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<strong>Si rafforzano le radio libere in Guerrero</strong><br>
<br><BR>
Guerrero, Messico. Per fare ascoltare la nostra parola, imparare
dalle esperienze di altre comunità e conservare le nostre tradizioni è
fondamentale essere organizzati, creare e saper gestire i nostri mezzi
di comunicazione con il permesso e la legittimità non concessi dallo
Stato, ma dai nostri popoli, concordano nel dire i militanti di diverse
radio comunitarie dello stato del Guerrero.<BR>
La sede della Polizia Comunitaria, situata in San Luis Acatlán, Costa
Chica dello stato del Guerrero, è stato il punto di ritrovo per
l'Incontro delle Radio Comunitarie del Guerrero. Fino a qui sono
arrivate radio <em>Ñomndaa</em> (La Parola dell'Acqua), da Suljaa’; <em>Uan Milahuak Tlajtoli </em>(Seminiamo parole per raccogliere speranze), da Chilapa; <em>Voces Nuestras</em>, da Ayotzinapa; <em>Radio UNISUR</em>, da Cuajinicuilapa; <em>Vaza Radio</em>, da Tlapa; <em>La Voz de los Pueblos</em>, da Espino Blanco; <em>La Voz de la Costa Chica</em>, da San Luis Acatlán e <em>Radio Despertar de mi Pueblo</em>, da Chilixtlahuaca.<BR>
Dopo due giorni di riunione, le radio presenti hanno concordato la
formazione di una struttura organizzativa che hanno chiamato Rete delle
Radio Comunitarie e dei Media Liberi del Guerrero, il cui obiettivo è la
condivisione e la diffusione dell'informazione delle diverse comunità,
popoli e regioni.<BR>
L'etere dove viaggia la parola e si rafforza la difesa delle radio
come patrimonio delle popolazioni, spiegano nel documento finale, "è
anche il territorio nel quale produciamo i nostri alimenti e
riproduciamo la nostra identità culturale".<BR>
Uno degli accordi riguarda la trasmissione di <em>Noticias de mi Pueblo</em>, un notiziario che verrà trasmesso in lingue <em>tu’unsavi</em>, <em>ñomndaa</em>, <em>nahua</em>, <em>me’phaa</em> e spagnolo. Sarà un'operazione collettiva e popolare delle regioni Centro, Montaña e Costa Chica.<BR>
Román Hernández, del Centro dei Diritti Umani della Montaña Tlachinollan, in un'intervista con <em>Desinformémonos</em>
segnala: “Abbiamo trovato argomentazioni in dichiarazioni, convenzioni e
trattati internazionali, risorse che sostengono l'esercizio della
libertà di espressione e informazione".<BR>
Nella dichiarazione finale dell'incontro, le Radio Comunitarie del
Guerrero spiegano che i popoli si sono organizzati per creare i propri
mezzi di comunicazione con il permesso e la legittimità delle comunità,
il cui spirito è contenuto negli Accordi di San Andrés e ha il sostegno
di diversi strumenti giuridici vigenti in Messico come la stessa
Costituzione messicana, la Convenzione 169 dell'Organizzazione
Internazionale del Lavoro (OIL), la Convenzione Americana sui Diritti
Umani, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli
Indigeni, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la
Dichiarazione dei Principi sulla Libertà di Espressione della
Commissione Interamericana dei Diritti Umani.<BR>
L'attivista del centro dei diritti umani Tlachinollan, organizzazione
che accompagna diversi popoli e comunità della montagna, spiega che
l'importanza della Rete di comunicazione comunitaria "nasce dalla
necessità di avere un lavoro articolato nell'esercizio dei diritti
collettivi, nella promozione all'accesso all'informazione, alla libertà
di espressione e all'autodeterminazione.<BR>
"In questa Rete si intrecciano i diversi processi degli studenti,
delle comunità e i processi urbani, e, davanti ad un'eventuale ondata
repressiva delle radio comunitarie, sentiamo la necessità di unirci e
reagire in maniera congiunta di fronte ad una possibile aggressione.<BR>
"Siamo in una fase di consolidamento e apprendimento. Abbiamo bisogno
di informare le comunità, ci conosciamo sul territorio. Nel 2008
eravamo con Radio Ñomndaa quando aggredirono e distrussero la radio.
