[Internazionale] Boicottare Israele per aiutare concretamente la resistenza palestinese

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Mon Mar 3 11:25:32 CET 2008


Boicottare Israele per aiutare concretamente la resistenza
palestinese

Gaza-Palestina: continuano i crimini del sionismo
imperialista contro il popolo palestinese.
Israele si accinge a rioccupare la striscia di Gaza
militarmente.

Organizzare con metodo il boicottaggio dei preparativi e gli
sponsor della Fiera del libro che si terrà a maggio a
Torino. Il comitato della Fiera del Libro vuole rendere
omaggio a Israele nel 60° della sua nascita invitandolo
come ospite d’onore, nonostante si fosse impegnato
precedentemente con l’Egitto e ignorando ipocritamente che
questo anniversario rappresenta la catastrofe per il popolo
palestinese, la Nakba. 

Boicottare permanentemente ed attivamente tutte le
attività economiche, culturali e politiche del governo
israeliano.
Boicottare attivamente le aziende, gli enti italiani ed
europei e le multinazionali che mantengono e sviluppano
rapporti economici con lo stato sionista.

Israele è uno stato imperialista che occupa
arbitrariamente, con la protezione degli USA e della UE, il
territorio palestinese.

Nell’ultima settimana a Gaza, a seguito degli attacchi
militari israeliani, vi sono stati più di 100 morti, di
cui più del 70% costituito da civili, fra i quali decine
di bambini.
L’invasione da parte dell’esercito israeliano della
striscia di Gaza costituisce l’ennesimo criminale attacco
al popolo e al territorio palestinese. Questa operazione
tende ad annientare la resistenza, il legittimo governo
eletto dopo libere elezioni e le sue giuste rivendicazioni
di indipendenza.
La violenza praticata dagli Israeliani anche sui civili
ricordano la violenza e la barbarie del nazismo di cui
peraltro gli ebrei furono vittime. Il governo israeliano,
con la complicità oggettiva di Abu Mazen, vuole risolvere
definitivamente la “questione palestinese”, annientando
Hamas e le sue milizie. Il tutto con il pretesto che il
governo di Hamas a Gaza metterebbe in pericolo
l’integrità dello stato di Israele attraverso il lancio
di razzi su alcune colonie israeliane.
Israele giustifica tutte le sue violenze, i suoi arbitri e i
bombardamenti contro i civili come guerra al terrorismo,
coadiuvato in questo dai mass media internazionali e dai
governi di ogni colore politico.
Vergognose sono nel nostro paese le modalità con cui
vengono date le notizie provenienti da Gaza e dai territori
occupati. Gli aggrediti (i palestinesi) diventano gli
aggressori; mentre gli Israeliani sono trasformati in
vittime. I 21 bambini palestinesi uccisi in meno di una
settimana non fanno notizia, mentre 4 morti in tre anni
nelle colonie israeliane di confine diventano odiosi episodi
di terrorismo.
In realtà il governo israeliano, gli USA, assieme all’UE
come complice attiva, vorrebbero risolvere la questione
palestinese tramite la costituzione di una “entità”
priva di autonomia destinando ad essa una piccolissima area
senza continuità territoriale.
Tutto ciò non avrebbe niente a che vedere con uno stato
indipendente, ma molto con l’apartheid del Sud Africa
prima di Mandela.
Vorrebbero costituire delle specie di bantustan, vale a dire
riserve all’interno dello stato di Israele prive di
qualsiasi autonomia statuale, tanti lager sotto la tutela
israeliana, coordinati magari da un governo fantoccio
presieduto da Abu Mazen.
Questo progetto e questo obiettivo passano necessariamente
attraverso la sconfitta e l’annientamento di Hamas e delle
sue milizie, del suo legittimo governo e di tutta la
resistenza armata comprese quelle formazioni che ancora sono
nell’orbita di Abu Mazen.
Una “normalizzazione” che non è nient’altro che una
operazione di pulizia etnica. Il governo israeliano sta
cercando con ogni mezzo di creare condizioni di vita
talmente insopportabili per i palestinesi da costringerli ad
abbandonare la loro terra. Il vero scopo di Israele e del
suo alleato USA è la dearabizzazione della Palestina. Il
popolo palestinese è coraggioso, ma quanto ancora potrà
resistere dopo 60 anni di umiliazioni, sconfitte,
tradimenti, morti e distruzione? Il diritto internazionale e
umanitario è dalla sua parte eppure viene trattato sempre
come un popolo di serie B che non merita l’appoggio della
comunità internazionale.
La vera questione morale è la situazione in cui versa il
popolo palestinese da 60 anni, che è compito di tutti noi
