<html><head></head><body><div class="yahoo-style-wrap" style="font-family:Helvetica Neue, Helvetica, Arial, sans-serif;font-size:13px;"><div dir="ltr" data-setdir="false"><div><div style="margin-bottom: 0cm" dir="ltr" data-setdir="false"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><div><div style="text-align: center; " dir="" data-setdir="true">Ayotzinapa e il tradimento della quarta trasformazione</div><div style="text-align: center;"><i>di Christian Peverieri </i></div><div style="text-align: center;"><a href="https://www.globalproject.info/it/mondi/ayotzinapa-e-il-tradimento-della-quarta-trasformazione/24201" rel="nofollow" target="_blank" class="">https://www.globalproject.info/it/mondi/ayotzinapa-e-il-tradimento-della-quarta-trasformazione/24201</a></div></div><div style="text-align: center;"><br></div></font></font></div><div style="margin-bottom: 0cm"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2">Nel
settembre 2018 Andrés Manuel López Obrador, da poco eletto
presidente ma non ancora in carica, promise ai genitori dei 43
ragazzi di Ayotzinapa, scomparsi quattro anni prima, il suo impegno
per risolvere il caso promettendo che non li avrebbe delusi o
traditi. Ancora oggi, a quasi quattro anni dall’inizio del suo
mandato e a otto dalla sparizione forzata, continua a dichiarare il
suo impegno per arrivare alla verità e fare giustizia. Tuttavia tra
il dire delle sue parole e il fare delle sue azioni c’è di mezzo
il muro dell’impunità, che ogni giorno di più diventa sempre più
incombente e di cui il presidente stesso si sta rendendo complice. Ad
agosto, il sottosegretario per i diritti umani e Presidente della
Comisión de la Verdad y la Justicia (COVAJ) Alejandro Encinas ha
presentato un discusso report nel quale ha ammesso pubblicamente che
la sparizione forzata fu un crimine di Stato e che ci fu la
collusione e l’intervento di diversi ordini di governo con la
polizia di Iguala e con il gruppo criminale dei Guerreros Unidos.
Nello stesso report dice altre due cose importanti: da una parte che
non ci sono indizi che i ragazzi siano ancora vivi e dall’altra che
la pubblicazione del report stesso è parziale per proteggere le
indagini. </font></font><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">Il
giorno successivo, un altro colpo di scena: su ordine della FGR
(Fiscalía General de la República) viene </span></span></font></font></font><a href="https://www.globalproject.info/it/mondi/arrestato-lautore-della-verdad-historica-sul-caso-ayotzinapa-ma-la-verita-rimane-lontana/24122" rel="nofollow" target="_blank" class="">arrestato
Jesús Murillo Karam</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">,
ex procuratore capo dell’estinta PGR ma soprattutto la mente della
cosiddetta “</span></span></font></font></font><em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">verdad
histórica</span></span></font></font></font></em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">”.
Con l’arresto di Murillo Karam vengono spiccati altri 82 ordini di
cattura, tra cui funzionari pubblici, militari ed ex poliziotti,
tutti implicati nel caso a vario titolo. Report e richieste di
arresto colgono impreparati sia i genitori sia la UEILCA (Unidad
Especial de Investigación y Litigio del casoAyotzinapa), dal momento
che nessuna autorità ha pensato di metterli al corrente degli
sviluppi delle indagini come invece erano gli accordi con il
Presidente. Vista l’importanza delle informazioni contenute nel
report, i genitori si prendono qualche giorno di riflessione per
discutere con il GIEI prima di prendere una posizione in merito alle
nuove rivelazioni. Parla solo l’avvocato Vidulfo Rosales che teme
l’entrata «in una fase in cui il governo dirà che c’è una
nuova verità».</span></span></font></font></font></div><div style="margin-bottom: 0cm"><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2">Sul
report della COVAJ qualche giorno dopo si esprime infine anche il
GIEI che sottolinea l’importanza della condivisione coi genitori e
con l’unità speciale di investigazione (la UEILCA) del percorso
investigativo prima che questo venga reso pubblico. Durante la marcia
