<html><head></head><body><div class="yahoo-style-wrap" style="font-family:Helvetica Neue, Helvetica, Arial, sans-serif;font-size:13px;"><div dir="ltr" data-setdir="false"><div><p align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm"><font size="4"><b><a href="https://chiapasbg.com/2021/07/24/chiapas-violenza-e-territorio/" rel="nofollow" target="_blank">Chiapas:
violenza e territorio</a></b></font></p>
<p align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm"><i>León Enrique Ávila y
Peter Rosset*</i></p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Dalla sollevazione zapatista del 1°
gennaio 1994, lo stato del Chiapas ha sperimentato diverse iterazioni
della cosiddetta guerra a bassa intensità, o contro-insurrezione,
che combina la violenza paramilitare anti-zapatista
(<font color="#004586">tinyurl.com/fzwdfpdb</font>) con vari misure
politiche e sociali, compreso il veto mediatico, programmi
assistenzialisti e la strumentalizzazione delle organizzazioni
sociali e dei partiti politici, il tutto con l'obiettivo di isolare e
contenere i ribelli.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Se all'inizio le violenze erano rivolte
in particolare contro le basi di appoggio zapatiste e le comunità
alleate (aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona),
durante il governo statale di Manuel Velasco Coello (2012-2018) si è
favorita la creazione di nuovi gruppi di scontro, spesso costituiti
dal narco, con l'obiettivo di colpire nelle aree indigene non solo lo
zapatismo, ma anche tutti i gruppi oppositori al PRI-Verde. Questo si
è diffuso nelle città, come San Cristóbal de las Casas, dove sono
emerse bande criminali come <i>Los Motonetos </i>[i
motorizzati]che seminano il terrore tra la popolazione e si
dedicano allo spaccio di droga, <i>huachicol</i>, vendita di lotti in
aree naturali protette (foreste e zone umide) e controllo dell'acqua
e la sua vendita in tubazioni.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Con il cambio del governo federale si
genera l'ipotesi che la politica nazionale contro il narcotraffico
sia quella di <i>abrazos, no balazos</i> [abbracci, niente spari] o
del <i>laissez faire</i>. Il corollario ipotetico o apparente per il
Chiapas, prima con l'alleanza Verde-Morena e poi con le tensioni tra
di loro, insieme agli altri narco-partiti, è stato quello di dare
mano libera ai gruppi criminali in tutto lo Stato, sia nelle campagne
che in città, con il duplice scopo di tenere lo zapatismo alle
strette e aggredito, e controllare e anche ripulire i territori e le
risorse quotate dal capitale, siano esse minerarie, petrolifere,
turistiche, stradali e, nelle città, la speculazione immobiliare
probabilmente alimentata dal riciclaggio di denaro sporco. Ciò si
sta traducendo in un aumento notevole del traffico di droga e di
esseri umani e nella generalizzazione dei casi di gruppi armati
irregolari che sparano alle comunità e intimidiscono le popolazioni.<br></p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Col governo di Rutilio Escandón
Cadenas, questi gruppi godono di una quasi completa impunità e hanno
ampliato il loro controllo territoriale, cercando di destituire ogni
tipo di organizzazione e movimento sociale che difenda la terra e il
territorio, sia in campagna che in città. La sua massima espressione
è la combinazione con le forze del traffico come è stato
sperimentato nella parte settentrionale dello stato, in cui comuni
come Yajalón, Amatán, Aldama e Chilón, tra gli altri, hanno
autorità municipali e vessazioni che per le denunce presentate
rispondono a questi interessi. Secondo il CDHFBC, in Chiapas ci sono
più di 40 conflitti socio-ambientali, un eufemismo per lo stesso.
Tutto questo insieme alle continue o intensificate vessazioni allo
zapatismo (<font color="#004586">tinyurl.com/z5bc7uxz</font>).<br></p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Nel municipio di Pantelhó, negli Altos
del Chiapas, è ormai evidente la decomposizione del governo e
l'esecuzione degli oppositori, con l'omicidio di Simón Pedro, ex
leader di Las Abejas, assassinato giorni dopo aver presentato prove
di collusione tra le autorità municipali con i narcotrafficanti, che
porta a una vera e propria crisi umanitaria con oltre 3.000 sfollati,
e provoca la creazione di gruppi armati di autodifesa
(<font color="#004586">tinyurl.com/y9z59afx</font>). Intanto si sono
verificate sparatorie tra narcotrafficanti a Tuxtla Gutiérrez e a
San Cristóbal de las Casas, è aumentata la violenza dei Los
Motonetos e di altri gruppi d'assalto, con colpi di arma da fuoco
sparati in aria nei quartieri. Il 16 luglio scorso c'è stato uno
scontro tra <i>Los Motonetos</i> e difensori delle zone umide nei
quartieri meridionali e l'esecuzione di un volontario italiano
(<font color="#004586">tinyurl.com/b428yt3b</font>), tra altri
eventi.<br></p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Tutto indica che l'apparente politica
di Rutilio Escandón, lasciare mano libera alla criminalità armata
in Chiapas per il controllo del territorio e la <i>controinsurgencia</i>
anti-zapatista, si è trasformata in una guerra tra cartelli e di
questi contro la cittadinanza (<font color="#004586">tinyurl.com/
536umc8t </font>), in modo tale che l'entità oggi assomiglia all'era
dell'ascesa della narcopolitica in stati come Guerrero, Michoacán,
Sinaloa, Sonora o Tamaulipas. È in questo contesto di generale
degrado in Chiapas che l'EZLN e il Congresso Nazionale Indigeno
compiono il loro giro di denuncia in Europa.<br></p>
<p style="margin-bottom: 0cm">In un panorama così oscuro, tuttavia,
ci sono elementi di speranza. Il triste fatto che quasi ogni comunità
o organizzazione possa ora essere bersaglio di attacchi, crea nuove
condizioni per la concertazione. Tra questi, gli storici accordi dal
basso per porre fine a oltre mezzo secolo di violenza nella Selva
Lacandona (<font color="#004586">tinyurl.com/j5b2rv4w</font>) e
creare un piano di vita collettivo per la convivenza di tutti gli
esseri nella regione (tinyurl.com/hfe5xpky) . C'è anche l'eminente
annuncio di una nuova iniziativa nazionale dell'EZLN
(<font color="#004586">tinyurl.com/2z6chk92></font>). Il Chiapas
di Rutilio Escandón vive una straordinaria battaglia tra le forze
del bene e quelle del male.<br></p>
<p style="margin-bottom: 0cm">Fonte: La Jornada 24/07/2021
<a href="https://www.jornada.com.mx/2021/07/24/opinion/014a1pol" rel="nofollow" target="_blank">https://www.jornada.com.mx/2021/07/24/opinion/014a1pol</a><br></p>
<p style="margin-bottom: 0cm"><i>*León Enrique Ávila, profesor de
la Universidad Intercultural de Chiapas (Unich), y Peter Rosset,
profesor de El Colegio de la Frontera Sur (Ecosur)</i></p></div></div></div><div id="DAB4FAD8-2DD7-40BB-A1B8-4E2AA1F9FDF2"><br> <table style="border-top: 1px solid #D3D4DE;">
<tr>
<td style="width: 55px; padding-top: 18px;"><a href="https://www.avast.com/sig-email?utm_medium=email&utm_source=link&utm_campaign=sig-email&utm_content=webmail" target="_blank"><img src="https://ipmcdn.avast.com/images/icons/icon-envelope-tick-round-orange-animated-no-repeat-v1.gif" alt="" width="46" height="29" style="width: 46px; height: 29px;"></a></td>
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