[Ezln-it] Determinazioni sociali della pandemia: uno sguardo dal Chiapas

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Apr 28 16:15:38 CEST 2020


Determinazioni sociali della pandemia: uno sguardo dal ChiapasCOOPERAZIONE REBELDE NAPOLI·- DOMENICA 26 APRILE 2020
Il 20 aprile 2020, diverse organizzazioni sociali, associazioni civili e collettivi hanno pubblicato un Pronunciamiento por la vida (al link trovate la traduzione del documento https://yabastanapoli.blogspot.com/2020/04/messico-pronunciamento-congiunto-per-la.html?fbclid=IwAR0m7jXU3BaUW3I1HuUEBahb99bqERz6HUUF2iTQS2j-Nnq4b8oMw5NFA3k) in cui analizzano le dimensioni sociali della pandemia di COVID-19 e offrono input per generare strategie per affrontare in maniera solidale la situazione, sia a livello nazionale sia nel contesto specifico del Chiapas. Si tratta di organizzazioni e gruppi che da anni lavorano per la difesa e la promozione dei diritti umani, civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali in Chiapas.In una conferenza stampa (https://youtu.be/VMd7zczszWM?fbclid=IwAR0BToZtei-pARFC4RkJRF74YzOJ21KQRwhUcXhyO2jfA1Vni5f25w0SFoI) trasmessa quel giorno da Rompeviento TV, i membri di alcune organizzazioni firmatarie hanno descritto analiticamente le dimensioni sociali della pandemia nel contesto del Chiapas: Ana Valadez Ortega (ricercatrice presso la CECCAM e membro del DESMI), Deyanira Clériga Morales (collaboratrice di Voces Mesoamericanas y Acción con Pueblos Migrantes), Marcos Arana Cedeño (direttore del Centro de Capacitación Ecológica y Salud para Campesinos) e Pedro Faro Navarro (direttore del Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas).

Come ha spiegato Ana Valadez, il processo di discussione collettiva è nato da un'iniziativa di operatori sanitari che lavorano nel campo della salute collettiva da 30, 40 anni in Chiapas; molti di loro, per diversi decenni, hanno formato un gran numero di contadini ad essere promotori e promotrici di salute, a partire dalla diaspora guatemalteca e fino al processo di formazione della salute autonoma delle comunità zapatiste. È stata la consapevolezza acquisita in quegli anni di lavoro che li ha portati a esaminare i determinanti sociali della pandemia, una discussione “che è nata in seno ad un'agenda di discussione critica dei grandi pensatori della salute a livello latinoamericano”.Marcos Arana ha analizzato le origini e le conseguenze della pandemia. Il virus SARS-CoV-2, la variante del coronavirus che causa la malattia COVID-19, sostiene Arana, non è di origine "naturale"; la sua mutazione è un prodotto del sistema di produzione alimentare agro-industriale, che ha dato origine ad altre malattie come il virus H1N1, che è emerso in Messico in una fattoria di suini nel 2009, e che molto probabilmente continuerà a dare origine a nuove malattie.D'altra parte, Arana ha sottolineato le disparità nelle conseguenze della pandemia. Differenze nelle informazioni, sovraffollamento, cattiva alimentazione, scarso accesso al sistema sanitario, malnutrizione, prevalenza di malattie di maggiore incidenza nella povertà (come l'obesità e il diabete) ... tutto ciò rende chi è in basso, i meno privilegiati, quelli che soffrono molto di più le conseguenze della pandemia.Pedro Faro ha posto l'attenzione su due categorie di popolazione particolarmente vulnerabili, in particolare nello stato del Chiapas: le vittime di allontanamenti forzati e i prigionieri. In Chiapas vi sono quasi 10.000 sfollati, vittime di sgomberi strettamente collegati agli alti livelli di violenza da parte di gruppi paramilitari. Tra questi il caso di Aldama, dove, malgrado la presenza della Guardia Nazionale, le sparatorie e gli attacchi continuano. D'altro canto, le prigioni del Chiapas sono in condizioni di sovraffollamento senza alcun tipo di azione sanitaria, rendendo la popolazione carceraria altamente vulnerabile al contagio.Deyanira Clériga Morales si è concentrata sulla situazione dei migranti, sia interni che esterni. Le raccomandazioni per "restare a casa" rappresentano un'ossimoro nel caso di migranti internazionali, migranti rimpatriati (espulsi dagli Stati Uniti o coloro che rientrano da altri stati del Messico dopo aver perso il lavoro), nonché per coloro che si trovano a vivere in strada. Il ritorno dei migranti interni o esterni alle loro comunità avviene senza le necessarie condizioni: misure di accoglienza e quarantena che garantiscono il benessere dei migranti stessi e la sicurezza delle comunità.Ana Valadez ha sottolineato la divergenza tra le misure del governo (così come le istituzioni sanitarie private), le politiche incentrate sui singoli soggetti e l'organizzazione comunitaria, che si basa su una visione collettiva. Stare a casa, ad esempio, secondo quella visione collettiva, significa stare in comunità. Il problema di questa differenza, sostiene Valadez, è che rafforza un discorso nel quale apparentemente "tutto è sotto controllo" e sostiene un paradigma che non è sufficiente per risolvere la situazione, semplicemente perché non contempla la dimensione collettiva.In questo senso, è essenziale il ruolo dei sindacati (come la Sezione 50 in Chiapas), dei tecnici e delle organizzazioni della società civile che da anni collaborano con la salute collettiva e in particolare le ostetriche. Le ostetriche e i promotori della salute sono particolarmente importanti, poiché sono loro che possono contenere il problema all'inizio e promuovere misure a livello comunitario, cioè collettivamente. La risposta delle comunità zapatiste, che hanno dichiarato un allarme rosso e hanno adottato misure molto efficaci, ne sono un esempio. Ma ci sono molte altre comunità che, a causa degli anni di guerre e politiche "a bassa intensità" volte a dividere e confrontarsi con i popoli, hanno visto la loro organizzazione comunitaria compromessa. In sintesi, è essenziale sostenere e promuovere la partecipazione degli agenti della comunità (*), con una visione della salute collettiva e non semplicemente individuale.
(*) Con il termine agenti di comunità si fa riferimento all’esperienza, risalente al 1930, quando in Perù, nella città di Puno, sul lato occidentale del lago Titicaca, il medico Manuel Núñez Butrón, mise insieme un gruppo di contadini con cui iniziò a sviluppare un lavoro sul concetto di salute quale risultato di igiene, buona alimentazione, vita all’aria aperta realizzando la missione di promuovere azioni e cambiamenti culturali, per migliorare le condizioni sanitarie ed eliminare l’analfabetismo.
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