[Ezln-it] Sulle elezioni e le proteste post-elettorali in Messico
lapirata at inventati.org
lapirata at inventati.org
Mon Aug 27 17:56:15 CEST 2012
Sulle elezioni e le proteste post-elettorali
http://mexico.nomads.indivia.net/2012/08/13/articolo-sulle-elezioni-e-le-proteste-post-elettorali/
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2200
Articolo originale:
http://desinformemonos.org/2012/08/pena-nieto-y-estados-unidos-una-nueva-alianza-para-perpetuar-la-violenta-guerra-calderonista-contra-el-narcotrafico/
Peña Nieto e gli Stati Uniti: una nuova alleanza per continuare la
violenta guerra di Calderon contro il narcotraffico.
Città del Messico. “Siamo i figli degli ideali che non poterono
giustiziare”. Mentre marcia con decina di migliaia di persone a Città
del Messico, una ragazza porta questo cartello scritto a mano. Ha poco
più di venti anni e il suo messaggio cattura lo spirito ed il sentimento
del nuovo movimento messicano per la democrazia reale. Allo stesso tempo
rivela il risentimento che- soprattutto fra i giovani- si sente per le
elezioni presidenziali e per un nuovo governo che per loro rappresenta
solo una era di manipolazione e repressione.
Settimane dopo l’elezione presidenziale in Messico, migliaia di persone
hanno protestato per le strade contro il candidato che fu dichiarato
vincitore, Enrique Peña Nieto, e per l’imminente ritorno al potere del
partito che governò per più di sette decadi. Il Partito Rivoluzionario
Istituzionale (PRI), che entrerà in carica dal 1 Dicembre, affronta
numerose accuse di frode, una richiesta legale di invalidare le elezioni
ed un movimento studentesco che rifiuta di fermarsi.
“Messico senza il PRI”, “Istituto Federale Elettorale, codardo,
correggi le elezioni” e “Messico votò e Peña Nieto non vinse” sono i
cori cantati da uomini e donne per le strade del centro storico della
città nelle ultime manifestazioni, assicurando che il politico-
conosciuto per il suo modo di pettinarsi e la sue cravatte nel puro
stile dei vecchi politici messicani- non prenderà il posto. La maggior
parte dei manifestanti sono giovani, però non mancano lavoratori, gruppi
di vicini, associazioni e cittadini di tutte le età che prendono parte
alle mobilitazioni.
Molti appoggiano il candidato di opposizione, che restò al secondo
posto durante la contesa elettorale, Andrés Manuel López Obrador, però
l’argomento dei mezzi di informazione -che il movimento è l’artificio di
una persona che non sa accettare la sconfitta- si debilita quando si
confronta con le attuali dichiarazioni e motivazioni del movimento.
Il Messico sta vivendo la nascita di un movimento per la democrazia
reale, diretto da una generazione che prova a farla finita con il
cinismo di una nazione abituata alla corruzione e alle regole
autoritarie. I membri di questo movimento hanno sfiducia non solo del
risultato delle elezioni, ma anche nella stessa definizione di
democrazia.
Il movimento #YoSoy132, che nacque con le proteste contro la visita di
Peña Nieto ad una università locale (la Universidad Iberoamericana),
incentra le sue richieste sul principio che la democrazia non si può
comprare. Giovani che non ricordano come si viveva sotto il governo del
PRI, hanno dato un’occhiata alla storia della nazione e hanno deciso che
non vogliono tornare a quel contesto.
Il movimento #YoSoy132 ha una base di richieste generale che include:
democratizzazione dei mezzi di informazione per garantire il diritto
all’informazione e alla libertà d’espressione; educazione secolarizzata,
libera, scientifica, multiculturale, democratica, umanista, popolare,
critica e di qualità; un cambio nel modello economico neoliberale con
meno enfasi sul mercato e maggiore partecipazione dello Stato; un cambio
nel modello di sicurezza e giustizia ed il ritiro dell’esercito dalla
sicurezza pubblica; democrazia partecipativa ed autonomia; e la salute
come un diritto.
L’incerto cammino del PRI al potere
Poche persone potevano prevedere le proteste post-elettorali in
Messico, così come la rapida crescita di un movimento spinto dai giovani
contro Peña Nieto. Il PRI ha appreso la lezione dalla sua sconfitta nel
2000 per mezzo di Vicente Fox, e delle compulsive proteste
post-elettorali del 2006, quando il candidato conservatore Felipe
Calderón fu dichiarato vincitore con un piccolissimo margine di
differenza e gravi accuse di brogli. Il PRI si è dato da fare per
evitare ambedue gli scenari, preparando il suo candidato per anni per
posizionarlo come la immagine del “nuovo PRI”.
Questi sforzi sono stati documentati ed includono accordi segreti con i
principali canali televisivi per una copertura favorevole, che sono
datati 2009. Sia la rivista messicana Proceso,che più tardi The Guardian
informano su questi contratti, nonostante il PRI rifiuti le accuse.
