[Ezln-it] Migrare ai tempi di Trump

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Thu Feb 16 17:00:00 CET 2017


Migrareai tempi di Trump

di RubenFigueroa* / #ApieDeVia

10 febbraio 2017

Will aspettava pazientemente che gli aprissero le porte dell'ostello aPalenque, in Chiapas, per passare la notte. Siccome era arrivato un giornoprima, senza denaro, dopo molti giorni di cammino da un villaggio di Choluteca,Honduras, molto vicino alla frontiera col Nicaragua, era uscito a guadagnarsiqualche soldo. Aveva pulito un terreno ed era molto stanco. Era il mese digennaio, i giorni precedenti l'elezione di Donald Trump a presidente degliStati Uniti.

Mentre aspettava, gli ho chiesto che cosa significava per lui, il muro cheDonald Trump pensa di costruire alla frontiera col Messico. In un tono che mi èparso umile, ha risposto che quel muro è una parete di mattoni, ma che lui faràl'impossibile per arrivare prima che lo costruiscano, e nel caso non riuscisse,lo scavalcherà.

"La povertà è molto grave nel nostro paese, da dove vengo io, lasiccità ci ha colpiti pesantemente, non c'è modo di riuscire a sopravvivere emantenere la mia famiglia, è questo che mi ha costretto ad emigrare".

Per lui, le sue ragioni sono molto forti. La sua famiglia è rimasta là conquel dolore che possono capire solo le famiglie che soffrono l’emigrazione. Maanche con la speranza che riesca ad entrare prima che Trump finisca il suo muro.

Sono decine, sono migliaia

Dentro l'ostello decine di migranti riposano e come Will sono alla ricercadell'opportunità di entrare negli Stati Uniti, senza documenti e senzapermesso. Per questo dovranno schivare i grandi pericoli nel passaggio per ilMessico, un paese che negli ultimi anni si è trasformato nella grande frontieradegli Stati Uniti. Senza dubbio la paura è grande, essere fermati dalla migra messicana e soprattutto, esseresequestrati o assassinati dalle bande del crimine organizzato che proliferanosu tutta la rotta migratoria.

Sono leprime settimane dell'anno. Il flusso migratorio sale come la schiuma del maredalla frontiera meridionale del Messico, una frontiera controllata anche daitentacoli del governo nordamericano. A pochi chilometri da Palenque, dove citroviamo, è stato costruito un porto di confine molto grande che serve dafiltro per la migrazione. In quel luogo, nel 2014, è stato lanciato il "Plan Frontera Sur" che non èservito ad altro che ufficializzare la persecuzione e repressione dei migranti.

Mentre aWashington la cerimonia di investitura volge al termine, Abel ed i suoicompagni sperano che presto passi il treno per continuare la loro strada. Nongli resta altro che proseguire. Sono giovani come la maggioranza di quelli cheemigrano, dicono "senza paura". Lo dicono perché la situazione nel loropaese è molto difficile per loro. Le loro vite non sono sicure, in qualunquemomento potrebbero essere assassinati dalle "maras".

Si stima cheper il Messico transitano all'anno circa 400 mila migranti ma recentemente unfunzionario del governo messicano, Luis Videgaray, ha dichiarato che potrebberosuperare i 500 mila, cioè, mezzo milione. La maggioranza proviene dall'AmericaCentrale. Ha ammesso che si tratta di un problema in comune col governonordamericano e che entrambi devono risolvere, come già stavano facendo colgoverno di Barack Obama.

Gliaccordi

Il tema èsul tavolo. Con Trump, il Messico non ci metterà molto a continuare col Plan Frontera Sur, con cui nel 2015 enel 2016, ha deportato più migranti che gli Stati Uniti. Tutto indica che inquesto 2017 gli accordi e le pratiche continueranno. Solamente nel gennaio del2017 sono stati deportati in Honduras 4.117 migranti, dei quali il Messico neha deportati più della metà: 2.358. Il resto, 1.759, sono stati deportati dagliStati Uniti.

Secondoinformazione ufficiose, alcuni funzionari messicani si sono incontrati inprivato nella città di Tapachula con funzionari del governo di Donald Trump, edhanno sorvolato la frontiera con il Guatemala. Fino ad ora, il governomessicano non ha informato in forma ufficiale se sia già stato stretto unaccordo al riguardo.

