[Redditolavoro] Vicenza per noi: sabotare la guerra

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Thu Dec 13 02:33:20 CET 2007


Vicenza per noi: sabotare la guerra

Il 15 dicembre ci sarà una manifestazione internazionale a Vicenza.
Il corteo partirà dalla Stazione alle 14.
Vi sarà uno spezzone anarchico organizzato dai compagni vicentini con in
testa lo striscione “Nessuno è NATO per servire”

Di seguito alcuni articoli e comunicati:
- il comunicato degli anarchici vicentini di A-berica
- il comunicato della FAI Venezia,
- il comunicato della CdC della FAI
- “Vicenza per noi: sabotare la guerra”, articolo in uscita sul prossimo
numero di Umanità Nova

COMUNICATO DI A_BERICA
Il gruppo anarchico vicentino a-berica vi invita alla manifestazione di
Vicenza del 15 dicembre con appuntamento fuori dalla Stazione di Vicenza,
direzione Viale Roma, dove saremo presenti con bandiera rossa e nera, pane
e vino.
Il corteo partirà alle ore 14,00.
per info: a_berica at anche.no
tel. 3477045077

COMUNICATO DELLA FAI VENEZIA
A-rivederci a Vicenza!

La mobilitazione contro il Dal Molin, la caserma Ederle e tutte le servitù
militari vedrà diversi momenti e articolazioni nei giorni precedenti la
manifestazione internazionale del 15 dicembre.
Il Presidio Permanente ha lanciato una tre giorni europea, comprendente
anche una conferenza sulla presenza militare statunitense e NATO in Europa
e sui movimenti che si oppongono alla militarizzazione, con la
partecipazione di rappresentanti dei movimenti di Repubblica Ceca,
Germania, Ungheria, Polonia.
Il Comitato degli abitanti e lavoratori di Vicenza Est ha in programma
iniziative di controinformazione davanti alla caserma Ederle con il
diretto intervento di alcuni tra i disertori dell’esercito Usa che fanno
parte dell’associazione Ivaw che raccoglie i militari statunitensi reduci
dell’Iraq contrari alla guerra.

Sabato 15 il concentramento principale sarà in piazza della Stazione
ferroviaria alle ore 14. Così come avvenuto in occasione delle due
precedenti manifestazioni nazionali, presso la caserma Ederle ci sarà il
concentramento promosso dal Comitato Vicenza Est e dalle realtà ad esso
vicine che raggiungeranno il corteo unitario intanto partito dalla
stazione.

I compagni e le compagne vicentine di A-berica stanno preparando un punto
di riferimento rossonero in piazza della Stazione e uno striscione
unitario (firmato semplicemente con l’A cerchiata) che aprirà lo spezzone
antimilitarista anarchico. Lo slogan sullo striscione sarà lo stesso che
apriva il nostro corteo a Mestre nel 2004: Nessuno è NATO per servire.

Per contatti: anarchici vicentini di “A-berica”: mail a_berica at anche.no
Cell.: 3477045077
Per info sulle diverse iniziative:
www.nodalmolin.it
www.altravicenza.it
www.comitatovicenzaest.splinder.com