Le informazioni includono anche la ricostruzione della macchinazione
politica che servì al partito durante 71 anni di governo ininterrotto
nel paese. Tale macchinazione subì un colpo debilitante con l’elezione
di Vicente Fox, del conservatore Partido Acción Nacional (PAN) nell’anno
2000, quando il PRI perse il timone della nazione che aveva controllato
con facilità per anni, e perse la maggioranza nella legislatura e nei
vari governi statali. Fu una caduta drammatica e vergognosa del potere e
molti credevano con ottimismo che la era dei “dinosauri”, nome che si da
all’elite politica del PRI, fosse terminata per sempre.
Però numerosi analisti affermano che il PAN si accordò per lasciare
posto al PRI, in cambio di appoggio per le sue proposte di riforme
legislative e del dominio continuo di una élite economica piccola ma
poderosa. Il PRI fu capace di ricostruire senza paura, posteriori accuse
giudiziarie per avvenimenti passati di corruzione e repressione tra le
sue fila.
Le elezioni del 2012 dimostrano che la macchina è stata rimessa a nuovo
ed utilizza molte delle stesse tecniche utilizzate per garantire i
trionfi elettorali del passato. L’obbiettivo di costruire un solido
margine per la vittoria per assicurarsi la legittimità delle elezioni,
si è scontrato con la cittadinanza ed il monitoraggio di alcuni media
che evidenziano i flagranti abusi.
Una coalizione di partiti progressisti ha presentato una demanda il 12
Luglio per dichiarare invalida l’elezione presidenziale, dovuto alle
violazioni di articoli della Costituzione messicana che trattano di una
votazione libera e giusta, e per la violazione delle leggi elettorali.
Si cita specificamente il superamento dei limiti di spese di campagna
come causa dell’accusa. Il limite legale è di 336.112.000 pesos, circa
25.4 milioni di dollari. La coalizione dice di avere prove che il PRI
superò di cinque volte il limite permesso.
Gli avvocati di López Obrador accusano il PRI di reciclaggio di denaro,
attraverso spese di campagna che non sono registrate. L’ opposizione
esige una indagine sul possibile uso di fondi pubblici delle zone
governate dal PRI, oltre al denaro proveniente da fonti illecite,
inclusa la delinquenza organizzata. L’uso di carte bancarie prepagate è
una forma comune di lavaggio del denaro, il PRI ha emesso migliaia di
schede partendo da una banca chiamata MONEX e le consegnò ai votanti in
una probabile operazione di compra dei voti (in un cartello di protesta
si leggeva: “le elezioni messicane furono limpide, incluso lavarono il
denaro”).
L’accusa legale include accuse di confondere le inchieste per creare
l’impressione che il PRI aveva l’elezione in pugno. La impresa
Manypolling informò di margini di vantaggio a due cifre per Peña Nieto,
arrivando a dargli 18 punti di vantaggio. Il conteggio finale dimostrò
che aveva poco più di sei punti: Peña Nieto aveva il 38.21% di
preferenze elettorali, López Obrador il 31.59% , mentre la candidata
conservatrice Josefina Vázquez Mota il 25.41%. Vale a dire che l’errore
dell’impresa è stato metodologico o forse si pretendeva dare al cliente
quello che richiedeva.
La alleanza Messico-Stati Uniti per la guerra al narcotraffico
Il presidente Barak Obama chiamò Enrique Peña Nieto per felicitarlo
della vittoria, prima ancora che le autorità messicane l’avessero
dichiarata. La Casa Bianca ha emesso un bollettino sulla telefonata di
Obama a Peña Nieto, dove si annunciava la continuità nella cooperazione
per la “democrazia, prosperità economica e sicurezza”.
La fretta dell’amministrazione Obama nel dichiarare il suo appoggio al
candidato non è dovuta all’entusiasmo per il ritorno del PRI al potere.
Il governo statunitense avrebbe chiaramente preferito un altro governo
conservatore per il Messico. Il PAN (Partido Acción Nacional) aprì la
porta ad un maggiore intervento USA; agenzie come la Administración de
Cumplimiento de Leyes sobre las Drogas(DEA, sigla in inglese), el Buró
de Alcohol, Tabaco, Armas de Fuego y Explosivos (ATF, sigla in inglese),
la Agencia de Inteligencia Central (CIA), la Oficina Federal de
Investigación (FBI) e personale militare in congedo, ora partecipano e
operano nella disastrosa politica securitaria interna messicana. La
guerra contro la droga di Felipe Calderón fu il veicolo perfetto per
rompere la resistenza all’interventismo statunitense, ed hanno fatto
passi da gigante nel piano di sicurezza regionale, che include integrare
il Messico nel suo “perimetro di sicurezza regionale”.
La amministrazione Obama era ansiosa di lasciare alle spalle le
elezioni, per eliminare il candidato di centrosinistra, Andrés Manuel
López Obrador, dallo scenario politico, il prima possibile. López
Obrador dichiarò apertamente di mettere fine alla guerra al
narcotraffico ed “adottare una strategia differente”, durante il suo
discorso di chiusura di campagna.
