutto riaprire un tavolo per la riforma
dell'istituto contrattuale. La situazione nell'ultimo contratto è
peggiorata, soprattutto per colpa della Fiom.
del 25-04-2008 num. 079
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