<html><head></head><body><div class="yahoo-style-wrap" style="font-family:Helvetica Neue, Helvetica, Arial, sans-serif;font-size:13px;"><span><p class="ydp55b4ec4dMsoNormal" align="center" style="text-align:center"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif;color:#1F3864;mso-themecolor:accent1;mso-themeshade:128"><a href="https://comune-info.net/2019/04/il-secolo-di-zapata/" rel="nofollow" target="_blank">Il secolo di Zapata</a></span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal" align="center" style="text-align:center"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">di Gustavo Esteva
- 28 Aprile 2019</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 10pt;"> </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">Quando
entra trionfante a Città del Messico, insieme a Pancho Villa, ad Emiliano
Zapata viene offerta la poltrona presidenziale. Emiliano Zapata rifiuta: “Non
combatto per questo, combatto per le terre, perché le restituiscano”, spiega.
Poi torna nello Stato di Morelos, dove insieme ai contadini, dà vita alla
Comuna, una straordinaria esperienza di auto-governo fondata su un potere
municipale e su una sperimentazione di democrazia diretta che attua la riforma
agraria attraverso l’esproprio dei latifondi e apre scuole popolari. Zapata fa
ancora paura e per questo viene ucciso su mandato dell’élite nazionale e di
Venustiano Carranza, il primo presidente del Messico post-rivoluzionario. Cento
anni dopo, soprattutto grazie agli indigeni col passamontagna del Chiapas, la
sua lotta per la terra e la libertà, è più viva che mai, in Messico e altrove.
Il mondo nuovo che sognava Zapata vive nell’affermazione della dignità di chi
si batte per un’esistenza non asservita al potere del denaro e dei suoi
strumenti più fedeli: i mercati internazionali e gli Stati.</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 10pt;"> </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">La
storia inizia con un regolamento di conti. Gli storici registrano il tradimento
di Madero e addebitano il crimine a Carranza. Però il tradimento, il crimine e
il compito ancor più grave di assassinare la memoria di Zapata devono essere
attribuiti ai rivoluzionari del 1910, ai governi della Rivoluzione fino a
quello di José López Portillo e a tutti i suoi successori, fino ad oggi, come
pure alle élite di cui sono stati a servizio. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">Una
maniera semplice di cominciare il regolamento dei conti è farlo con l’ejido
[N.d.t. – Proprietà rurale di uso collettivo, diffusa soprattutto nelle
comunità indigene]. Lo zapatismo cercava di recuperare gli spazi in cui le
comunità esercitavano i loro modi di vivere e di governarsi. Nella ‘comuna’ di
Morelos (così si chiamò quella notevole esperienza), le varie comunità
ricevettero pieno riconoscimento, e per l’eternità, delle loro terre e acque,
dei loro ejidos. Le leggi che Zapata fece valere nel 1916 e 1917 garantivano
loro autonomia e forme di governo proprie. Lo Stato si formava passo dopo passo
come comunità di comunità locali, di natura anticapitalista. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">A
partire da quello di Carranza (che governò il Messico attorno al 1915, ndt), i
governi invece hanno solo cercato di realizzare e amministrare secondo le forme
politiche della civiltà capitalista, per la sua espansione, adattandosi alle
mode e alle esigenze degli ultimi 100 anni. A questo scopo dovevano assassinare
Zapata e liquidare o corrompere lo zapatismo. Scesero a compromessi con molte e svariate fazioni. Nessun compromesso fu possibile con lo zapatismo.