FAI Venezia

COMUNICATO DELLA COMMISSIONE DI CORRISPONDENZA DELLA FAI
Vicenza 15 dicembre
Ogni militare è un invasore
La mobilitazione internazionale del 15 dicembre a Vicenza contro il
raddoppio della base militare Usa rappresenta una tappa importantissima
del percorso di lotta che la popolazione vicentina ha intrapreso per
opporsi ai progetti di devastazione e sfruttamento in chiave militarista
del territorio da parte della classe politica italiana e statunitense.
In tutti questi anni, lo stato italiano ha voluto imporre alla comunità
vicentina un progetto di morte che migliaia di persone hanno dimostrato di
rifiutare nettamente dal momento che la militarizzazione di questo
territorio è già pesantissima per via dell'invasiva presenza di strutture
Usa, Nato e dell'Unione Europea tra cui la caserma statunitense Ederle,
l'arsenale nucleare di Longare e la caserma Chinotto, sede del comando
della Gendarmeria europea.
La nuova base Dal Molin costituirebbe l'ennesima servitù militare i cui
costi ricadrebbero in massima parte sulla collettività facendo di Vicenza
una vera e propria caserma a cielo aperto, un avamposto della guerra
globale e permanente che da anni umilia il mondo con il suo carico immane
di distruzione, lutti e tragedie.
A Vicenza, grazie alla costante mobilitazione, alla non-collaborazione,
all'ostruzionismo e al boicottaggio attivo delle strutture che servono
concretamente agli interessi dei signori della guerra, l'opposizione
popolare alle politiche belliciste del governo ha dimostrato che fermare
la macchina bellica è possibile, e ha affrontato con fermezza e
determinazione i tentativi di criminalizzazione del movimento da parte
delle autorità locali e nazionali per depotenziare e fiaccare la capacità
di autorganizzazione della popolazione che lotta e resiste.
Da anarchici, sosteniamo attivamente l'autorganizzazione dei cittadini e
dei lavoratori vicentini poiché solo l'autonomia, l'indipendenza e
l'azione diretta del movimento possono realmente scardinare gli interessi
incrociati delle istituzioni, dei gruppi di potere e della lobby
militarista.
Nel solco dell'antimilitarismo che da sempre contraddistingue il pensiero
e l'azione del movimento libertario internazionale, esprimiamo solidarietà
a tutte le realtà di base e ai comitati popolari che portano avanti questa
lotta, scendiamo in piazza per opporre la nostra incompatibilità e il
nostro rifiuto contro l'ingerenza militare e la devastazione ambientale
del territorio vicentino, lottiamo per un mondo liberato dalle basi
militari, dalla guerra e dal militarismo.
Contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti
Per l'internazionalismo e la rivoluzione sociale
Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
cdc at federazioneanarchica.org
www.federazioneanarchica.org