Adesso siamo con i "normalisti" di Ayotzinapa [<a href="http://es.wikipedia.org/wiki/Escuela_Normal_Rural_de_Ayotzinapa" _mce_href="http://es.wikipedia.org/wiki/Escuela_Normal_Rural_de_Ayotzinapa">http://es.wikipedia.org/wiki/Escuela_Normal_Rural_de_Ayotzinapa</a>, <em>ndt</em>],
dove la polizia dello stato ha giustiziato Jorge Alexis Piña e Gabriel
Echeverría, e per questo adesso gli studenti hanno deciso di dar vita a
una radio".<BR>
Davanti alla necessità di resistere in forma organizzata al
disprezzo, al saccheggio, allo sfruttamento e alla repressione che il
sistema capitalista impone ai nostri popoli e comunità "vogliamo far
ascoltare la nostra parola e ci siamo organizzati per creare i nostri
mezzi di comunicazione con il permesso e la legittimità dei nostri
popoli", spiegano gli attivisti della Rete.<BR>
Quello che si cerca, sostiene Román Hernández, è che "la comunità si
estenda dalla Costa alla Montaña, da una scuola alla comunità, dal
Guerrero al Paese. L'idea è quella di tessere legami. L'informazione
arriva alle comunità attraverso le radio comunitarie perché i mass media
non fanno mai niente per le comunità".<BR>
La Rete nata di recente, tra i suoi principi, dichiara la lotta
contro l'emarginazione e il disprezzo dei gruppi indigeni, così come,
più di 17 anni fa, si indicava nel Documento dei consulenti dell'EZLN
discusso in Chiapas durante i Dialoghi di San Andrés in materia di
comunicazione.<BR>
"È diritto della società nazionale aver libero acesso alle voci di
tutti quelli che ne fanno parte. È diritto della società poter
comunicare tanto con il mondo esterno che al proprio interno. Questo
diritto non è stato garantito, dato che un ampio settore della società,
in particolar modo i popoli indigeni, è stato privato dei mezzi che
permetterebbero di far sentire la sua voce. Il dialogo culturale dei
popoli indigeni, e interculturale con il resto della nazione e nel
mondo, attraverso i mezzi di comunicazione, è uno degli strumenti più
importanti per combattere il razzismo, l'emarginazione e l'isolamento
imperanti nel nostro paese e che colpiscono specialmente i popoli
indigeni. In questa emarginazione e isolamento, la società nazionale si
isola ed emargina se stessa. L'uso e la riappropriazione dei mezzi di
comunicazione da parte dei popoli indigeni sono intrinsecamente
vincolati al processo dell'autonomia".<BR>
La Rete delle Radio Comunitarie e dei Media Liberi ha stabilito nei
suoi principi il rispetto e il sostegno all'autonomia di ogni radio e
ogni popolo, il mutuo soccorso, la solidarietà, la lotta contro il
capitalismo, l'indipendenza dai partiti politici e dal governo. Si sono
anche espressi contro il proselitismo religioso e a favore del lavoro
autogestito, della difesa dell'identità e dell'esercizio dei diritti
collettivi. La Rete non ha rappresentanti e le decisioni vengono prese
per consenso e in assemblea.<BR>
Le radio di studenti, indigeni, popoli e comunità e migranti indigeni
nelle città sono riuscite ad accordarsi su come andare avanti e cosa
costruire.<BR>
Geronimo, studente e conduttore della radio <em>Voz del Pueblo</em>,
che trasmette dal centro di Cuajinicuilapa ed è parte dell'Università
Interculturale dei Popoli del Sud (UNISUR), commenta così in
un'intervista: "Noi siamo una radio con visione comunitaria. Stiamo
mettendo assieme le nostre esperienze e condividendo la visione di ogni
radio comunitaria, per poi trasformare la conoscenza. Ci siamo tutti,
nessuno può tornare indietro, siamo un collettivo. Siamo una rete
comunitaria, perché è così che pensiamo come popoli.<BR>
"Trasmettiamo quello che succede in ogni villaggio, come vengono
risolti i conflitti agrari, i problemi sanitari. Come non vengono o
vengono risolti. Il compito è condividere nella Rete queste
problematiche".<BR>
La <em>UNISUR</em> ha cominciato il suo viaggio nel 2007, con quattro
unità accademiche: Santa Cruz El Rincón, Cuajinicuilapa, Xochistlahuaca
e Xalitla, ed è il frutto di due lotte, quella degli indigeni nel 1991 e
quella del movimento degli insegnanti di stato.<BR>
<em>Uan Milahuak Tlajtoli</em> (Seminiamo parole per raccogliere
speranze) è il nome nahua della radio di educazione della comunità di
Chilapa, nella Montaña Baja del Guerrero. Trasmettono dalla scuola
preparatoria 26, Albert Einstein, di questa comunità.<BR>
Hugo Cortez, conduttore e responsabile della radio afferma che
"l'etere è un bene nazionale, è di tutti quelli che fanno parte di