Era una cosa che non rientrava in quel progetto. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">Per
quanto la Costituzione del 1917 rappresentasse una formula di compromesso, in
essa restò una ingannevole formula
antizapatista. Oltre a rivendicare che la terra è della nazione, si
afferma che essa può divenire proprietà privata con il trasferimento del suo
possesso a privati. Si afferma inoltre che coloro che non hanno terra a
sufficienza hanno il diritto di esserne dotati, e che quanti ancora vivessero
secondo il sistema dell’uso comunale della terra hanno il diritto di sfruttare
in comune le loro terre, però il tutto è assoggettato alla legge del 6 gennaio
1915, di Carranza. In quella legge si affermò espressamente che non si trattava
di rivitalizzare le antiche comunità, né di crearne altre simili, ma unicamente
di concedere terre alla popolazione più misera che ne era priva. In questo modo
lo spirito antizapatista restò impresso nella Costituzione e passò in tutte le
leggi agrarie formulate da allora in poi. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">Poiché
la nazione acquista esistenza reale solo nel governo, tutto ciò che riguarda le
terre e le acque in questi 100 anni è rimasto nelle mani di un gruppo sempre
più incompetente e corrotto, costantemente al servizio del capitale. Per un
secolo le popolazioni hanno dovuto subire ogni sorta di soprusi e affrontare
ogni sorta di ostacoli per difendere i loro diritti originari, quelli che
possedevano molto prima che la nazione acquistasse una forma di esistenza
legale, diritti che lo zapatismo aveva pienamente riconosciuto. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">La
rivendicazione attuale non significa ritornare al 1992, allorché venne
liquidato il regime agrario della Rivoluzione e si pose fine all’anomalia, in
una società capitalista, di una parte della terra che restava al di fuori del
mercato e della proprietà privata. La riforma liberò l’ejido carranzista dal
ferreo controllo statale, però solo per sottometterlo a quello del mercato. Ciò
di cui oggi c’è necessità è smontare il delirio antizapatista che dura da 100
anni e che, subordinando i popoli allo Stato o al mercato, subordina tutto al
capitale. Il punto di riferimento non è il 1917 o il 1992, né gli anni
precedenti alla riforma salinista (quella del 1992, ndt). È lo zapatismo di
Zapata, la Comuna del Morelos. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">Questo
è ciò che lo zapatismo di oggi reclama e che sarebbe stato concordato a San
Andrés (nelle trattative fra gli insorti neozapatisti e il Governo, ndt).
Nell’identico modo in cui consultazioni manipolate (il riferimento è all’ampio
uso che ne sta facendo il governo di AMLO, ndt) pretendono di essere
compatibili con norme nazionali e internazionali, oggi si prepara l’attuazione
di quegli accordi. È un infame inganno. Invece di rispettare la piena autonomia
delle popolazioni e la loro decisione di seguire il proprio cammino,
l’amministrazione attuale si è proposta di sottometterli. I suoi progetti
stellari, il treno Maya [ndt: il progetto di linea ferroviaria di interesse
turistico e commerciale, da Cancun a Palenque] e il Corredor Transistmico [ndt:
un corridoio multimodale fra il Pacifico e l’Atlantico, nella regione
dell’Istmo di Tehuantepec], hanno una caratteristica precisa: intendono subordinare la vita della gente del
sudest a una logica che le è completamente estranea … Per il suo bene! </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">Si
parla di ecoturismo o di imprese turistiche comunitarie come pretesto. Ormai le
grandi imprese turistiche non investono più in hotel, treni o linee aeree: sono
le padrone dei turisti e li muovono da un territorio all’altro in funzione
degli accordi che impongono alle agenzie locali. Il Corredor vuole sottoporre
una delle più ricche zone del paese a una logica del commercio internazionale
sulla quale le popolazioni e il governo messicano non avranno più alcun potere
di dire o di fare qualcosa. </span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif">La
tradizione di Emiliano Zapata, che l’EZLN ha attualizzato e rinnovato, guarda
oggi a forme di esistenza sociale che rappresentano una innovazione radicale.
Circolano per il mondo come baluardi di fronte all’orrore e come possibilità
reali di un mondo nuovo. Questo deve essere il secolo di Zapata, quello in cui
la gente costruirà la propria vita senza subordinarsi allo Stato o al mercato,
cioè al capitale. <span style="color:#1F3864;mso-themecolor:accent1;mso-themeshade:128"><a href="https://comune-info.net/2019/04/il-secolo-di-zapata/" rel="nofollow" target="_blank"><span lang="ES">https://comune-info.net/2019/04/il-secolo-di-zapata/</span></a></span></span><span lang="ES" style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif;color:#1F3864;mso-themecolor:accent1;mso-themeshade:128;mso-ansi-language:ES"></span></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><i><span lang="ES" style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif;color:#1F3864;mso-themecolor:accent1;mso-themeshade:128;mso-ansi-language:ES">Fonte: La
Jornada - <a href="https://www.jornada.com.mx/2019/04/22/opinion/014a1pol" rel="nofollow" target="_blank">https://www.jornada.com.mx/2019/04/22/opinion/014a1pol</a></span></i></p>
<p class="ydp55b4ec4dMsoNormal"><i><span style="font-size:10.0pt;font-family:"Times New Roman",serif;color:#1F3864;mso-themecolor:accent1;mso-themeshade:128">traduzione a cura di Camminar
domandando <a href="https://camminardomandando.wordpress.com/" rel="nofollow" target="_blank">https://camminardomandando.wordpress.com/</a></span></i></p></span><br><br></div></body></html>