[Ezln-it] Disintegrazione sociale attraverso le città rurali sostenibili
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Mon May 14 13:53:41 CEST 2012
La Jornada – Lunedì 14 maggio 2012
ONG
presenta le conclusioni di una missione di osservazione in Chiapas nell’ottobre
scorso e denuncia un piano di disintegrazione sociale attraverso le città
rurali sostenibili
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las
Casas, Chis., 13 maggio. Dietro il Programma Città Rurali Sostenibili soggiace un processo di
riordinamento territoriale attraverso le strutture dello Stato che risponde ad
interessi dettati dagli organismi finanziarie multinazionali al fine di
instaurare un nuovo ordine sociale. I governi federale e statale hanno
implementato progetti e programmi che in teoria si propongono di sradicare la
povertà portando sviluppo presso i villaggi, ma che in pratica sono processi di
disintegrazione comunitaria, saccheggio del territorio e sradicamento
culturale. Questo processo di sradicamento smantella ogni possibilità per i
popoli di riuscire ad esercitare il diritto alla libera determinazione.
Questa è la
principale conclusione del rapporto della Red
por la Paz Chiapas (formata da nove importanti organizzazioni civili) ed il Colectivo de Análisis e Información
Kolectiva (CAIK), prodotto della missione civile di osservazione realizzata
nelle città rurali del Chiapas nell'ottobre scorso. Le organizzazioni hanno
visitato due città rurali gà abitate (Juan de Grijalva e Santiago El Pinar) ed
altre quattro in costruzione o progettate, con lo scopo, affermano, di
documentare la situazione attuale in materia di diritti umani nella quale si
trova la popolazione direttamente coinvolta nel Programma Città Rurali
Sostenibili (Programa CRS) che il governo sta portando avanti nello stato.
Tra le
principali conclusioni, la relazione sostiene che nel settembre del 2009 il
presidente Felipe Calderón inaugurò la prima città rurale sostenibile del
mondo, chiamata Nuevo Juan de Grijalva, entità che, secondo i funzionari, era
la risposta finale al binomio povertà-dispersione. Con questo pretesto, e per
il fatto che i villaggi ai quali si rivolge il progetto si trovano in zone a
rischio, le comunità sono state o saranno ricollocate in città rurali senza
essere state adeguatamente consultate. Questa risposta alla povertà nelle
campagne, sottolinea la relazione, è stato criticata fortemente dalle comunità
che devono essere sfollate, così come da persone ed organizzazioni della
società civile. Il primo motivo di queste opere non sembra sempre essere l'attenzione
per le comunità, poiché gli interessi delle imprese private svolgono un ruolo
importante, così come gli interessi politici dei governi statale e federale. Le
testimonianze delle persone colpite raccolte nella relazione, dimostrano i
diversi modi in cui il Programa CRS viola diritti umani internazionalmente riconosciuti, tra questi quello alla
libera determinazione dei popoli. Le violazioni documentate dalle
organizzazioni rivelano che i popoli non hanno partecipato né sono mai stati
consultati in nessuna delle fasi del progetto, al contrario, per lo più sono
stati sgomberati con minacce di smantellamento delle infrastrutture dei servizi
nelle loro comunità o infondendo loro paura a vivere in zone dichiarate a
rischio dal governo. Queste violazioni, si aggiunge, non rispettano gli accordi
internazionali in materia di diritti umani firmati e ratificati dal governo
messicano. La relazione ritiene preoccupante che la capacità collettiva di
decidere come organizzarsi, così come qualunque tentativo di costruzione
sociale che emani dai popoli indigeni e contadini che differisca dal modello
statale, sembrino avere come destino la frammentazione, l'annullamento o la
criminalizzazione. http://www.jornada.unam.mx/2012/05/14/politica/018n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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