[Ezln-it] Zapatismo, vero focolare di resistenza al salinismo

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Fri Oct 27 13:49:23 CEST 2017


  Lozapatismo, il vero focolare di resistenza al salinismo- 26.10.2017http://www.globalproject.info/it/mondi/lo-zapatismo-il-vero-focolare-di-resistenza-al-salinismo/21120La storia dell’EZLNè lunga, ma possiamo soffermarci su alcuni momenti importanti che ci aiutano a sbrogliarel’intrico della propaganda nera contro gli zapatisti, sostenuta dalle dure paroledi AMLO e di altri che non sostengono lo zapatismo: la calunnia di coloro che nonsono altro che marionette manipolate da Salinas. (Di recente nelle loro insinuazionidi carattere razzista hanno sostenuto l’idea che sono mere marionette anche le migliaiadi indigeni che la settimana scorsa hanno appoggiato la portavoce del CongressoNazionale Indigeno, Marichuy.)Il primo di questimomenti è stato la rivolta del primo gennaio del 1994. Un evento che ha impeditoa Salinas de Gortari di terminare trionfalmente i suoi sei anni di mandato, e cheha coinciso con l’entrata in vigore del NAFTA e un tipo di propaganda che pretendevadi presentarlo come un Gorbachov messicano. Con la sua dichiarazione di guerra,gli zapatisti fecero crollare l’immagine mediatica di Salinas e permisero di riprenderefiato al movimento antisalinista e alla sinistra, che aveva iniziato a scontrarsicontro la truffa che la pose ai margini della presidenza nel 1998, ma che avevaperso potere prima della spinta del gruppo neoliberale a Los Pinos (*residenza ufficialedel Presidente a Città del Messico) con la complicità panista.  Salinas de Gortarie il suo gruppo (Colosio, assassinato dallo stesso sistema, Camacho Solís, poi assessoredi AMLO, Aspe Armella, che ha ricoperto in varie occasioni il ruolo di assessoredi un delfino di AMLO: Marcelo Ebrard (salinista del gruppo di Camacho), Ruiz Massieu,anche lui ucciso dallo stesso sistema che servì), alla fine dei sei anni di mandato,si aspettavano di governare per altri sei ma la rivolta zapatista fece crollarele loro speranze. Zedillo fu improvvisato come candidato priista e beneficiò delsenso di colpa e della paura di una guerra che generò l’assassinio di Colosio, manon riuscì a mantenere l’egemonia priista e di fronte all’insistenza del PRD dimantenere un candidato per sempre (Cuauhtémoc Cárdenas) coloro che trassero vantaggidall’ “alternanza” furono i membri del PAN con Fox. Inizialmentel’immagine di Fox era quella dell’“eroe nazionale” che era riuscito a scacciareda Los Pinos il PRI. Il principio del suo crollo avvenne molto presto e coincisecon la Marcia dei Colori della Terra con la quale gli zapatisti e il CNI esigevanoche venissero rispettati gli Accordi di San Andrés. Gli indigeni furono traditidall’alleanza tra Cevallos (PAN)- Ortega (PRD)- Bartlett (PRI) e questo spinse glizapatisti a intraprendere la strada dell’autonomia nelle loro comunità e a schierarsicontro il capitalismo a livello globale e nazionale. La cessione delpotere esecutivo del PRI al PAN (e nella capitale al PRD) fu dato non solo dal discreditodel PRI (la cui cristallizzazione fu causata in misura maggiore dalla rivoluzionezapatista), ma anche da una riforma elettorale con la quale lo stato messicano inclusei partiti di opposizione come parte di un sistema politico (oggi una partitocrazia),che emerse prima della sfida lanciata dagli zapatisti: ne beneficiarono PAN e PRD,il primo con la presidenza della Repubblica (Fox e Calderón) e il secondo con ilgoverno del DF (oggi CDMX: Cárdenas, Robles, Obrador, Encinas, Ebrard y Mancera).Le negoziazioni effettuate in via Barcelona, a città del Messico, furono realizzate,nel caso del PRD, inizialmente da Porfirio Muñoz Ledo e poi da López Obrador. Ipartiti raccolsero il frutto del sangue zapatista che portò all’apertura del sistemaverso coloro che poterono vincere le elezioni ma che poi tradirono lo zapatismorifiutando gli Accordi di San Andrés, i primi accordi in una strada verso la paceintrapresa dall’EZLN, e la cui negazione colpì molti altri indigeni in Messico eprocesso che dette il via alla creazione del Congresso Nazionale Indigeno, il CNI.Gli zapatistiruppero allora i rapporti con la classe politica e si dedicarono a costruire l’autonomianei loro territori, nelle comunità e nei villaggi, concretizzando così gli Accordidi San Andrés. Questi processi di autonomia e autogoverno sono stati promossi dacomunità e popoli indigeni in diversi territori messicani: sono forme di resistenzama anche proposte per un Messico postcapitalista. L’autonomia delle comunità zapatisteè molto diversa da quella delle altre comunità indigene, ma possiede legami di fratellanza,espressi nella lotta congiunta come CNI. Gli indigeni messicani non propongono unaloro separazione dal Messico, la loro forma di autonomia è differente da quellacatalana o dal quella mapuche (non diciamo migliore o peggiore, ma diversa). Perdi più hanno avanzato una proposta di potere popolare autorganizzato dal basso chenon pretende affermarsi come una comunità utopica locale o regionale, ma che sfidail