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<p class="MsoNormal" style="text-align:center" align="center"><i style="mso-bidi-font-style:
normal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">La Jornada – Domenica 3
luglio 2011</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:center" align="center"><b style="mso-bidi-font-weight:
normal"><span style="font-size:20.0pt;mso-ansi-language:IT" lang="IT"><a href="http://chiapasbg.wordpress.com/2011/07/03/2437situazione-grave/">Aumentano
le minacce contro le basi di appoggio zapatiste. Si teme un’aggressione armata</a></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><i style="mso-bidi-font-style:normal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
las Casas, 2 luglio</span></i><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">. Le
basi di appoggio dell'EZLN dell'ejido San Marcos Avilés, municipio di Sitalá,
si trovano in una situazione allarmante. Dopo mesi di minacce, aggressioni ed
espropri da parte di gruppi vincolati ai tre partiti che condividono il potere
istituzionale nella regione tzeltal, c'è ora il rischio di un'aggressione
armata, perché gli aggressori si sono riforniti di pistole e fucili, molte armi
fornite da Ernesto López Núñez, ex poliziotto del vicino municipio di Chilón.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">La giunta di buon
governo (JBG) <i style="mso-bidi-font-style:normal">Corazón céntrico de los
zapatistas delante del mundo</i>, del <i style="mso-bidi-font-style:normal">caracol</i>
di Oventic, ha diffuso una <a href="http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2011/07/02/4823/">denuncia dettagliata</a>
della situazione a San Marcos. Dall'anno scorso, segnala, i "nostri
compagni vivono una situazione molto difficile a causa di persone dei diversi
partiti politici e di autorità della comunità stessa".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Le minacce di
morte, le vessazioni, gli espropri di terre coltivate e gli sgomberi sono
cominciati l'anno scorso, "per il fatto di aver dato avvio alla scuola
autonoma nel villaggio". Nel 2010 era stato fermato uno zapatista "ed
obbligato a firmare un documento per uscire dall'organizzazione; il nostro
compagno si rifiutò ma ricevette minacce e insulti". Dissero che avrebbero
preso le terre degli zapatisti.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 24 e 25 agosto
si presero delle terre "che erano state comperate più di 10 anni fa".
Sottrassero agli zapatisti 31 ettari, in diversi posti dell'ejido stesso, con
5.850 piante di caffè, 10 ettari di milpa, fagioli, bestiame, sei cavalli e tre
case". Il 9 settembre gli zapatisti furono cacciati e dopo essere rimasti
33 giorni in montagna, il 12 ottobre tornarono. Le loro case, i loro beni e le
loro coltivazioni erano stati saccheggiati e distrutti.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 2 gennaio, le
autorità ufficiali di San Marcos volevano obbligare gli zapatisti in resistenza
a pagare l'imposta sull'elettricità minacciandoli di cacciarli nuovamente. L'8
febbraio le autorità dei diversi partiti volevano fargli pagare il podere.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 13 febbraio,
l'ex poliziotto López Núñez reclamò infondatamente come suo un terreno delle
basi dell'EZLN. A partire da quella data le persone dei partiti PRI, PRD e PVEM
hanno cominciato ad affittare il terreno a persone degli ejidos Tzajalá e
Progreso, oltre ad 8 ettari che appartengono per diritto ejidale agli
zapatisti. Il 17 febbraio le autorità ufficiali hanno cercato di pagare
l'imposta del terreno "all'Agenzia del Fisco di Chilón, e lì hanno chiesto
loro un documento firmato dagli zapatisti dove si diceva che questi ultimi non
avrebbero pagato". Ma i filogovernativi hanno raccolto i soldi per pagare
allo scopo di appropriarsi dei terreni delle basi zapatiste".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 25 febbraio
gli zapatisti erano andati a lavorare nelle loro piantagioni di caffè mentre 30
dei loro aggressori si riunivano per prendere accordi", ed il giorno
seguente "sono arrivati nella piantagione di caffè, armati e minacciando
la JBG ed i nostri compagni". Inoltre hanno messo in vendita la
piantagione di caffè "a 14 mila pesos per ettaro, per comprare altre
armi".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 6 aprile nella
comunità è stato installato un accampamento civile per la pace e subito gli
osservatori sono stati minacciati. Dalla fine di marzo "gli aggressori
hanno lavorato gli appezzamenti dei nostri compagni ed hanno abbattuto milpas,
canne da zucchero, alberi, banani, piante di caffè". Gli osservatori hanno
documentato la presenza della Polizia Federale nella comunità in ripetute
occasioni "col pretesto di controllare i due gruppi".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 20 aprile ci
sono stati degli spari mentre proseguivano le minacce e le occupazioni di terre
zapatiste. Il gruppo armato di 30 aggressori dei diversi partiti si riuniscono
continuamente per programmare azioni "contro gli internazionali e dicono
di non aver paura di fare il necessario per disfarsi degli osservatori".