Ignorando i conflitti post-elettorali che già erano in gestazione al
sud della sua frontiera, la Casa Bianca felicitò il candidato e la
popolazione messicana per “avere dimostrato il suo compromesso con i
valori democratici per mezzo di un processo elettorale libero, giusto e
trasparente”; però già prima che López Obrador presentasse l’azione
legale, era emersa la palese compra di voti, ed il movimento #YoSoy132
ed altri stavano diffondendo le accuse di frode.
Intervistato da un reporter il 9 di Luglio riguardo se il Departamento
de Estado continuasse a sostenere che le elezioni fossero state
“trasparenti”, il portavoce Patrick Ventrell eluse il discorso e
solamente disse che “diamo il benvenuto all’annuncio delle autorità
elettorali riguardo i risultati finali, e ovviamente, speriamo di
lavorare al fianco del presidente eletto, Peña Nieto”.
La amministrazione accettò Peña Nieto quando le inchieste mostravano
ancora una situazione incerta e ci furono riunioni, previe le elezioni,
con quello che sarebbe stato il suo prossimo alleato. La politica del
Messico –guidata dal Pentagono statunitense- ha bisogno di un compagno
servizievole per la guerra alla droga. Le truppe messicane sono ora
appostate in posizioni strategiche, in tutto il Paese, apparentemente
per arrestare il flusso di sostanze illegali e catturare i capi del
narcotraffico; invece di frequente hanno operato per reprimere i
difensori dei diritti umani e per reprimere le comunità che protestano
per la perdita del controllo dei loro ricorsi naturali o per la presenza
dell’esercito. Le forze armate agiscono come una forma di controllo
sociale, mentre i suoi ufficiali sono accusati di star confabulando con
il crimine organizzato in diversi casi che, sicuramente, sono solo la
punta dell’iceberg.
Continuare la guerra al narcotraffico sta al primo posto nell’agenda
nazionale degli Stati Uniti. Il Congresso l’ha sostenuta per mezzo di
finanziamenti costanti dell’iniziativa Merida, da quando George Bush
approvò il Piano nel 2008. Il Comitato di Relazioni Estere del Senato ha
recentemente raccomandato di seguire su questa strada per altri quattro
anni, con un investimento di un miliardo di dollari dei contribuenti,
nonostante questa strategia ha avuto come risultato 60.000 vittime in
Messico senza una diminuzione palpabile del flusso di droghe verso gli
USA.
Peña Nieto restituì il favore lo stesso giorno che ricevette le
felicitazioni da Obama. In conferenza stampa, riprese la questione della
strategia di attaccare frontalmente i Cartelli del narcos, utilizzando
l’esercito. Inoltre annunciò il suo impegno nel propiziare le principali
riforme strutturali che il governo degli Stati Uniti e gli interessi
economici nazionali e transnazionali, stanno chiedendo da anni; queste
includono la privatizzazione dell’impresa petrolifera nazionale PEMEX
(Petróleos Mexicanos) e le riforme fiscali e lavorali, che debiliteranno
i sindacati ed i diritti dei lavoratori. Inoltre propose la creazione di
una forza poliziesca speciale, formata da personale militare, per
superare gli ostacoli legali al dispiego delle forze armate per la
sicurezza pubblica. Le organizzazioni impresariali statunitensi come la
Americas Society hanno colmato di elogi il “nuovo PRI”.
Peña Nieto dichiarò che “senza dubbio ho preso un impegno nel tessere
una relazione intensa di collaborazione effettiva, per avere risultati”,
colmando i timori che il partito, anteriormente nazionalista, si potesse
distanziare dalla nuova alleanza politico-militare con il suo poderoso
vicino. Prima delle elezioni annunciò la nomina di un ex-capo della
Polizia Nazionale colombiana, il generale Oscar Naranjo, come suo
massimo assessore sulla sicurezza. Naranjo è un pezzo chiave nella
politica securitaria colombiana, molto vicino alle dirigenze di
sicurezza degli USA.
Mancano quattro mesi per la presa del potere. Le proteste aumenteranno
per questo lunghissimo periodo che manca al presidente uscente. A metà
di Luglio, il movimento #YoSoy132 si unì ad altre organizzazioni di
base, per preparare una serie di mobilitazioni che coincidano con la
data che le autorità elettorali ratificheranno i risultati elettorali,
il 6 di settembre e con la data della presa del potere, il 1 Dicembre.
Attraverso la critica ai monopoli mediatici, la pubblicità e l’immagine
pubblica, la compra di voti, i costi della campagna e l’operato dei
politici, il nuovo movimento messicano sta avanzando serie domande alla
democrazia elettorale. Le critiche non sono solo per il Messico – una
nazione che sta uscendo da un governo autoritario per ritornarci
probabilmente- ma sono anche rilevanti per gli Stati Uniti, che sono sul
cammino per le elezioni presidenziali di Novembre.
Traduzione: la PIRATA (Piattaforma Internazionalista per la Resistenza
e l'Autogestione Tessendo Autonomie)
More information about the Ezln-it
mailing list