[Ezln-it] Liberazione immediata per Alberto Patishtan

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Mar 13 14:20:30 CET 2012


La Jornada – Martedì 13 marzo 2012
Il
Frayba ed i familiari chiedono la liberazione immediata del professore tzotzil
Alberto Patishtán
HERMANN BELLINGHAUSEN
Con l'eccezionale sostegno di più di 60
organizzazioni, comitati e commissioni indipendenti per i diritti umani di
tutto il paese, il Centro dei Diritti Umani
Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) ed i familiari del professore tzotzil
Alberto Patishtán Gómez questo lunedì hanno
chiesto la liberazione immediata del forse più importante prigioniero di
coscienza del paese. Hanno inoltre comunicato che il 29 febbraio scorso
Patishtán ha vinto un ricorso per essere riportato a San Cristóbal de las
Casas.
Hanno denunciato che il governo del Chiapas è
responsabile della "punizione" inflitta al docente ed attivista
indigeno, che dopo 11 anni trascorsi nelle prigioni statali scontando una
condanna a 60 anni, è stato trasferito per punizione alla lontana prigione
federale di Guasave, Sinaloa. Questo, per uno sciopero della fame dei detenuti
dell'Altra Campagna in tre prigioni chiapaneche, del quale era portavoce. Le
organizzazioni sostengono che le autorità statali volevano spedirlo alle isole
Marías.
“Il governo del Chiapas ha sempre negato di
aver chiesto questo trasferimento” segnalano. “Tuttavia, nelle carte del
ricorso appare chiaramente che il segretario generale di Governo, Noé Castañón
León, sollecitava il suo trasferimento 'al complesso penitenziario isole Marías
o ad altro centro penitenziario fuori dal Chiapas', mostrando chiaramente
l'intenzione di allontanarlo dalla degna lotta per la sua libertà”.
Ricordano che “come punizione per questa lotta
e per difendere i diritti umani, il 20 ottobre del 2011, per uno sciopero della
fame della Voz del Amate e dei Solidarios de La Voz del Amate in Chiapas, è
stato trasferito al Centro Federale di Reinserimento Sociale numero 8 di
Guasave, dove si trova attualmente”.
In conferenza stampa, con la presenza , tra
altri, del direttore del Frayba, Víctor Hugo López, e della figlia del
professore, Gabriela Patishtán, avvocatessa, è stato diffuso un pronunciamento
in cui si sottolinea: “Questo caso è un chiaro esempio del grave problema
nell'amministrazione della giustizia in Messico”. L'arresto risale al 19  giugno 2000, “condannato a 60 anni con
l'accusa di imboscata ed omicidio di poliziotti del municipio di El Bosque”.
Oggi è stata decretata la sua innocenza.
Durante la sua detenzione, "Patishtán ha sempre partecipato attivamente
alla vita politica del suo municipio", e denunciato la corruzione
dell'allora giunta, sollecitando le dimissioni del sindaco "e la creazione
di un consiglio municipale", raccontano gli organismi dei diritti umani.
In quegli anni era in auge la contrainsurgencia del governo federale e
del governatore Roberto Albores Guillén, proprio in questo municipio, dove nel
1998 soldati e poliziotti misero a ferro e fuoco il municipio autonomo
zapatista San Juan de la Libertad, imponendo un sindaco priista complice di
molti delitti. Il massacro di poliziotti del quale Patishtán è unico accusato
non è mai stato chiarito in maniera soddisfacente. Come neppure il massacro precedente
di zapatisti e perfino priisti.
Sottoscrivono il documento il vescovo Raúl
Vera, Javier Sicilia, Gustavo Esteva, Magdalena Gómez e decine di altre
persone, insieme a numerose organizzazioni nazionali e di una decina di paesi
che dicono di unirsi alla “degna lotta” di Patishtán. “Dalla prigione ha
lavorato per la difesa dei diritti delle persone private della libertà,
denunciando le violazioni delle garanzie che avvengono nel sistema
penitenziario in Chiapas”, sostiene la denuncia collettiva.
Il 29 febbraio, il giudice di distretto di
Tuxtla Gutiérrez, “ha ordinato il ritorno di Patishtán nel Carcere N. 5 di San
Cristóbal de Las Casas, dove si trovava prima”. Questo, "in restituzione
dei suoi diritti umani violati".  
Il pronunciamento conclude: “Per la sua azione politica prima della sua detenzione e per la sua
difesa dei diritti umani è un prigioniero politico, per questo chiediamo al governo
messicano la sua immediata liberazione”. http://www.jornada.unam.mx/2012/03/13/politica/016n2pol
(Traduzione "Maribel" -
Bergamo)
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