[Redditolavoro] Buon sangue non mente

Rapt rapt at inventati.org
Tue Dec 11 15:51:44 CET 2007


     *  Cronache

l’Armata Rossa era a pochi chilometri da Rechnitz ma arrivò a massacro 
compiuto
Il terribile segreto della contessa Thyssen Un festino nazista con 
strage di ebrei
Il 24 marzo del ’45 nel castello austriaco furono uccise 200 persone

BERLINO — Ci sono storie che, come i peggiori fantasmi, restano 
nell’aria per decenni. Poi, all’improvviso, si materializzano e lasciano 
senza fiato. Questa è una di quelle. La notte tra il 24 e il 25marzo 
1945, le truppe dell’Armata Rossa erano a 15 chilometri dal castello di 
Rechnitz, sul confine tra Austria e Ungheria, residenza di Margit 
Thyssen-Bornemisza, maritata al conte Ivan Batthyany. Che il Terzo Reich 
fosse al crollo era chiaro, ma gli dei caduti erano più sprezzanti e 
mostruosi che mai. Margit organizzò l’ultima festa: 40 persone, tra 
Gestapo, SS e giovani nazisti. Fino a mezzanotte, balli, vino, liquori. 
A quel punto, però, serviva qualcosa di speciale che potesse fare 
ricordare quei momenti cruciali. Franz Podezin, un amministratore della 
Gestapo che aveva anche una relazione sessuale con la 
Thyssen-Bornemisza, prese l’amante e una quindicina di ospiti, li armò e 
li accompagnò a una vicina stalla.

In alcuni locali del castello, erano ospitati (in condizioni tremende) 
circa 600 ebrei che avevano il compito di rafforzare le difese della 
zona e Podezin ne aveva presi 200, non più in grado di lavorare, e li 
aveva portati in quella stalla. Raggiuntala assieme agli ospiti li 
invitò a sparare «a qualche ebreo». Cosa che i pazzi ubriachi fecero 
dopo avere fatto denudare le vittime. Un massacro. Un certo Stefan 
Beiglboeck, la mattina dopo, ancora si vantava di averne massacrati sei 
o sette amani nude. Tutti morti, tranne 15 che dovettero scavare le 
fosse e che il giorno successivo furono ammazzati a loro volta. I 
sovietici arrivarono pochi giorni dopo, il 29 marzo, e il 5 aprile 
compilarono un rapporto nel quale dicevano che «in tutto sono state 
trovate 21 tombe» ciascuna delle quali conteneva dai dieci ai dodici 
corpi. «Apparentemente — aggiungeva — sono stati colpiti con bastoni 
prima di essere uccisi» con armi da fuoco. Il documento fu ritenuto 
propaganda comunista e dimenticato.

Poi, negli Anni Sessanta, alcuni processi per stabilire i fatti finirono 
in nulla dopo l’omicidio di due testimoni chiave. Un giornalista 
austriaco, negli Anni Ottanta, abbandonò un’inchiesta dopo avere 
ricevuto minacce. E una registrazione inviata alla tv viennese Orf, 
nella quale una vecchia testimone oculare raccontava la sua storia, andò 
perduta. Margit Thyssen-Bornemisza scappò in Svizzera, dove il padre 
Heinrich aveva vissuto durante la guerra—a villa La Favorita di Lugano — 
e da dove aveva diretto le forniture di acciaio emunizioni che le sue 
fabbriche garantivano al Terzo Reich. Morì nel 1989, mai perseguita, 
dopo essere tornata sul luogo del massacro, per una battuta di caccia. 
Questo è il terribile segreto dei Thyssen-Bornemisza così come lo ha 
ricostruito e raccontato David Litchfield, un autore inglese, qualche 
giorno fa sull’Independent di Londra e, ieri, sulla Frankfurter 
Allgemeine Zeitung, probabilmente il giornale tedesco più autorevole.

E qui sta la parte interessante dello sviluppo che potrebbe avere la 
storia: per la prima volta, in Germania si parla apertamente di una 
vicenda che tocca il cuore della famiglia Thyssen, una delle più famose 
e ricche d’Europa, industriali, collezionisti d’arte e jet-set di prima 
fila. Che la dinastia si fosse arricchita con le forniture militari 
durante la prima guerra mondiale e poi durante il nazismo è cosa nota 
anche se poco raccontata. Ora, però, le accuse arrivano direttamente in 
casa, in Germania. Ed è quella notte del marzo 1945 che può diventare il 
tragico fantasma dei Thyssen-Bornemisza.

Danilo Taino
19 ottobre 2007

http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_19/festa_nazista.shtml



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       -(Rapt)-
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