ARTICOLO IN USCITA SUL PROSSIMO NUMERO DI UMANITÀ NOVA
Vicenza per noi
Sabotare la guerra
Siamo in guerra da anni. Soldati italiani, mercenari in divisa pagati da
noi tutti, sono in Afganistan a fare la guerra in nostro nome. Soldati
italiani sono o sono stati sui fronti di guerra in Iraq, in Kosovo, in
Serbia, in Somalia. A seconda delle circostanze queste guerre sono state
chiamate “operazioni di polizia internazionale”, “missioni umanitarie”,
“operazioni di peacekeeping”.
L’apparato propagandistico cambia ma sempre di guerra si tratta. Case
bombardate, gente ammazzata, occupazione militare, tortura questa è la
realtà nei paesi dove interviene l’esercito italiano a fianco dell’alleato
statunitense.
Nel nostro paese ci sono caserme, aeroporti, basi navali, radar, depositi
di munizioni, carburante, bombe dell’esercito, della marina e
dell’aeronautica italiane, USA e NATO. Il nostro paese è una gigantesca
piattaforma bellica allungata al centro del Mediterraneo.
Il movimento contro la guerra in Italia, nonostante in alcuni momenti
abbia raccolto adesioni di massa con centinaia di migliaia di persone che
scendevano in piazza non è quasi mai andato oltre la testimonianza, il
mero rifiuto morale, senza riuscire a mettere sabbia nell’ingranaggio ben
oliato del militarismo.
Opporsi alla guerra senza opporsi agli eserciti che la fanno, alle armi
che la combattono, alle basi da cui partono truppe e mezzi è una lotta
contro i mulini a vento, patetica ed ineffettuale. Un pacifismo che non
inserisca nel proprio DNA i geni dell’antimilitarismo radicale è votato
alla testimonianza, alla marginalità o, peggio, al ruolo di imbiancatore
di sepolcri. La sinistra, tutta la sinistra, compresa quella che oggi si
ammanta dell’arcobaleno della pace, ha cavalcato il movimento contro la
guerra a fini elettorali ma, appena tornata al potere, è tornata a fare la
guerra. Per chi lo avesse dimenticato nel 1999 il nostro paese è stato la
portaerei dalla quale sono partiti i bombardieri USA e quelli tricolori
che hanno martellato la Serbia e il Kosovo, ammazzando e distruggendo. A
capo del governo era Massimo D’Alema, oggi ministro degli esteri.
Il governo Prodi ha mantenuto e rafforzato la missione militare in
Afganistan e ha dato il via alla costruzione a Vicenza della base
operativa USA più grande d’Europa. Gli arcobaleni della cosiddetta
sinistra radicale hanno votato, votato e votato ancora a favore dell’invio
di truppe. In quanto al Dal Molin, non sono andati oltre le chiacchiere,
segnalando tuttavia a gran voce di avere un gran mal di pancia. Sarebbe
tempo che si decidessero a vivere tranquilli la propria scelta
guerrafondaia, smettendola di ammorbarci con il lezzo insopportabile della
loro ipocrisia.
Ma è anche tempo per i movimenti contro la guerra di emanciparsi dalla
dipendenza da un quadro politico istituzionale, in cui cambiano gli attori
sul palcoscenico, ma non mutano le scelte di guerra.
Il primo passo, concreto ma dalla forte valenza simbolica, consiste
nell’opporsi alla basi militari, nell’impedire che ne vangano fatte di
nuove e nel chiudere quelle esistenti.
Il movimento vicentino, che nelle sue diverse componenti, si batte contro
il Dal Molin, la Caserma Ederle e contro le numerose altre installazioni
militari sul territorio, ha raccolto il favore di tanti, che dalla
manifestazione del 1 dicembre 2006 a quella del 17 febbraio di quest’anno
sono accorsi a Vicenza per dare sostegno ad una lotta, la cui valenza va
ben oltre Vicenza. Sta crescendo la consapevolezza che l’opposizione alla
guerra si fa sui nostri territori, lottando per affrancarli dalle
installazioni e dalla servitù militari, tagliando concretamente le basi
alla guerra. Tra quanti si battono contro le opere inutili, nocive,
devastanti, che un’idea distorta di progresso cerca di imporre, vi è stato
negli ultimi due anni un agire solidale, che, dopo la rivolta della Val
Susa dell’inverno 2005, ha portato alla nascita del Patto di Mutuo
Soccorso, ossia all’impegno al sostegno reciproco di fronte alle lotte e
alla repressione dello Stato. Pur con le inevitabili difficoltà di un
percorso che si scontra spesso contro la smania dei vari politicanti di
movimento di mettere il cappello al Patto, tuttavia l’esperienza è stata
sinora sostanzialmente positiva, perché fondata sull’autonomia di gruppi e
movimenti il cui legame sta nella capacità di agire solidalmente.
La scorsa estate un’assemblea a Vicenza ha sancito che, se i lavori di
costruzione della base fossero iniziati, in ogni dove sarebbero state
prese iniziative che, da nord a sud, da est a ovest, bloccassero l’Italia.
Sono piccoli ma importanti segnali che l’opposizione alla guerra – e al
militarismo – va oltre l’indignazione per dar corpo ad un’agire politico
capace di segnare punti concreti a favore della liberazione dagli
eserciti, da tutti gli eserciti, quelli tricolori come quelli a stelle e
strisce.
A Vicenza nei prossimi mesi si giocherà una partita cruciale, una partita
difficilissima, perché vincere contro avversari tanto forti e spietati non
è certo facile. Ma non impossibile. Specie se chi si oppone alla nuova
base, a Vicenza come nel resto d’Italia, saprà essere autonomo dal quadro
politico istituzionale e dai suoi giochi, mirando a coniugare, in ogni
dove, la radicalità degli obiettivi e delle pratiche con il radicamento
sociale.
Per sabotare la guerra occorre che la lotta di Vicenza si estenda e si
allarghi: da Camp Derby a Taranto, da Aviano a Sigonella, da Ghedi a
Quirra, da Napoli a La Spezia, ad ogni città o paese, dove vi sia una
caserma, un poligono di tiro, un deposito d’armi.



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