[Redditolavoro] UNA COALIZIONE DEGLI OPERAI PER SCONFIGGERE I LICENZIAMENTI IN FIAT

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Sun Nov 25 17:58:43 CET 2007



		UNA COALIZIONE DEGLI OPERAI PER SCONFIGGERE I LICENZIAMENTI IN FIAT

		
			
				da				 falce
			 	@ 2007-11-25 - 16:56:30			 

				PER IL DIBATTITO

Solidarietà agli operai Fiat

licenziamenti discriminatori

in Fatto e in Diritto
	Gli
ultimi cinque licenziamenti di cui quattro alla Fiat-Sata di Melfi ed
uno alla Fiat di Pomigliano d’Arco, insieme alle pene inflitte contro
decine di giovani antimperialisti che dimostravano a Genova 2001,
rappresentano un punto di svolta nella repressione: non solo della
ribellione operaia nelle fabbriche, ma anche della contestazione che
sale potente nella società.

È la reazione padronale al crescente sviluppo delle contraddizioni che
scaturiscono dall’organizzazione scientifica del lavoro e contro le
scelte politiche dei governi; ma In Fatto, è soprattutto la reazione
contro il processo organizzativo che strenuamente sta prendendo corpo
in maniera autonoma, sia dentro la classe operaia che tra la gioventù
precarizzata.

La sempre più marcata fuoriuscita di questo processo dai canoni di
salvaguardia che offrono il sindacalismo concertativo, e i partiti
politici della sinistra, ormai ridottisi a particolari appendici della
borghesia dominante, impensierisce sia i padroni che i governi.

Sindacati e partiti, incapaci come sono di contenere le contraddizioni
tra una metrica del lavoro che ti spreme in minuti-secondo a fronte di
un salario e di condizioni del lavoro che scendono sempre più al di
sotto della vita media sociale, perdono sempre più consensi. Mentre lo
Stato vorrebbe punire i dimostranti contro il G8 con centinaia di anni
di galera, rispolverando in aggiunta anche il reato di tipo
patrimoniale il quale nessuno mai potrà risarcire, i padroni scendono
direttamente in campo.

Nell’oblio completo dei difensori del diritto e della democrazia, i
padroni hanno trovato nel concetto giuridico di “rapporto fiduciario”
che lega il lavoratore al datore del lavoro, l’arcano per risolvere il
conflitto dentro le fabbriche.

Questa metodologia dell’odierno attacco padronale, per la possibile e
pericolosa generalizzazione insita nell’elemento della sua premessa,
non è escluso che possa costituire nel futuro il nuovo terreno della
repressione delle avanguardie su tutti i luoghi di lavoro.

Se questa è la sostanza della reazione che abbiamo di fronte,
contenerla, solo per parlare in termini di difesa, significa porre nei
fatti un grado di organizzazione capace di coagulare un vero e
autentico rapporto di forza tra gli operai e il capitale, senza nessun
intermediario. E questa è una questione che passa inevitabilmente per
le forche caudine di un processo organizzativo capace al tempo stesso
di valorizzare ma anche di strozzare tutti quegli elementi di
autosufficienza che funzionano come separazione e frammentazione.
Elementi che sono pur presenti nelle varie componenti organizzate che
si sono poste sul terreno dell’indipendenza politica di classe, ma che
vanno rimossi.

C O A L I Z I O N E, è, a mio parere, l’indirizzo politico che deve
seguire alla messa in campo e alla condivisione del principio
dell’Indipendenza politica della classe, con tutti gli sforzi e la
messa in discussione che le esperienze fin qui fatte esigono, per cui,
la parola della sua realizzazione passa evidentemente nelle mani delle
sue espressioni politiche organizzate.

Se i padroni al momento hanno ragione solo perché siamo deboli
organizzativamente, il che equivale a dire che siamo deboli anche
politicamente, nemmeno dal versante del Diritto hanno le carte in
regola. Infatti, la forzatura avviata dalla Fiat con l’applicazione
dell’articolo 26 del C.C.N.L. dei metalmeccanici che tratta appunto del
rapporto fiduciario, offre, ad una attenta lettura, la possibilità di
rigettare questi licenziamenti individuali come un atto discriminatorio.

In proposito, l’art. 25 del CCNL che descrive le mancanze per le quali
l’azienda può licenziare, e le varie sentenze della Cassazione che
hanno reso nullo il licenziamento per cause non attinenti alla
prestazione lavorativa, come anche quelli sanzionati per motivi
politici e religiosi, ed in mancanza di una sentenza passata in
giudicato, dimostrano che ci troviamo di fronte ad una vessazione
padronale.

Infatti di che cosa sono colpevoli questi operai? Allo stato dei fatti
di niente. Ma se la Fiat, con quest’atto discriminatorio vuole
sostituirsi al potere punitivo dello Stato, senza che esso abbia
sanzionato alcunché, è meglio che sappiamo fin da che, se i padroni si
incamminano su questa strada, l’alternativa di organizzarci meglio è
sempre meno una opzione interlocutoria per diventare sempre di più una
necessità vitale.

Se questa discriminazione potremo farla rimangiare mobilitandoci anche
nel campo della giurisprudenza, sopportando i tempi di essa che
c'inducono a patire insopportabili situazioni economiche, con il
relativo risvolto psicologico che i padroni sanno che mina il rapporto
tra queste avanguardie e il resto degli operai, nel merito rimane
l’essenziale: una organizzazione degli operai più solidale, più forte.

Nell’esprimere la mia solidarietà a questi operai licenziati, esprimo
al tempo stesso anche un appello ai tanti lavoratori e militanti per
stringersi attorno ad essi, e il desiderio di vedere la classe operaia
nella posizione sociale che gli compete, in quanto produttrice di tutta
la ricchezza sociale.
	Elp. 23.nov. 2007
					
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