risolvere.
Non con il “politicismo”, non con le posizioni
“equidistanti”, non con l’ipocrita senso di sconfitta
se le iniziative intraprese  non hanno successo immediato,
ma con la determinazione e la forza che vengono dalla
consapevolezza che la salvezza di questo popolo passa
attraverso gli atti di resistenza di tutti noi.
Possiamo impedire che l’Italia abbia accordi commerciali
con Israele? A breve termine certo no, ma si possono creare
le condizioni perché questo avvenga in tempi ravvicinati,
ad esempio iniziando a compiere magari degli atti tipo
quelli di non comprare certi prodotti o di non frequentare
luoghi in cui sono venduti i prodotti israeliani. Se
guardiamo alla storia passata chi di noi avrebbe mai pensato
trent’anni fa che Mandela sarebbe diventato presidente del
Sudafrica?
Ebbene incominciamo a diffondere capillarmente
l’informazione che l’Italia è tra i 5 maggiori partner
commerciali europei di Israele; è uno dei più importanti
mercati europei per le esportazioni israeliane con l’11%
pari ai Paesi Bassi, segue solo la Francia con il 10% ed è
superata dalla Germania con il 21% e il Regno Unito con il
18%; che le esportazioni italiane in Israele hanno raggiunto
nuovi primati proprio nello scorso anno e che anche le
esportazioni israeliane verso l’Italia stanno crescendo;
che Israele è uno dei più importanti esportatori
mondiali di attrezzature militari con il 10% nel 2007; che
Israele importa dall’Italia il 4,8% delle sue importazioni
totali che comprendono attrezzature militari, beni di
investimento, diamanti grezzi, combustibili, beni di
consumo.
Aggiungiamo che l’Italia è l’unico paese europeo in
cui non vi è stata una manifestazione di piazza contro
l’assedio di Gaza coordinata insieme alle altri capitali
europee e che l’Italia è il paese europeo in cui la
campagna di boicottaggio contro Israele si è
improvvisamente arrestata, diversamente da altri paesi in
Europa in cui negli ultimi tre anni si è invece
consolidata.
ECCO PERCHE’ di fronte a questo quadro drammatico si
impongono scelte chiare anche per chi nel nostro paese
intende contribuire concretamente al sostegno della
resistenza e della causa palestinese.
Quindi rinunciare o attenuare l’organizzazione del
boicottaggio alla Fiera del Libro di Torino significherebbe,
tra l’altro:
1.	subire il ricatto dei sionisti e della sinistra moderata
che fanno di tutto per manipolare la realtà, mettendo
sullo stesso piano il razzismo antisemita con una coerente
lotta contro il sionismo e la sua politica di aggressione e
di occupazione;
2.	avallare la confusione di chi mette sullo stesso piano la
lotta e l’impegno militante contro il governo israeliano
ed il suo esercito con una politica razzista contro la
religione ebraica. Con la decisione di boicottare la Fiera
del Libro a Torino non si mette in discussione il diritto a
praticare liberamente una religione, l’ebraica in questo
caso, ma si contrasta la decennale politica di occupazione
da parte di Israele di un territorio non suo e si combatte
il disprezzo con cui i governi israeliani hanno sempre
ignorato le risoluzioni dell’ONU contro la sua politica di
espansione imperialista, di annessione e di negazione di
qualsiasi diritto statuale dei palestinesi. Far celebrare ad
Israele i 60 anni della sua nascita avallerebbe anche la
strategia dello “stato di fatto” perpetrata da sempre
dai suoi governi. Nel 1948 non è nato lo stato di Israele,
Israele si è autoproclamato stato e non ha mai soddisfatto
la condizione imposta dall’ONU, con la risoluzione 194,
per rendere legittima la sua costituzione, cioè quella di
consentire il ritorno dei profughi palestinesi. 
Usciamo dall’ambiguità e diciamo basta al ricatto morale
dell’olocausto!
Lo diciamo con la serenità di chi lotta da sempre con
coerenza e determinazione contro i rigurgiti fascisti e
nazisti: non abbiamo paura delle critiche scontate di una
certa parte corrotta della società israeliana e di alcuni
rappresentanti della comunità ebraica italiana. Non è
più tollerabile il silenzio e la compiacenza verso i
crimini israeliani.
E’ ora di dire basta.
In ogni città ci si mobiliti in ogni modo e con ogni mezzo
per denunciare e far fermare i crimini israeliani  a Gaza e
in tutta la Palestina
A fianco della resistenza palestinese
Rompiamo l’assedio di Gaza
Abbattiamo il Muro dell’Apartheid
Palestina libera

Milano, 2 marzo 2008 

L’altra Lombardia – SU LA TESTA


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