[Ezln-it] Le terre recuperate dallo zapatismo
Annamaria
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Fri Dec 8 13:29:23 CET 2023
Le terre recuperate dallo zapatismo Magdalena Gómezhttps://www.jornada.com.mx/noticia/2023/12/05/opinion/las-tierras-recuperadas-por-el-zapatismo-285
Il 3 dicembre scorso il corrispondente di La Jornada in Chiapas, Elio Enríquez, ha pubblicato una notizia preoccupante per ciò che potrebbe innescarsi nell'attivazione di attacchi contro le comunità zapatiste a pochi giorni dal 30° anniversario della sollevazione dell'EZLN, quando recuperarono terre che hanno occupato pacificamente, continuativamente e pubblicamente dal 1995, non certo esenti da aggressioni da parte di gruppi civili armati per provocarne lo sfollamento forzato. Si tratta di un'intervista con Raymundo Augusto García Álvarez, presidente del consiglio di sorveglianza dell'associazione civile Proprietari Rurali Sfollati della Zona di Conflitto (La Jornada 3/12/23) il quale ha riferito che “un giudice federale” ha emesso una sentenza che ordina al governo federale di risarcire i “41.937 ettari occupati dagli zapatisti nel 1994, che vede coinvolti più di 400 proprietari di Ocosingo, Altamirano e Las Margaritas rimasti nella cosiddetta zona di conflitto dopo la sollevazione”. Non ha specificato quale giudice né la data e il contenuto della risoluzione, ha solo indicato che “è appena uscita” dopo aver verificato che le autorità hanno omesso di difendere i loro diritti e ha sottolineato che da allora le loro famiglie hanno subito lo sfollamento forzato interno e ora sono pronti a far sì che la sentenza venga eseguita e si formi subito una commissione: “non aspetteremo oltre”. Fatta salva la disponibilità di maggiori informazioni giuridiche e la conoscenza delle argomentazioni ufficiali, è importante che, a quanto pare, non sia previsto lo scenario del recupero dei terreni o richieste al riguardo, e secondo l'intervistato si tratta di ottenere un risarcimento; tuttavia, l’immediata implicazione politica è ovvia. La questione del recupero delle terre occupate è stata il motore della maggior parte degli attacchi subiti dagli zapatisti e delle trattative che i governi federale e statale hanno condotto all’epoca con i detentori delle terre in questione e e, come emerso all’epoca, il pagamento ad alcuni di loro “a titolo di risarcimento” non è mai stato reso trasparente né formalizzato. Come ha sottolineato Barbara Zamora: “Queste terre, all'epoca, venivano pagate dal governo federale ai proprietari terrieri che affermavano di esserne i proprietari” (La Jornada, 1/3/14). D’altro canto, è quasi certo che non vi sia alcuna volontà da parte del governo di rispettare ciò che la Magistratura ordinerebbe. Non sappiamo se ci sarà una risposta al riguardo e lo scenario politico nell'entità non prevede interventi che blocchino gli sforzi di “giustizia” di coloro che sentono di avere un diritto riconosciuto. Né possiamo aspettarci una politica di contenimento a favore dello zapatismo. Non c’è stata giustizia nei continui attacchi che si sono intensificati negli ultimi anni. Si tratta insomma di informazioni su una risoluzione giudiziaria che può innescare un aumento della tensione contro lo zapatismo e in questo scenario non resta che rafforzare e riattivare l'attenzione e la difesa dall'esterno, poiché all'interno sanno già come procedere e hanno una comprovata esperienza. Sorge sempre l’idea di non credere a questo tipo di notizie; tuttavia, non possiamo dimenticare che la buona fede non prevale nella sfera sociale e politica dello stato del Chiapas. Una cosa da evidenziare nella costruzione autonoma dello zapatismo è che le cosiddette terre recuperate sono la sede del suo territorio. Come definito nella Convenzione 169 della OIL, è l’intero habitat che le persone occupano o utilizzano in qualche modo. Ad un certo punto coloro che rivendicano la terra li hanno accusati di tenerla inutilizzata. Ignorano che le scuole, le cliniche e tutti gli spazi comunitari, anche le case, si trovano su queste terre. È opportuno ricordare che la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni ha pubblicato il rapporto sulla sua visita in Messico nel 2018. Un paragrafo dice tutto: le attuali politiche di sviluppo basate su megaprogetti (estrattivi, energetici, turistici, immobiliari, per esempio) costituiscono una sfida importante per il godimento dei diritti umani delle popolazioni indigene. Alla mancanza di autodeterminazione e di consultazione preventiva, libera, informata e culturalmente appropriata si aggiungono conflitti territoriali, spostamenti forzati, criminalizzazione e violenza contro le popolazioni indigene che difendono i loro diritti. È in questo contesto che possiamo valutare il messaggio di una sentenza che pretende di chiedere il pagamento di diritti presumibilmente violati 30 anni fa. Mentre lo zapatismo si appresta a ricordare quei 40 e 30 anni di esistenza con un paradigma che ci coinvolge tutti ovunque nel mondo: la lotta è per la vita. E in un periodo talmente lungo da non rientrare nei termini del sessennio, tanto meno nei cosiddetti indennizzi.
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