di protesta del 26 agosto, i genitori rilasciano una </font></font></font><a href="https://piedepagina.mx/el-paradero-de-nuestros-hijos-no-esta-esclarecido-familiares-de-normalistas/" rel="nofollow" target="_blank" class="">breve
dichiarazione</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2">:
«Non possiamo arrenderci nella lotta fino a quando non avremo la
piena prova di dove si trovano. Sarà doloroso per le nostre famiglie
conoscere il loro destino soprattutto se senza vita, ma se ci daranno
prove oggettive, scientifiche e indiscutibili, andremo a casa a
piangerli e a vivere il nostro lutto. Ad oggi non abbiamo queste
prove, quindi, la nostra lotta continua». A metà settembre i
genitori ritornano nelle strade a protestare, davanti alla Zona
Militare numero 35, presa a simbolo del coinvolgimento dell’esercito
nel crimine. Qui i genitori denunciano come, a quasi un mese di
distanza dall’annuncio degli 83 ordini di cattura, oltre
all’arresto mediatico di Murillo Karam ancora nulla si è fatto per
consegnare alla giustizia le altre persone coinvolte, in particolare
i 20 militari. Il giorno successivo viene </font></font></font><a href="https://piedepagina.mx/jose-rodriguez-perez-los-ojos-la-mano-y-el-arma-en-la-noche-de-iguala/)" rel="nofollow" target="_blank" class="">arrestato
José Rodríguez Pérez</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2">,
comandante del 27° Battaglione di Iguala al momento della sparizione
forzata dei 43 studenti. Ancora una volta, i genitori denunciano la
mancata informazione da parte delle autorità. </font></font></font><span style="font-size: small; font-family: Arial, sans-serif;">Per
la settimana che precede l’ottavo anniversario, genitori,
organizzazioni di difesa dei diritti umani e organizzazioni sociali,
promuovono una serie di iniziative per mettere pressione alle
autorità e denunciare i passi indietro nel caso. Il 21 un presidio
davanti alla sede dell’ambasciata israeliana denuncia come lo stato
mediorientale protegga uno dei principali responsabili del crimine,
Tomás Zerón de Lucio, da tempo rifugiatosi in Israele. Il giorno
seguente, il presidio è davanti alla sede della FGR a Città del
Messico, per denunciare come l’istituzione giudiziaria stia
chiudendo le porte in faccia ai genitori. Lo stesso giorno esce la
notizia della scarcerazione di 24 persone coinvolte nel caso grazie a
un giudice del Tamaulipas compiacente.</span></div>
<p style="margin-bottom: 0cm"><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">Il
23 settembre il presidio è davanti al “campo militar numero 1” e
il motivo è facilmente intuibile: “</span></span></font></font></font><em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">fue
el ejercito</span></span></font></font></font></em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">”
scrivono su tutti i muri della caserma i manifestanti. Lo dicono le
contro inchieste del GIEI e ora anche le inchieste ufficiali del
potere giudiziario messicano. Ma ancora non si riesce ad entrare
nelle caserme, ancora non si riesce ad arrestare i colpevoli.
L’esercito intanto risponde con la repressione alle radicali
proteste, ma questa non è una novità. Il 24 un’altra notizia
turba i familiari e quanti hanno a cuore la sorte dei ragazzi
</span></span></font></font></font><em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">desaparecidos</span></span></font></font></font></em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">:
la giornalista investigativa Peniley Ramirez del quotidiano Reforma
pubblica un articolo su Ayotzinapa, risultato di una fuga di notizie
sulla parte non divulgata del report della COVAJ. Senza tener conto
delle emozioni dei genitori, e tanto meno senza avvisarli, la
giornalista sbatte in prima pagina la possibile fine subita dai
ragazzi secondo le conclusioni a cui è arrivata la commissione
diretta da Alejandro Encinas. L’autrice dichiara che ha scritto
questo articolo perché apre nuove piste di investigazione ma la
mancanza di sensibilità nei confronti delle vittime non è vista
bene dai genitori e dalle organizzazioni sociali e di difesa dei
diritti umani che si occupano del caso e stona con le dichiarazioni
di Encinas che il giorno della presentazione del report aveva
pubblicamente ammesso l’esistenza di queste informazioni e la
necessità di non divulgarle per non compromettere le indagini.