Per imigranti centroamericani il muro sarebbe un ostacolo in più dei tanti presentiin Messico, dove si scatena una feroce caccia contro di loro, soprattutto daparte degli operativi di migrazione appoggiati da poliziotti muniti di armipesanti. Di notte e tra le montagne, vengono fermati con insulti, botte,vessazioni da parte delle autorità di polizia, situazione che con Donald Trumpal potere non migliorerà. Il suo discorso belligerante indica che la situazionepotrebbe perfino peggiorare.

La suapolitica, come si è visto, è razzista e xenofoba. Sia contro chi già vive negliStati Uniti sia contro chi è sulla strada per entrarvi. A pochi giornidall'entrata in carica, Trump ha firmato un ordine esecutivo per continuare acostruire il muro ed accelerare la deportazione di migliaia di persone per ilsemplice fatto di essere migranti, che secondo lui sono criminali.

Inoltre, haanche ordinato di impedire l'ingresso a rifugiati, visitatori o residentiprovenienti da 7 paesi a maggioranza musulmana. Subito negli aeroporti sonostati fermati o respinti alcuni cittadini di quei paesi, situazione che hascatenato la protesta di migliaia di persone contro questa misura sia dentroche fuori dagli aeroporti, principalmente nel JFK di New York.

Il timoredi essere deportati

Tony è natonegli Stati Uniti come sua sorella Alexandra, i loro genitori sono emigrati 18anni fa dal Tabasco. Una stato "Petrolifero" a sud del Messico ma conmolta disuguaglianza sociale, povertà e disoccupazione. Hanno attraversato lafrontiera con Daniel che aveva 5 anni e che oggi è un Dreamer sotto la protezione della Legge DACA [Legge che tutelai  minori entrati illegalmente negli USA –n.d.t.]. Sua madre Arely racconta che Tony ed Alexandra hanno trascorso ilgiorno delle elezioni attaccati al televisore. Quando si è saputo dellavittoria di Donald Trump, tutti e due sono andati dalla madre, l'hannoabbracciata ed in perfetto spagnolo le hanno detto: "Non ti preoccuparemammina, staremo bene in Messico, se in questo paese non ci vogliono, ce neandremo".

Barack Obamaha deportato circa tre milioni di migranti, ha separato migliaia di famiglie.Con Trump le cose saranno peggiori, dice Arely. Abbiamo paura di uscire perandare al lavoro e poi un giorno non fare ritorno perché ci deportano inMessico, anche se so che è il nostro paese, sarà molto difficile sopravvivere, disicuro soffriremo.

La doppiamorale dei politici messicani si è palesata. Senatori, governatori, perfinoorganismi come la CNDH [Commissione Nazionale dei Diritti Umani] - quelli checurano la forma perché aspirano a nuove cariche pubbliche - sono venuti fuori adire che intraprenderanno una ferrea difesa dei diritti e dignità deiconnazionale negli Stati Uniti di fronte alle minacce di Trump. Sotto iriflettori accesi, molti si sono strappati i paramenti ufficiali, come ilgovernatore dello stato del Chiapas, Manuel Velasco, che si è appellatoall'unità. Ha dichiarato che è tempo di tendere ponti e non erigere muri,dimenticando che lo stato che lui stesso "governa" è al primo postoper detenzione e deportazione di migranti centroamericani.

In alcunecittà degli Stati Uniti, invece, i loro sindaci hanno annunciato di difendere imigranti e continuare con la politica di città santuario nonostante la minacciadel presidente Trump di togliere loro i fondi federali. Quante città santuarioper i migranti esistono in Messico?

Lamigrazione, come dicono quelli che percorrono e studiano la rotta migratoria,non si fermerà. Lo insegna la storia stessa che le persone fuggono e fuggirannodai loro paesi a causa della corruzione, violenza e povertà. Fino a che i paesipotenti non fermeranno il loro interventismo e depredazione, i popolicontinueranno ad emigrare dal sud al nord alla ricerca di quello che per secolihanno rubato loro.

Continueranno ad attraversare le frontiere, ma è una realtà che quanto piùci saranno muri, tanto più ci saranno morti.

Testo originale: https://movimientomigrantemesoamericano.org/2017/02/10/migrar-en-tiempos-de-trump/

*) Ruben Figueroa    Attivista e Difensore deiDiritti Umani

Coordinador Sur – Sureste del Movimiento Migrante Mesoamericano

http://www.instagram.com/rubenfigueroadh/

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