Tutti i lavori che realizzano le basi di appoggio zapatiste sono distrutti. Il
24 aprile, Abraham Kanté López, del PRI, ha detto agli zapatisti "che li
avrebbe ammazzati" se raccoglievano legna o mais nel suo terreno. Il 25
aprile, il priísta Manuel Díaz Ruiz ha occupato una milpa di 5 ettari che
appartiene ad uno zapatista.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">La JBG conferma
che gli aggressori hanno almeno una trentina di armi di vario calibro. Il 21
maggio, "alcune donne dei partiti politici hanno accusato di furto gli
osservatori quando alcuni funzionari erano venuti a distribuire le briciole del
malgoverno a Yokjá e questi ultimi sono stati assaltati da un gruppo di uomini
mascherati".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 22 maggio i
dirigenti del gruppo aggressore José Cruz Hernández, Ernesto Méndez Gutiérrez,
José Guadalupe Kante Gómez, Domingo Ruiz Pérez, Alejandro Núñez Ruiz e Genaro
Vázquez Gómez "si erano riuniti, tutti armati, in una bottega sulla
strada". Lorenzo Ruiz Gómez, Carlos Ruiz Gómez ed Ernesto López Núñez sono
andati a casa dello zapatista Lorenzo Velasco Mendoza, "e quando sua
moglie li ha visti si è messa a gridare e chiamare Lorenzo" e gli
aggressori sono fuggiti. "Il loro obiettivo era violentare la compagna e
catturare gli osservatori".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 3 giugno è
stato bruciato il terreno di Sebastián Ruiz López. "Il loro piano era far
accorrere le basi di appoggio per spegnere l'incendio e da lì incominciare uno
scontro", rivela la JBG. Lo stesso giorno, 20 uomini armati "hanno
bloccato la strada". Il giorno 5 i dirigenti dei partiti "hanno steso
un verbale di accordo rivolto al capo militare di Ocosingo, Fernando Martínez,
per chiedere l'intervento dei soldati", perché loro "avevano già
fatto tutto quanto possibile per farla finita dei compagni, ma non ci sono
riusciti". Quel giorno, i dirigenti degli aggressori sono andati a Sitalá
e San Joaquín "per cercare delle persone che sono assassini per uccidere i
nostri compagni".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Il 13 giugno sono
iniziati i pattugliamenti militari sulla strada che va a Tacuba. Il giorno 18,
un gruppo di basi di appoggio è stato minacciato da Lorenzo Ruiz Gómez,
originario di San Marcos e da Vicente Ruiz Pérez, di Tacuba Nueva. Il 25
giugno, all'1 di notte, gli aggressori armati hanno circondato la casa di Juan
Velasco Aguilar. Il giorno 30 "si è presento un gruppo di delegati del
governo dello stato a parlare col commissari", ed hanno annunciato che
sarebbero tornati sabato, non si sa a che scopo".</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT">Né le basi di
appoggio né la JBG hanno risposto in maniera violenta "né con fatti né con
parole, perché noi zapatisti siamo gente ragionevole e di sani principi e non
vogliamo scontrarci coi nostri stessi fratelli indigeni, ma i cattivi
governanti vogliono a tutti i costi che siamo nemici e che ci uccidiamo tra
noi", sostengono le autorità autonome. <a href="http://www.jornada.unam.mx/2011/07/03/politica/021n1pol">http://www.jornada.unam.mx/2011/07/03/politica/021n1pol</a></span></p>
<p class="MsoNormal"><i style="mso-bidi-font-style:normal"><span style="mso-ansi-language:IT" lang="IT"><a href="http://chiapasbg.wordpress.com/">(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)</a></span></i></p>
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