sistema capitalista e lo stato messicano con un modo alternativo di produrrela sua vita e il suo mondo. Questa sfida è rimasta una costante all’interno dell’EZLN,ma di tutti gli attori che si sono mantenuti vicini, sono stati gli indigeni coloroche hanno maggiormente sostenuto un processo di autorganizzazione come forma diresistenza e di lotta. Loro sono il nucleo intorno al quale è nata la proposta dilotta attuale. È ironico chevengano rivolte delle insinuazioni nei confronti degli zapatisti da parte di coloroche hanno beneficiato della loro lotta e dei loro morti: per prima cosa il ventonuovo per la sinistra che stava in ombra in Messico dalla frode del 1998 e dal crollodel muro di Berlino del 1989; poi con la riforma elettorale che le aprì la stradaper governare Città del Messico, dove i governi di sinistra si sono rivelati efficientiamministratori del neoliberismo a favore di impresari del salinismo come CarlosSlim.Ironico ancheche i sostenitori di AMLO accusino di salinismo o di priismo gli zapatisti, chein realtà hanno proposto candidati e votato una gran quantità di priisti, moltidi loro salinisti o zedillisti, come  CuauhtémocCárdenas, López Obrador, Marcelo Ebrard, Juan Sabines, Ángel Aguirre Rivero (lecui mani sono macchiate del sangue dei normalisti già quando AMLO lo appoggiò comegovernatore del Guerrero), Gabino Cue, Lázaro Cárdenas Batel, Narciso Agúndez yLeonel Cota Montaño, Manuel Bartlett, Dante Delgado, Ricardo Monreal. Sono ancheresponsabili di aver portato al potere altri politici di estrazione non priistama il cui pensiero era favorevole al priismo, come Miguel Ángel Mancera e RosarioRobles.I diffamatoridell’EZLN li accusano di complicità nelle frodi elettorali del 2006, ma tutto ciòè falso. Al contrario, coloro che lo attuarono, del gruppo di Elba Esther Gordillo,erano alleati di Morena nella più recente elezione avvenuta nell’Estado de Méxicoe non si esclude che lo saranno anche per le elezioni presidenziali del 2018. LópezObrador ha detto rispetto a Gordillo che “non si deve fare legna dell’albero caduto”.Altri continuano a sostenere la menzogna secondo la quale gli zapatisti spinserole persone a non andare a votare nel 2006 e nel 2012, ma anche questo è falso. L’EZLNnon ha mai detto di non andare a votare. Ha rivolto delle forti critiche nel 2005e nel 2006 (anche prima e dopo) al PRD e a López Obrador, critiche che nel tempohanno dato ragione agli zapatisti. Attualmente ilCongresso Nazionale Indigeno (di cui l’EZLN fa parte) ha costituito un ConsiglioIndigeno di Governo (la cui portavoce è María de Jesús Patricio Martínez) che proponedi fare un passo avanti nell’organizzazione e nella lotta anticapitalista in Messicoe nel mondo. Partendo dallo stesso López Obrador, i calunniatori hanno resuscitatoil vecchio argomento secondo il quale tutto ciò serve per togliere voti e alcunitra i più fanatici seguaci dell’eterno candidato si sono uniti ad una campagna razzista,misogina e di disprezzo classista contro la portavoce del CIG, un’attivista socialeda tutta la vita, un’indigena nahua.  Ironicamente,il vero erede del liberismo sociale che auspicò Salinas de Gortari è López Obrador(vari connotati salinisti si sono rivelati vicini alle idee sostenute dal candidatodi Morena) e, in recenti proposte, nel tentativo di opporsi a Trump, Obrador harivendicato l’importanza del NAFTA, massima opera di Carlos Salinas de Gortari,e ha proposto di dare maggiori concessioni alle compagnie minerarie canadesi, lacui politica criminale distrugge le comunità e i territori in diverse regioni geografichemessicane. È chiaro che,per qualsiasi persona che si informi da fonti verificate e giudichi in buona fedele cose, lo zapatismo e i suoi alleati rappresentano il maggior numero di oppositorial neoliberismo salinista e ai suoi progetti di devastazione sociale e ambientale.Al contrario,Obrador, più che usare la bandiera nazionalista (il petrolio, per esempio), è statoil promotore delle candidature ben riuscite di molti che hanno realizzato operedi devastazione sociale e ambientale in Messico. Niente ci dice che AMLO cambieràle cose mentre i suoi seguaci continuano a diffamare in maniera sistematica.Mostrare comerealmente stanno le cose è parte di un sano esercizio di memoria e di capacità critica.
E’ necessario, tra le altre cose, perché questa sinistra neoliberale nata dal PRDe ora supportata da Morena, non rappresenterà mai gli interessi di coloro che difendonoil territorio dalla devastazione capitalista. Per questi c’è la proposta differenterappresentata dal Consiglio Indigeno di Governo e dalla sua portavoce Marichuy,sostenuto dal Congresso Nazionale Indigeno e dallo stesso Consiglio Indigeno diGoverno.Tutte le informazioniraccolte in questo articolo possono essere analizzate e verificate, se si ha lapazienta di recarsi presso gli archivi emerografici, alcuni nati prima di quellionline. Scoprire la verità e non permettere che venga cambiata con falsità utilialla propaganda è un necessario atto di coscienza. Tratto da: Desinformemonos
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