[Redditolavoro] familiari assoc:12 giugno ilva ta

Slai Cobas Taranto cobasta at libero.it
Fri Dec 21 10:00:53 CET 2007


A proposito di morti sul lavoro

La tragedia che si è consumata in questi giorni a Torino, ha colpito e 
indignato l'Italia intera.
I giornali ne hanno riempito le prime pagine, le televisioni le edizioni dei 
tg, scavando nella rabbia e nel dolore dei protagonisti, i quali hanno 
urlato a gran voce che i riflettori non devono spegnersi su questa vicenda.
E' stata aperta una sottoscrizione in tutta Italia a sostegno delle 
famiglie.
E' stato chiesto che le rendite inail vengano corrisposte al più presto e 
che sia dato un posto di lavoro alle vedove, trattandosi di nuclei 
monoreddito.
Che delle figure professionali supportino psicologicamente i familiari per 
elaborare la perdita.
Che si avvii una rapida inchiesta per un rapido processo.
Come tutti, anch'io ho provato indignazione, anche più di altri; anch'io ho 
provato pena, così tanta che ho dovuto spegnere il televisore per non 
sentirne più parlare. Per sensibilità ci si può immedesimare nel dolore 
altrui, ma viverlo sulla propria pelle è tutt'altra cosa.
Non è facile accettare la morte, mai. Ancora meno se si tratta di una morte 
improvvisa. Ancora peggio se è una
morte ingiusta: come ingiusta è quella che si trova sul
posto di lavoro.
Come ingiusta è quella che hanno trovato in questi giorni i cinque operai 
della Thyssen , avvolti dalle fiamme. Come ingiusta è quella che ha trovato 
mio marito il 18aprile 2006 nell'Ilva di Taranto, avvolto in una nube di 
gas, che ha stravolto la mia vita e quella dei miei figli.
Per noi non c'è stato nessun supporto psicologico.
Per noi la sottoscrizione l'hanno fatta i suoi colleghi, che hanno sostenuto 
lo sciopero più lungo mai  registrato in Ilva, 32 ore, con l'80% di 
adesione. Ma i giornali e le televisioni nazionali non se ne sono 
accorti,impegnati a raccontare i dettagli della celebrazione di un'importante 
anniversario della monarchia inglese.
Hanno scioperato perché gli volevano bene e perché non ne potevano più dei 
continui incidenti che avvengono in quello che è il più grande stabilimento 
siderurgico d'Europa.
Perché l'Ilva da sola ha mietuto 40 MORTI dal '93 ad oggi e
i feriti non si contano. E non fanno notizia.
La rendita che percepisco è ancora parziale, l'Inail non ha ancora 
aggiornato i calcoli.
Io non ho un posto di lavoro, la nostra era una famiglia monoreddito.
La situazione processuale, dopo 20 mesi, è ancora in un limbo che si chiama 
"fase d'inchiesta".
Vittime e familiari di Torino hanno la mia solidarietà e li abbraccio 
idealmente tutti,compresi i compagni di lavoro che si battono per i diritti 
di chi non c'è più.
L'unica polemica che vorrei sollevare è nei confronti degli organi d'informazione, 
che "cavalcano l'onda" delle notizie, sfruttando il dolore di chi lo vive 
per stimolare l'attenzione di chi ascolta.
E il dolore e la rabbia inducono a raccontare. E queste storie sono per 
certi versi simili, accomunate dall'impossibilità di trovare un lavoro 
diverso,più a misura umana. E tante storie sono sconosciute, come quella di 
Vito Antonio, di Natale,di Andrea e di Domenico, tutti deceduti
in Ilva dopo mio marito, e che non hanno avuto voce per essere raccontate.
Ed é per il rispetto di tutti coloro che sono morti sul
posto di lavoro(non solo in Ilva) che ho pudore a scendere
in particolari toccanti, quando mi viene chiesto di raccontare la storia che 
mi riguarda.
Lo scorso giovedì sono stata invitata nella trasmissione
di rai2 "AnnoZero", incentrata sulla vicenda di Torino.
Oltre a parlare dell'incidente di mio marito, non mi è stato permesso di 
parlare dell'Associazione12giugno, che abbiamo costituito con altri 
familiari di vittime Ilva e che intendiamo estendere su tutto il territorio 
nazionale per tutte le vittime sul lavoro. Per noi è uno
strumento per reagire collettivamente al dolore e cercare di scongiurare 
altre morti.Ci proponiamo di sensibilizzare in modo sistematico  l'opinione 
pubblica su questa piaga che riguarda tutti.
Vogliamo presentare delle norme integrative del disegno di legge del 
min.Damiano in tema di prevenzione e sicurezza,
di sanzioni e tempi circa la durata dei processi. E ci sosteniamo a vicenda 
nelle udienze durante il lungo iter processuale.
Forse sarebbe stata una notizia utile per qualcuna di quelle famiglie "senza 
voce".
Appoggiamo dunque le richieste fatte a gran voce dagli amici di Torino, ma 
vorremmo fossero adottate automaticamente per tutti i casi di morti e 
invalidati gravi sul lavoro, senza misure straordinarie, perché ogni vittima 
ha la sua dignità ed ogni famiglia il suo dolore.

      Franca Caliolo
re 




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