Arriva il 26 settembre, ottavo anniversario della sparizione forzata
dei ragazzi. Una grande e partecipata manifestazione attraversa le
principali strade della capitale arrivando fino allo Zócalo dove i
genitori tengono un </span></span></font></font></font><a href="https://desinformemonos.org/mientras-no-haya-pruebas-de-que-estan-muertos-seguiremos-en-las-calles-padres-y-madres-de-los-43/" rel="nofollow" target="_blank"><font color="#000000"><span style="text-decoration: none"><font face="Arial, sans-serif" style="background-color: inherit;"><font size="2"><span style="font-style: normal"><b>comizio</b></span></font></font></span></font></a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
e rifiutano l’ultimo report della COVAJ: «Dicono che non ci sono
indizi che i ragazzi siano vivi, noi diciamo invece che non ci sono
indizi che siano morti perché non ci hanno dato nessuna prova»,
dicono dal palco i genitori. La tensione tra i genitori e il governo
cresce ancora di più il giorno seguente quando giunge la notizia che
il procuratore speciale della UEILCA, Oscar Gómez Trejo, ha
presentato le dimissioni dalla carica in aperto contrasto con le
ingerenze e le omissioni della FGR il cui procuratore capo è il
discusso Gertz Manero, al centro di polemiche e scandali. Il 29
settembre giunge anche la notizia della sospensione del processo
all’ex procuratore Murillo Karam: l’arresto mediatico effettuato
dalla FGR si è rivelato un boomerang in quanto risulta aver leso i
diritti dell’imputato. Tuttavia, Murillo Karam non esce ancora di
prigione perché la FGR potrà presentare appello contro la sentenza.
Lo stesso giorno il GIEI pubblica il </span></span></font></font></font><a href="https://centroprodh.org.mx/wp-content/uploads/2022/09/04.-Informe-IV.pdf" rel="nofollow" target="_blank"><font color="#000000"><span style="text-decoration: none"><font face="Arial, sans-serif" style="background-color: inherit;"><font size="2"><span style="font-style: normal"><b>quarto
report </b></span></font></font></span></font></a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">sul
caso nel quale spiccano le evidenti e profonde connessioni tra
esercito, polizia federale, funzionari pubblici con il crimine
organizzato, le prove del coinvolgimento diretto dell’esercito
nella sparizione forzata e la conoscenza fin dal primo momento da
parte della SEDENA (Secretaría de Defensa Nacional) di ciò che
stava succedendo a Iguala. L’avvocato </span></span></font></font></font><a href="https://www.jornada.com.mx/notas/2022/09/30/politica/reporte-del-giei-deja-claro-obstaculos-en-caso-ayotzinapa-vidulfo-rosales/" rel="nofollow" target="_blank"><font color="#000000"><span style="text-decoration: none"><font face="Arial, sans-serif" style="background-color: inherit;"><font size="2"><span style="font-style: normal"><b>Vidulfo
Rosales</b></span></font></font></span></font></a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
non usa mezzi termini per commentare il report del GIEI: «elementi
dell’Esercito Messicano stanno ostacolando le indagini e si
rifiutano di dare informazioni». Il 5 ottobre arriva la notizia
della nomina del nuovo procuratore speciale per il caso Ayotzinapa: a
presiedere la UEILCA viene nominato Rosendo Gómez Piedra, avvocato
tabasqueño vicino al presidente López Obrador. La nomina di Gómez
Piedra è subito contestata dai genitori e dalle organizzazioni che
accompagnano la famiglia: ancora una volta la FGR sceglie
deliberatamente di non consultare la famiglia e di mettere a capo
dell’unità investigativa speciale un giudice senza esperienza sul
caso e in tema di diritti umani. Durissima la reazione dei </span></span></font></font></font><a href="https://desinformemonos.org/nuevo-fiscal-especial-para-ayotzinapa-carece-de-competencias-necesarias-padres-de-los-43/" rel="nofollow" target="_blank"><font color="#000000"><span style="text-decoration: none"><font face="Arial, sans-serif" style="background-color: inherit;"><font size="2"><span style="font-style: normal"><b>genitori</b></span></font></font></span></font></a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">:
«Le dimissioni del precedente titolare e la nomina di quello attuale
senza tenerci in conto rappresenta l'inizio di un golpe e la
distruzione di questo meccanismo di giustizia di transizione che è
stato costruito con fatica e lavoro e che ha rappresentato una
speranza di chiarimento dei fatti in cui i nostri figli sono
scomparsi […]. Per noi è chiaro che i governi sono uguali».</span></span></font></font></font></p>
<p style="margin-bottom: 0cm"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2">Abel
Barrera Hernández, fondatore del centro di difesa dei diritti umani
Tlachinollan, riassume così l’attuale fase: «Attualmente i
militari hanno esercitato una forte pressione contro le autorità
civili perché non venga messa in discussione il loro supposto onore.
