[Ezln-it] Chiapas, la guerra che non viene chiamata con il suo nome

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Dec 5 16:54:55 CET 2023


Chiapas, la guerra che non viene chiamata con il suo nome
Luis Hernández Navarro
5 dicembre 2023
Fino a quando gli zapatisti non hanno imbracciato le armi il 1° gennaio 1994, i signori del denaro e del potere del Chiapas esercitavano uno sfruttamento selvaggio e una violenza spietata contro gli indigeni e i contadini.
Nelle fattorie, nelle piantagioni e nei vasti terreni di caccia, i padroni erano proprietari della vita, delle terre e delle risorse naturali dei lavoratori. Pascolavano il loro bestiame su terre comunali ed ejidali e, alla minima occasione, se ne appropriavano. Promuovevano l'allevamento intensivo che divorava suoli, foreste e giungle. Praticavano la silvicoltura predatoria, abbattendo sconsideratamente legnami pregiati.
Nelle piantagioni, più simili a succursali dell'inferno, sviluppavano le coltivazioni intensive di caffè destinato all'esportazione impiegando manodopera proveniente dagli Altos e dal Guatemala. I proprietari terrieri sfruttavano, discriminavano, espropriavano e dominavano gli indios e gli agricoltori poveri usando la violenza. Sia quella “legittima”, proveniente dallo Stato, sia quella di fatto, applicata dai loro eserciti irregolari di uomini armati e guardie bianche.
Il massacro di Golonchán Viejo, per mano dell'esercito il 15 giugno 1980, è un esempio della prima. Patrocinio González Garrido, governatore dell'entità tra il 1988 e il 1993, legalizzò la seconda sotto il nome di Uniones de Defensa Ciudadana, che operava a Ocosingo, Yajalón, Salto del Agua, Tila, Tumbalá, Sabanilla, Altamirano, Chilón e Sitalá.
Le cose sono cambiate quando intervenne l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) che, in conformità con la Costituzione, dichiarò guerra “all’Esercito federale messicano, pilastro fondamentale della dittatura che subiamo, monopolizzato dal partito al potere e presieduto dall'Esecutivo federale che oggi ha il suo capo massimo e illegittimo in Carlos Salinas de Gortari”, invitando gli altri poteri a “deporre il dittatore” (https://shorturl.at/lmnuL).
Oltre alla militarizzazione dello Stato, che cresce con il passare degli anni, il governo ha risposto fomentando la nascita e l’azione dei paramilitari. Questi gruppi di civili armati hanno dei comandanti, sono formati da indigeni, contadini poveri e insegnanti (e spesso da personale militare in servizio o in congedo), reclutati in comunità beneficiarie di aiuti clientelari del governo. Sono stati armati, addestrati, finanziati e utilizzati dall'Esercito per combattere i ribelli, le loro basi di appoggio o i villaggi in cerca di neutralità.
La loro incubazione e proliferazione sono state il risultato di una decisione del potere. A differenza delle forze armate, questi gruppi non rispondono a nessuno e sfuggono a qualsiasi controllo pubblico. Possono agire con assoluta impunità. Sono la mano occulta del potere, l'altra faccia della Luna di una guerra che non viene chiamata con il suo nome.
Il risultato del loro operato è stato (ed è) sanguinoso. Tra il 1995 e il 2000 Paz y Justicia ha ucciso più di 100 indigeni Chole nel nord del Chiapas, espulso almeno 2.000 contadini e le loro famiglie dalle loro comunità, chiuso 45 templi cattolici e attentato alla vita dei vescovi Samuel Ruiz e Raúl Vera, rubato più di 3mila capi di bestiame e violentata 30 donne.
Paz y Justicia contava sull'appoggio del generale Mario Renán Castillo, capo della Settima Regione Militare. È stata fondamentale nella guerra a bassa intensità di Ernesto Zedillo contro gli zapatisti. Ha cercato di controllare territorialmente il corridoio strategico che collega le Cañadas del Chiapas con il Tabasco.
All'inizio di questo secolo era caduta temporaneamente in disgrazia. Tuttavia, è riuscita a riprendersi con la copertura del Partito Verde Ecologista del Messico. Un momento cruciale nell’escalation della controinsurrezione è stato il massacro di Acteal. Il 22 dicembre 1997 i paramilitari uccisero selvaggiamente 45 sfollati appartenenti al gruppo Las Abejas, mentre stavano pacificamente pregando per la pace in una cappella. Negli ultimi anni, in regioni come Chenalhó, Chilón, Chalchihuitán, Chavajeval, Oxchuc e Ocosingo, sono riemersi gruppi civili armati che svolgono compiti di controinsurrezione e sono responsabili dello sfollamento forzato di migliaia di persone.
L’impunità con cui agiscono riflette i potenti interessi che servono. Sono gli stessi paramilitari del periodo 1995-2000? Sì e no. Mantengono la loro funzione di controinsurrezione ma sono mutati. Sono coinvolti nella criminalità organizzata, con i vecchi-nuovi padroni, con le bande criminali, con le organizzazioni disgregate dei piccoli produttori e hanno a disposizione armi di grosso calibro.
Uccidono difensori dei diritti umani e leader popolari sparandogli dalle motociclette. È ciò che è accaduto, tra gli altri casi, nel gennaio 2019 ad Arriaga, con Sinar Corzo. Anche con il catechista Simón Pedro Pérez, giustiziato nel mercato di Simojovel nel luglio 2021.
La disputa crescente e sempre più incruenta tra il cartello Jalisco Nueva Generación e quelli del Pacifico per il controllo della frontiera con il Guatemala, sulle rotte di passaggio dei migranti privi di documenti, la riscossione del diritto di suolo, il reclutamento dei giovani, il controllo delle zone di produzione e dei mercati della droga non è solo una lotta tra criminali. Si tratta, come dimostra lo spietato assassinio del leader di Chicomuselo, il professor José Artemio López Aguilar, di un'offensiva contro le organizzazioni popolari, il Pueblo Creyente e i gruppi evangelici progressisti che resistono.
Si tratta di una nuova forma di guerra che non vuole dire il suo nome, con cambiamenti e in continuità con la precedente, contro gli zapatisti e i loro territori e governi autonomi. I Narcos, con i loro alleati e sponsor, vogliono circondare e strangolare le comunità ribelli. Oltre a ostacolare le loro attività, bloccare le strade e intralciare la loro logistica, sono irriducibili: non possono comandarli. E questo per loro è inaccettabile.
https://www.jornada.com.mx/noticia/2023/12/05/opinion/chiapas-la-guerra-que-no-dice-su-nombre-499https://chiapasbg.com/2023/12/05/chiapas-la-guerra-che-non-viene-chiamata-con-il-su-nome/





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