[Ezln-it] A. Cegna: Messico, La volta buona per AMLO?
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Fri Jun 29 11:09:32 CEST 2018
MESSICO: LA VOLTA BUONA PERAMLO?
di Andrea Cegna
È il favorito nella campagna elettorale più violentadella storia, con oltre 100 tra candidati e candidate ammazzati, gli ultimisondaggi lo danno al 51%
Q CODE MAG, 29 giugno 2018. Il primo luglio potrebbe essere lavolta di Andés Manuel López Obrador come presidente del Messico. Potrebbeessere la volta che il partito stato, che ha governato ininterrottamente dallafine della rivoluzione di Zapata e Villa fino al 2000, e che poi è tornato alpotere nel 2012, sia sconfitto non dalla destra neoliberista.
Sicuramentenon sarà la prima volta che una donna diventa presidente, né che la sinistraradicale diventi maggioranza.
AndrésManuel López Obrador è alla guida di MoReNa, partito/movimento nato nel 2012 aseguito della seconda sconfitta consecutiva di AMLO alla corsa di presidente.
È ilfavorito nella campagna elettorale più violenta della storia, con oltre 100 tracandidati e candidate ammazzati, gli ultimi sondaggi lo danno al 51%. Il suoavversario più diretto Ricardo Anaya (di una strana coalizione che tieneassieme PRD e PAN), è dato di poco sotto al 30%. In Messico non c’èballottaggio, il candidato che prende più voti diventa presidente.
Uno deitanti detti del paese dice che la terza volta è quella buona. AMLO fu ilcandidato del PRD, partito anche da lui fondato nel 1989 come rottura asinistra con il PRI, sconfitto nel 2012 ma soprattutto nel 2006 da un probabilebroglio a favore di Calderón (PAN). Ora PAN e PRD sono in coalizione assieme,le strane storie della politica.
In un paesesempre più disilluso dalla politica AMLO pare godere più dei demeriti altruiche di una profondità di speranza nella sua figura. Tanto che per rafforzare lasua posizione lui e MoReNa si sono messi a capo di una coalizione “JuntosHaremos Historia” che tiene assieme oltre PT (Partito dei Lavoratori) il PES,Partito de Encuetro Social, ultra cattolici contro aborto e matrimonio gay.
Juan Villoro, editorialistadel New York Times, recentemente incontrato di passaggio dall’Italia mi hadetto “Una delle cose più gravi che può succedere a un paese è che non solola realtà sia pessima, ma che lo siano anche le aspettative, cioè che leillusioni non rappresentino una visione del futuro. È quel che succede inMessico attualmente, non vediamo luce alla fine del tunnel. Un po’ per scherzo,Manuel Vásquez Montalbán, il grande scrittore spagnolo disse, durante la grandetransizione spagnola, “stavamo meglio contro Franco”. Faceva riferimento alfatto che durante la dittatura c’era un’illusione di cambiamento, unapossibilità di trasformazione. A noi manca un orizzonte di cambiamento sicuro epossiamo dire, parafrasando Vásquez Montalbán, “stavamo meglio contro ilvecchio PRI”. Credo ci siano aspettative di una piccola riforma, omiglioramento ma, a mio modo di vedere, viste le circostanze attuali, e i moltipoteri che entrano in gioco, i cambiamenti potranno essere solo cosmetici, diapparenza o d’intenzione, ma non ci saranno cambiamenti realmente strutturali.”
AMLO piùvolte in questa campagna elettorale, facendo il verso a Trump sulle politicheeconomiche e sociali, ha snocciolato alcune uscite che rompono con latradizione di “sinistra” e tra un “prima i messicani” e una convinta adesioneal NAFTA, il Trattato di Libero Commercio del Nord America fiore all’occhiellodella politica aggressiva del “Thatcher messicano” Salinas de Gortari, e controcui più volte l’EZLN e i movimento sociali radicali messicani si sonoscagliati, ha battuto “on” sulla classica giocata di un colpo al cerchio e uncolpo alla botte. Se in materia economica è difficile pensare ad un cambiamentoradicale, è sullo sguardo d’insieme che AMLO può essere un soggetto dicambiamento: se saranno mantenute le promesse di equità sociale e di attenzionealle povertà e al mondo rurale e indigeno, allora qualcosa potrebbe cambiare.Così come sul piano della relazione con i poteri economici illegali. Ilracconto dello stato fallito nelle mani dei narcos è stato alimentato con forzadall’asse PAN–PRI prima con il governo Calderón poi con quello di Peña Nieto,ma è lontano dall’essere vero.
Certamentela violenza è presente con forza nel paese, sono le origini della violenza adover essere indagate: fino al 2006 lo scontro tra cartelli era praticamenteinesistente, dal nulla è esploso (senza giustificazione apparente, anche perchéle economie informali non amano le luci della ribalta) e la risposta dellostato è stata la militarizzazione e la polarizzazione di diversi stati. Stati amaggioranza indigeni e ricchi di risorse naturali. La convivenza di militari,poliziotti, interessi politici ed economici, sia legali che illegali, ha generatoil caos, morti e violenza, con lo Stato a decretare lo stato d’emergenza. Lostato d’eccezione diventa quindi forma di governo, giustificazione perl’estrazione di ricchezze territoriali, morti e desaparecidos come datoquotidiano, assieme al racconto del narco-stato. Sarebbe quindi più coraggioso,e corretto, parlare di stato-criminale, con il rapporto attivo tra stato,imprese, e gruppi criminali nella spartizione del paese. AMLO è la grandesperanza per una parte del paese per rompere questa politica criminale, anchese le sue tiepide posizioni verso un progetto di smilitarizzazione hanno spentoin molti l’entusiasmo. I sondaggi dicono con forza che oltre alla presidenza “JuntosHaremos Historia” dovrebbe prendere la maggioranza sia alla Camera che alSenato. Pieni poteri quindi in vista, e la possibilità di fare riforme senzaostacoli istituzionali.
Nonostantetutto questo Andrés Manuel Lóez Obrador, per strada, ha trovato attori socialiimportanti a sostenerlo, dai maestri della SNTE e della CNTE a Omar García,sopravvissuto alla mattanza di Ayotzinapa, passando per Paco Ignacio Taibo II,ma senza assumere posizioni coraggiose sui diritti umani. E ugualmente suidiritti civili che non paiono una sua priorità, mantenendo fede alla sua figuradi cristiano e senza creare tensioni nella sua coalizione. Dopo che lacandidata indipendente in quota EZLN e CNI, Marichuy, non è riuscita araccogliere le firme necessarie, ha ricevuto una chiamata indiretta da AMLO perentrare nella coalizione. Marichuy, il CNI e il Consiglio Indigeno di Governohanno rifiutato la proposta non considerando la coalizione e Obrador come realealternativa. AMLO è un caudillo populista in salsa messicana, un politiconavigato, uno che ha certamente fatto della lotta politica la sua vita, che,pur senza essere un rivoluzionario e non una certezza d’alternativa sistemica,pare essere l’unico candidato che, se dimostrerà coraggio, può generare uncambiamento, forse piccolo al Messico della violenza, della paura e deidesaparecidos che abbiamo conosciuto negli ultimi 12 anni. https://www.qcodemag.it/indice/interventi/messico-la-volta-buona-per-amlo/
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