Si rifiutano di comparire di fronte ai tribunali civili. La cosa più
grave è che le autorità federali hanno ceduto alle loro pretese di
non essere indagati. Una delle prove di questa resa è che sono stati
cancellati 16 ordini di arresto contro elementi dell’esercito. Allo
stesso tempo, il giudice speciale è stato obbligato a rinunciare. La
cosa inaudita è che è stato nominato un nuovo giudice ignorando i
genitori dei 43 studenti desaparecidos. Questa imposizione
unilaterale mette in grave rischio la stessa Comisión para la Verdad
y Acceso a la Justicia sobre el caso Ayotzinapa».</font></font></p>
<div style="margin-bottom: 0cm"><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">Fino
a qui l’impressione sembra essere quella di uno scontro tra poteri
all’interno dello Stato, con militari e giudici a fare pressioni al
governo perché garantisca l’impunità ai responsabili del crimine.
Tuttavia, ci sono altri elementi da prendere in considerazione che
confutano questa ipotesi mostrando chiaramente come non ci sia uno
scontro ma una stretta alleanza tra questi poteri: Gertz Manero,
procuratore capo della FGR è stato nominato dallo stesso López
Obrador e da lui è stato più volte difeso negli scandali e nelle
polemiche che lo hanno coinvolto, in particolare difendendo </span></span></font></font></font><a href="https://www.infobae.com/america/mexico/2022/09/30/amlo-desmintio-al-giei-y-volvio-a-respaldar-a-gertz-manero-toda-la-informacion-que-solicitaron-se-les-entrego/" rel="nofollow" target="_blank" class="">l’operato
del procuratore </a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">nelle
ultime vicende inerenti al caso. Rispetto al rapporto con il potere
militare, basterebbe già da sola la militarizzazione dei territori a
definire lo stretto legame con il presidente. Pochi giorni fa, il
Senato (a maggioranza MORENA), ha approvato una legge con la quale è
stata approvata la </span></span></font></font></font><a href="https://www.sandiegouniontribune.com/en-espanol/noticias/story/2022-10-04/mexico-senado-aprueba-que-militares-sigan-en-las-calles" rel="nofollow" target="_blank" class="">permanenza
dei militari nelle strade</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
fino al 2028. Una politica in netto contrasto con quanto annunciava
AMLO in campagna elettorale e che preoccupa per la continuità con le
precedenti amministrazioni. </span></span></font></font></font><font face="Arial, sans-serif"><font size="2">Recentemente
poi, López Obrador ha posto sotto il controllo della SEDENA anche la
Guardia Nacional, di fatto concedendo il monopolio dell’ordine
pubblico ai militari. Come se non bastasse, alla SEDENA è stato
concesso pure il monopolio della costruzione di grandi opere come
l’aeroporto di Città del Messico o il mal chiamato Tren Maya,
l’amministrazione delle dogane, dei porti e dei vaccini,
determinando quindi la consegna nelle mani dei militari non solo del
monopolio della sicurezza ma anche di una grandissima quantità di
fondi economici. </font></font><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">A
fugare ogni dubbio sullo stretto rapporto che lega la presidenza
messicana e la SEDENA, ci ha pensato il collettivo di hacker
Guacamaya che è riuscito ad entrare nei server delle forze armate e
raccogliere e divulgare oltre quattro milioni di mail. Le
informazioni che stanno uscendo dai “sedenaleaks” aprono uno
squarcio inquietante sulla rete di potere in Messico e su casi come
quello di Ayotzinapa. Attraverso le mail inviate dal generale in
pensione Humberto Guillermo Aguilar all’ex titolare della SEDENA
Salvador Cienfuegos, scopriamo che fin dal 2015 la SEDENA ha operato
cercando di occultare la verità, appoggiando la narrazione tossica
della </span></span></font></font></font><em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">verdad