questo territorio che chiamiamo Messico, dobbiamo utilizzarlo e
strapparlo dalle mani di chi se ne è appropriato. Dobbiamo far vedere
alla gente che l'etere è suo e che può essere usato dalle radio
comunitarie.<BR>
"Desideravamo questo da tanti anni, questa rete è un passo in avanti
per intensificare le attività dei media liberi, alternativi e
comunitari, per coordinare lavori e consolidare le azioni. Ciò che prima
facevamo in modo isolato adesso sarà unito, più forte e con la certezza
che quello che stiamo facendo come Rete ha degli obiettivi definiti con
le comunità del Guerrero.<BR>
"Per noi è una goia dire alle comunità indigene e meticce che l'etere
è nostro e che dobbiamo farne un uso collettivo e al servizio delle
comunità".<BR><br><BR><br><BR>
<strong>Le radio contro l'attività mineraria.</strong><BR><strong><br></strong><BR>
<em>La Voz de la Costa Chica</em>, il cui responsabile è Delfino, di San Luis Acatlán, <em>La Voz de los Pueblos,</em> rappresentata da Adelaido, della zona mepháa e <em>El Despertar de los Pueblos</em>, di Espino Blanco, della zona <em>na’savi</em>
di Chilistalhuaca sono le radio che partecipano al Coordinamento
Regionale delle Autorità Comunitarie - Polizia Comunitaria delle regioni
Montaña e Costa Chica del Guerrero.<BR>
<em>La Voz de los Pueblos</em> e <em>La Voz de la Costa Chica</em>
sono attive in un movimento più ampio che si oppone a diversi progetti
di sfruttamento minerario previsti in questa zona indigena.<BR>
Le radio diffondono informazioni sulle conseguenze dello sfruttamento
minerario e passano le registrazioni delle assemblee regionali, nelle
quali la popolazione e le autorità comunitarie stanno esprimendo il loro
rifiuto all'attività mineraria. Nel caso specifico de <em>La Voz de la Costa Chica</em>,
il gruppo di conduttori e operatori ha svolto un ruolo più attivo,
sviluppando l'attività di informazione e sensibilizzazione al di là
dello spazio radiofonico: organizzano proiezioni di video nelle
comunità, i quali aprono spazi per l'informazione e il dibattito tra i
presenti sul tema dello sfruttamento minerario.<BR>
In casi come questi, le radio stanno stimolando il processo di
mobilitazione in difesa del territorio e, come conseguenza, il loro
indice di ascolto è cresciuto considerevolmente in tutta la regione.<BR>
Per Delfino, conduttore e responsabile di <em>La Voz de la Costa Chica</em>
"la radio nasce come necessità di comunicazione dei popoli e si
trasforma in un mezzo per unirli, un servizio alle comunità per
condividere e risovere problemi che esistono in ogni comunità".<BR>
"Ad esempio", ricorda Delfino, "quando ci fu il terremoto funzionammo
come collegamento, dando raccomandazioni su ciò che si doveva fare e
dimostrando la nostra utilità alle comunità".<BR>
Per Adelaido, indigeno <em>mephaá</em> della zona Montaña, le radio
comunitarie "servono per unire le comunità che sono nella polizia
comunitaria e rendere più veloce il servizio di sicurezza".<BR>
<em>El Despertar de mi Pueblo</em>, radio della comunità di
Chilistlahuaca, è stata recentemente creata dal Coordinamento Regionale
delle Autorità Comunitarie, trasmette in lingua originaria e sta
aggregando i giovani della zona.<BR>
<em>Radio Ñomdaa</em>, di Suljaa’, è una radio della regione Costa,
vicino allo stato di Oaxaca. Si tratta di una radio indigena,
indipendente dal governo e dai partiti politici o religiosi. Così si
definiscono gli operatori della radio nel presentare il progetto. Essi
vengono da una storia di autonomia e resistenza. Suljaa’ fu una tra le
prime comunità che si dichiararono autonome dopo le comunità zapatiste
in Chiapas.<BR>
"È l'esercizio, nei fatti, del diritto come persone e come popolo
indigeno alla comunicazione, alla libera espressione delle idee,
all'informazione, alla valorizzazione, al consolidamento e alla difesa
della nostra cultura", spiegano. "Questa radio non ha permessi legali,
non è soggetta a condizionamenti statali, radio <em>Ñomndaa</em> opera con il permesso del popolo".<BR>
Fonte d'ispirazione per molte radio del Guerrero, in un'intervista
essi assicurano: "Il nostro primo obiettivo è molto concreto:
trasmettere chi sono le <em>amuzgas</em> e gli <em>amuzgos</em>, la
nostra lingua, la nostra musica tradizionale con il violino, che è una
musica con una storia che si sta perdendo. Crediamo che la difesa della
musica e della parola è una delle conquiste di radio <em>Ñomndaa</em>.
