[Ezln-it] Le comunita' zapatiste un esempio di nuove forme di governo
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Mon Jan 2 14:17:48 CET 2012
La Jornada – Lunedì 2 gennaio 2012
Le
comunità zapatiste, un esempio di nuove forme di governo. Javier Sicilia: i
movimenti antisistema possono restare uniti ai margini dello Stato
Hermann
Bellinghasen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1° gennaio. Gli attuali movimenti antisistema "possono restare uniti in
profondo dialogo ai margini dello Stato e della sua economia", come hanno
fatto le comunità zapatiste "creando forme pedagogiche e di governo",
ha affermato Javier Sicilia durante la terza giornata del Seminario
Internazionale di Riflessione ed Analisi che si sta svolgendo in questa città.
Paulina Fernández e Gustavo Esteva, da
riflessioni ed aspetti molto diversi, hanno concordato con Sicilia riguardo la
sua valutazione dell'esperienza di autonomia e governo zapatista come elemento
di grande esemplarità in questo momento in cui, avrebbe sostenuto più tardi -
anche se di persona - Pablo González Casanova, "il 99 percento
vincerà".
Nella prima sessione è stato letto un breve
messaggio di Marcos Roitman, inviato da Madrid, che oltre ad esprimere la sua
"adesione" al seminario, ha ribadito il suo appoggio all'Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), "arma del pensiero
critico" per avere la giustizia, la libertà e la democrazia, rendendo
possibili alternative ai governi dei mercati nel mondo.
Con una dura descrizione critica della
rapacità dei politici di tutti i partiti e del ruolo distorto dei partiti nella
pratica democratica come puro business,
Paulina Fernández, che studia da vicino il funzionamento reale e quotidiano dei
governi autonomi zapatisti, ha criticato con dati ed esempi queste due forme
diverse e non conciliabili di esercitare le responsabilità di governo e
rappresentanza.
Ha raccontato l'esperienza "del compa Jolil" e le motivazioni
che l'hanno portato a partecipare ad un consiglio municipale autonomo,
opponendola alle scandalose cifre che ci
costano i politici e governanti, con i loro stipendi e benefits, sia per incarichi di rappresentanza che di governo o
struttura di partito. Migliaia di milioni di pesos, la decomposizione e la
mancanza di impegno sono la dimostrazione "di quello di cui è fatta la
democrazia che ci hanno imposto", in un paese profondamente disuguale.
All'opposto c'è l'esperienza del "compa" indigeno, che la
ricercatrice ha potuto accompagnare e conoscere durante i due anni in cui è
stato "consejo", come le
comunità zapatiste definiscono chi svolge funzioni di governo. Senza retribuzione
economica né bisogno di "sapere" governare, gli indigeni partecipano
per elezione delle loro comunità a strutture di delibera e decisioni
collettive, la cui unica ragion d'essere è il servizio. Fernández ha denunciato
"l'impudicizia" di molti dei politici che si presentano senza aver
reso conto delle funzioni svolte in precedenza, o con ancora carichi pendenti.
"Cercano la nomina che li protegga dalle loro precedenti malefatte".
"Tutti i compagni svolgono tutte le
attività", ha poi sottolineato. Praticano un "governo
differente". Ha visto lavorare "al potere" Jolil per due anni,
dove "è cresciuto come zapatista e come persona, senza corrompersi". Attribuisce questo risultato agli obiettivi
chiari della lotta dell'EZLN e delle comunità che, "senza
arrendersi", mantengono "la solidità morale dell'organizzazione
zapatista".
Gustavo
Esteva, assente al Seminario per motivi di salute,
come Pablo González Casanova ed il filosofo Luis Villoro, ha inviato un
contributo nel quale, seguendo le sue recenti riflessioni dalle pagine di La Jornada, non colloca il momento attuale "sull'orlo dell'abisso",
perché "siamo già precipitati e non si vede il fondo".
Condividendo con Fernández la caduta della
cosiddetta "democrazia" istituzionale, dove le elezioni sono "un
circo a tre piste", mentre prosegue "il mostruoso e spropositato
piano di guerra di Felipe Calderón, che da un problema di salute pubblica è
diventato un problema di sicurezza nazionale", sfociato in "una
guerra civile senza chiarezza tra le bande in lotta", Esteva si domanda
ripetutamente: "Perché ci siamo fatti trascinare fino a questo
punto?"
Citando il subcomandante
Marcos, sottolinea come così si stia distruggendo il tessuto sociale di un
paese dove dominano "gli scandali dei troppo ricchi e dei i troppo
poveri". Riferendosi ad Iván Ilich come autore cardine, in consonanza con
Sicilia e Jean Robert, Esteva pensa che l'antidoto contro la "credenza
fondamentalista" in una democrazia dove "le elezioni servono per
stabilire a chi spetterà di premere il grilletto", sta nei nuovi
comportamenti, "alternativi alla wallmartizzazione del mondo". Ciò che potrebbe essere "un'altra sinistra"
alimentata dalle proteste mondiali, le occupazione e gli indignados che sono intervenuti ieri in questo seminario.
Il poeta Javier Sicilia ha fatto riferimento
ai "nuovi poveri" dalla certezza che il cambiamento avverrà solo se
"non si metterà il vino nuovo negli otri vecchi". Paragonando i
movimenti zapatista e quello di Paz con Justicia y Dignidad, ha rimarcato le
loro similitudini, perché "nascono dall'idea che si possono trasformare le
condizioni imposte dallo Stato". Sono, ha detto, "forme nuove che
preludono a quello che si sta sviluppando nel presente disastro". http://www.jornada.unam.mx/2012/01/02/politica/008n1pol
(Traduzione "Maribel" -
Bergamo)
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