histórica</span></span></font></font></font></em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
e costruendo tre possibili piani per evitare di vincolare i militari
alla sparizione forzata. Venendo all’attuale amministrazione e
tralasciando lo spionaggio verso le reti e le organizzazioni di
movimento come i </span></span></font></font></font><a href="https://latinus.us/2022/10/02/ejercito-vigila-colectivos-feministas-clasifica-par-de-organizaciones-subversivas/" rel="nofollow" target="_blank" class="">movimenti
femministi</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">,
gli zapatisti (ad esempio è stata spiata la </span></span></font></font></font><em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">delegación
Extemporánea</span></span></font></font></font></em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
della Gira Zapatista dello scorso anno), o le organizzazioni di
difesa dei diritti umani come il Centro Prodh classificato come
“gruppo di pressione”, </span></span></font></font></font><a href="https://la-lista.com/derechos-humanos/2022/10/10/guacamayaleaks-los-planes-secretos-del-ejercito-para-cerrar-el-caso-ayotzinapa" rel="nofollow" target="_blank" class="">sono
diventate pubbliche</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
alcune missive importanti relative al caso. Su tutte, la mail inviata
dal Segretario della SEDENA Luis Cresencio Sandoval González al
presidente con la quale intercede per il capitano José Martínez
Crespo, detenuto per il presunto legame con il gruppo criminale
Guerreros Unidos. La reazione di López Obrador è stata, ancora una
volta, quella di </span></span></font></font></font><a href="https://www.animalpolitico.com/2022/09/criticas-giei-amlo-defiende-fgr-sedena/" rel="nofollow" target="_blank"><font color="#000000"><span style="text-decoration: none"><font face="Arial, sans-serif" style="background-color: inherit;"><font size="2"><span style="font-style: normal"><b>difendere
la SEDENA</b></span></font></font></span></font></a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">.
Una delle </span></span></font></font></font><a href="https://www.proceso.com.mx/reportajes/2022/10/9/sobre-ayotzinapa-amlo-mantiene-la-narrativa-de-pena-nieto-294846.html" rel="nofollow" target="_blank" class="">mail
hackerate</a><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">
alla SEDENA, datata maggio 2017, classificava l’allora candidato
alla presidenza López Obrador come un “attore avverso” alla
cosiddetta </span></span></font></font></font><em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">verdad
histórica</span></span></font></font></font></em><font color="#000000"><font face="Arial, sans-serif"><font size="2"><span style="font-style: normal"><span style="font-weight: normal">.
Solo qualche anno dopo, il presidente è diventato il difensore di
chi ha commesso il crimine, tradendo la fiducia e l’impegno preso
con i familiari delle vittime di questa tragedia e avvalorando una
narrativa raccomandata dai militari: «questa narrazione è stata
pianificata dal generale (Salvador) Cienfuegos, è stata seguita
prima dal governo di Peña Nieto e oggi è stata fatta propria dal
Presidente della Repubblica, Andrés Manuel López Obrador» ha
denunciato pochi giorni fa l’avvocato Vidulfo Rosales, che poi ha
sottolineato come tale narrativa mira a formare un’opinione
pubblica secondo cui «ci sono interessi al di fuori della lotta dei
genitori dei 43, per minare e screditare l’esercito messicano».</span></span></font></font></font></div><div style="margin-bottom: 0cm"><span style="font-size: small; font-family: Arial, sans-serif;">Con
questi presupposti, non può che nascere un’altra verità storica.
Fondata, ancora una volta, sull’impunità.<br></span></div></div><br></div></div></body></html>