Se i nostri nonni muoiono, le loro canzoni sono conservate
nell'archivio; i figli e i nipoti le potranno ascoltare, e così anche le
nostre idee", dichiarano i redattori di La Palabra del Agua.<BR>
La radio serve ad informare il popolo, racconta un rappresentante di radio <em>Ñomdaa</em>.
"Dopo il terremoto, ad esempio, i sentieri erano bloccati, la gente
cominciò a inviare informazioni sulla situazione delle comunità, in
quale stato si trovavano e che danni avevano subito".<BR>
"La radio", spiega il conduttore, "deve parlare con autenticità alla
gente, spiegarle che è un avvenimento naturale, toglierle la paura e
suggerire misure di prevenzione ai disastri in caso si ripetano.<BR>
"È da tempo che pensiamo a questa rete di media attivisti e adesso si
sta concretizzando, è un fatto importante per la storia del Guerrero.<BR>
Avanziamo poco alla volta perché altri si uniscano. Stiamo lanciando
appelli alle organizzazioni perché costruiscano i propri mezzi di
comunicazione e alle radio e media liberi perché si uniscano a questa
rete".<BR>
Antonio, responsabile della radio di Ayotzinapa <em>Voces Nuestras</em>,
che trasmette da Chilpancingo, Guerrero, e aderente della Federazione
degli Studenti Contadini Socialisti, avverte: "La morte dei nostri
compagni il 12 dicembre dell'anno scorso e la tortura di altri compagni,
così come lo stato informativo che stiamo vivendo, sono state le cause
della riflessione che ci ha portato a creare i nostri mezzi di
informazione, ad ascoltare le nostre voci, le voci del popolo".<BR>
"Per noi la radio", spiega Antonio, "nasce da una necessità come
collettivo di restare organizzati, di fornire alla popolazione un
servizio informativo, fatto da media liberi e alternativi che fanno
ascoltare le voci"<BR>
"Nel Guerrero è importante articolare questa Rete, per condividere
esperienze, sogni e andare oltre le piccole frontiere in cui ci
troviamo.<BR>
"Stiamo facendo assemblee, la realizzazione di un notiziario sarà la prima tappa, avanziamo".<BR>
Román Hernández, di Tlachinollan, segnala che "l'idea è quella di
creare legami comunitari di mutuo soccorso, informazione puntuale e
veritiera. E questo lo possono fare solo i popoli per conto loro. Non
possiamo sederci ad aspettare che arrivi la soluzione dai media statali o
privati, dato che sono estranei alle necessità dei popoli", conclude.<BR>
Con un appello lanciato a popoli, organizzazioni, collettivi e
movimenti, la Rete di Radio Comunitarie e Media Liberi del Guerrero ha
anche invitato alla "creazione dei mezzi di comunicazione: radio,
giornali, media digitali o qualsiasi altro che l'immaginazione e la
forza dei popoli possano creare, per rompere l'assedio informativo,
comunicare la parola dei popoli e costruire comunità forti, organizzate,
libere, indipendenti e autonome".<BR><br><BR>
fonte: <a href="http://desinformemonos.org/2012/07/se-fortalecen-las-radios-libres-en-guerrero/" _mce_href="http://desinformemonos.org/2012/07/se-fortalecen-las-radios-libres-en-guerrero/">http://desinformemonos.org/2012/07/se-fortalecen-las-radios-libres-en-guerrero/</a><BR><br _mce_bogus="1"><BR>
(traduzione a cura di rebeldefc@autistici.org - <a href="http://www.caferebeldefc.org/">http://www.caferebeldefc.org/</a>)<BR>                                            </div></body>
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