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<div align="center"><div class="titlentry">Espulso dal Messico il giornalista Gianni Proiettis</div></div>
di <a href="http://lamericalatina.net/"><b>Fabrizio Lorusso</b></a><BR>
<img alt="gianni.jpg" src="http://www.carmillaonline.com/archives/gianni.jpg" height="160" hspace="4" vspace="2" width="122" align="left" border="0"><i>Puerto Escondido, Messico</i>. Ci avevano già provato esattamente <a href="http://lamericalatina.net/2010/12/16/arrestato-in-chiapas-messico-il-giornalista-italiano-gianni-proiettis/">quattro mesi fa </a>e
ora ci sono riusciti. Il giornalista italiano residente nella città
meridionale di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas, è stato espulso
ed è stato costretto a partire per Roma con un volo da Città del Messico
alle 7 pm del 15 aprile. In base <a href="http://info4.juridicas.unam.mx/ijure/fed/9/34.htm?s">all’articolo 33 </a>della
Costituzione messicana il governo, attraverso gli uffici decentrati e i
funzionari dell’Istituto Nazionale della Migrazione (INM), ha la
facoltà di deportare a suo piacimento (la chiamano “discrezionalità”) le
persone indesiderate. <br>
E’ una norma che fu pensata all’epoca in cui gli stranieri intervenivano
pesantemente nella politica nazionale e in più occasioni (vedi
invasioni statunitensi e francesi in Messico) minacciarono concretamente
la sovranità e l’indipendenza del paese. Da molti anni ormai viene
utilizzato come spauracchio contro i giornalisti, gli attivisti e gli
stranieri in generale anche se a volte purtroppo la minaccia si
concretizza più facilmente e rapidamente di quanto ci si possa
immaginare.<BR>
<a name="more"></a>
Ieri Giovanni Proiettis, Gianni per gli amici, si è recato agli
uffici della Migrazione per rinnovare il suo permesso di soggiorno
(FM=Forma Migratoria) così come ha fatto negli ultimi sedici anni in cui
ha risieduto legalmente in Messico svolgendo le sue attività di
professore universitario, giornalista e cooperante in progetti di
sviluppo comunitario in Chiapas, una delle regioni più povere e
sfruttate del paese. Non è più uscito da quegli uffici se non per essere
deportato nella capitale della regione, Tuxtla Gutiérrez, e poi a Città
del Messico qualche ora dopo. Come sempre in questi casi sono molte le
violazioni ai diritti dell’uomo perpetrate dai vari funzionari, armati e
non, che intervengono nel processo di deportazione fast track. Gianni
Proiettis non ha avuto la possibilità di comunicare con parenti, amici e
nemmeno con l’ambasciata, ha subito vessazioni e trattamento “inumano e
degradante” durante una detenzione illegale ed è stato poi rinchiuso in
una cella nella zona periferica di Iztapalapa. <BR>
Nonostante un giudice di Tuxtla avesse emesso un’ordinanza (<a href="http://narcosphere.narconews.com/userfiles/70/amparogianni.pdf">scaricabile qui</a>)
che impediva l’espulsione del giornalista e criticava le modalità in
cui è stato applicato e interpretato l’articolo 33 costituzionale, non
c’è stato nulla da fare perché il documento è arrivato in ritardo alle
autorità che in aeroporto avevano già imbarcato Proiettis. Sua moglie ha
dichiarato ai giornalisti di <a href="http://narcosphere.narconews.com/thefield/4393/mexican-government-detains-italian-journalist-gianni-proiettis-again">NarcoNews </a>che
non c’era stato nulla di anomalo negli ultimi 4 mesi, nessun segnale
che preannunciasse questa decisione arbitraria e ingiustificata come
sostiene anche lo stesso atto giudiziario emesso a Tuxtla in difesa
dell’italiano. Già il dicembre scorso Proiettis era stato oggetto di un
tentativo d’espulsione – inizialmente si disse che fu a causa della sua
partecipazione al summit sul cambio climatico di Cancun – che fu
sventato anche grazie alla pronta reazione della stampa e all’intervento
dei media indipendenti in difesa della libertà di pensiero ed
espressione. <BR>
Da anni le attività del giornalista italiano, impegnato in un
progetto di eco-turismo nella cittadina di Venustiano Carranza, non sono
gradite all’autorità e al governatore del PRD (Partido Revolución
Democrática), Juán Sabines. Stesso discorso per i suoi articoli di
denuncia sull’operato delle imprese multinazionali minerarie nella
regione: in particolare, <a href="http://narconews.com/Issue63/article4023.html">un’intervista</a>
del 23 gennaio 2010 con il padre del leader sindacale Mariano Abarca,
assassinato nel novembre 2009, risultò particolarmente scomoda per la
compagnia mineraria canadese <a href="http://www.blackfireexploration.com/">Blackfire Exploration Ltd </a>e i funzionari statali che ne difendono gli affari. <BR>
A dicembre il governo del Chiapas e l’INM dovettero ripiegare in modo
rocambolesco e, dopo aver cambiato più volte i capi d’imputazione
contro Proiettis, arrivando perfino a inventare accuse per spaccio di
droga, porsero ufficialmente <a href="http://www.narconews.com/Issue67/articulo4284.html">le proprie scuse </a>per
quanto era accaduto. Evidentemente si trattava di un bluff e di una
tregua momentanea in attesa di una nuova rappresaglia che è arrivata
puntuale allo scoccare del quarto mese. Altri dettagli interessanti sul
caso dalla rivista Proceso <a href="http://www.proceso.com.mx/rv/modHome/detalleExclusiva/90357">QUI</a>.<BR><a href="http://www.carmillaonline.com/archives/2011/04/003870.html">http://www.carmillaonline.com/archives/2011/04/003870.html</a><br><BR>                                            </body>
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