[Ezln-it] Giornate di lotta e di riflessione con le sex workers di Oaxaca
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Wed Apr 11 00:43:10 CEST 2012
Continuiamo la lotta – lavoratrici sessuali di Oaxaca de Juárez
Giornate di lotta e di riflessione con lavoratrici sessuali di Oaxaca
- "Se paghiamo dovremmo poter disporre di un medico specialista"
- "Anche io ho fame"
- "Non dipende da noi se i preservativi si rivendono" (COESIDA)
di Jaime Montejo per l'Agencia di Notizie Indipendente Noti-calle,
Oaxaca de Juarez, 5 aprile 2012.
Le giornate realizzate il 2, 3 e 4 aprile dalle lavoratrici sessuali
del Colectivo Esperanza e della Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer
"Elisa Martinez" hanno reso possibile che lotte sociali diverse si
incontrassero nella città di Oaxaca, come afferma Elvira Madrid Romero,
presidentessa della Brigada e ospite speciale dell'incontro.
"Ci incontriamo con alcuni maestri della scuola pubblica, persone con
discapacità, moto-tassisti, artigiani e contadini della zona che fanno
parte della “Rete di partecipazione popolare”, così come operatrici di
salute, giornalisti della comunità* e educatori di strada di Città del
Messico, della rete Messicana del Lavoro Sessuale”, riporta Elvira
Madrid.
Pattuglie della polizia osservano la Brigada Callejera mentre fa il suo
giro e conversa con le lavoratrici sessuali che riconoscono la psicologa
Patricia Vásquez come compagna fidata. Anche i papponi e il personale di
vari hotel seguono il cammino del gruppo, che continua la sua visita e
la conversazione. Nonostante lo scetticismo alcune lavoratrici sessuali
osservano con interesse e ascoltano che i servizi che il municipio gli
fa pagare indebitamente sarebbero gratuiti per chi è iscritto al Seguro
Popolar (un tipo di assicurazione sanitaria pubblica, ndt).
"Le strade di Oaxaca dove stanno le lavoratrici sessuali sanno di
estorsioni di polizia, di dimenticatoio, di silenzio e di abusi di
potere del governo... Sanno di necessità, di mancanza di denaro e voglia
di andare avanti", continua Madrid.
Si ascoltano storie di negligenza medica, casi di insufficienza renale
che il Seguro Popular non copre, racconti di discriminazione verso le
lavoratrici sessuali di strada; funzionari pubblici, politici e
dottoresse che si fanno foto con loro, gli promettono il cielo per poi
dimenticarsi il giorno dopo di queste donne di estrazione umile.
"E' come se a nessun funzionario pubblico, uomo o donna che sia,
importasse il futuro di queste donne umili, condannate a pagare servizi
di visite sanitarie e grandi multe come se si trattasse di una tienda de
raya*" sostiene Madrid.
(*Ndt: una "tienda de raya" era un'attivita' commerciale che vendeva
beni di prima necessita', spesso della stessa proprieta' della fabbrica
o dell'azienda agricola. Ma era anche il luogo dove si pagavano gli
operai e in cui questi avevano credito; molto spesso dunque tutti i
soldi guadagnati servivano per saldare il debito contratto nel negozio,
quindi il denaro tornava al padrone e all'operaio non restava nulla).
Sono i giorni precedenti alla settimana santa e si cominciano a vedere
molti turisti in giro, blocchi di polizia statale che circondano la
prima zona della citta' per paura delle manifestazioni. La presenza di
polizia municipale, statale e federale che dovrebbe servire a garantire
la tranquillità dei turisti in realtà crea solo sconcerto e stress.
Come disse un tassista della centrale degli autobus: "Oaxaca non sta in
guerra, ma non sta neanche in pace". L'impiegato di un hotel afferma a
proposito: "Quando c’è la polizia non lasciano passare nessuno o ti
guardano come un sospetto, invece i manifestanti ti permettono di
circolare liberamente".
Su quelli del municipio:
Aracelli racconta: "la dottoressa che ci visita è molto prepotente, non
ci presta un'attenzione adeguata, non visita come si dovrebbe. Se
paghiamo dovremmo disporre di un medico specialista”.
Maritza riferisce: "loro, quelli del municipio, ci stanno truffando: se
volessi ritirarmi non potrei farlo, devo andare tutti i giorni per
potermi pagare gli esami" (sanitari).
Ana: "molte colleghe sono state registrate come prostitute con il loro
vero nome, e qui diciamo che sono già denigrate dalle autorità. Prima
non lo facevano, potevamo registrarci con il nostro nome d'arte".
Lupita racconta con tono di tristezza: "loro, quelli del municipio, non
conoscono i nostri problemi precedenti, per questo ci trattano così.
Prima il municipio supportava le più grandi di noi con una dispensa, ora
neppure quello. Prima ci prestavano più attenzione, non facevano pagare
le più anziane fra noi".
Maria: "a noi non arriva alcun sostegno da parte del governo. L'unica
cosa è che dai 50 anni in su non si paga più, e questo grazie alla lotta
che abbiamo intrapreso anni fa".
Sofía riferisce che prima potevano andare ogni giorno alla “visita”, ma
ora è con orario imposto e "non si può arrivare ad un altro orario,
perché altrimenti non si trova la dottoressa".
Magda piuttosto furiosa denuncia che “le autorità chiudono gli occhi
sulle donne che lavorano “sedate” e così si mettono in strada, molte di
loro contro la propria volontà.”
Abbiamo anche delle necessità:
Edith spiega che "fra pagarmi delle analisi o dar da mangiare un taco a
mia figlia preferisco la seconda, perché l’autorità ci sfrutta solamente
e dimentica che siamo madri di famiglia". A proposito Yolanda aggiunge
che "siccome molte temono che ci tolgano la tessera sanitaria non dicono
nulla".
Celia riporta i commenti delle sue compagne: "anche io ho fame; se non
vengo chi mi dá da mangiare? Vengo a lavorare per necessità, e quando
non si lavora bisogna consegnare la tessera sanitaria affinche' per non
farci chiedere soldi".
Gloria: "chi non riesce a pagare la multa rimane tutta la notte in
stato di fermo, perché non abbiamo neppure i soldi per pagare il taxi
che porta molte di noi a casa".
Margarita: "ci sono molte donne che fanno questo lavoro per vivere,e
non usano nemmeno il preservativo perché é molto caro e preferiscono
comprare tortillas per sfamare i propri figli".
Tomasa racconta che ha lasciato questo lavoro e ora si dedica a lavare
vestiti, "peró se incontro per strada un signore che mi conosce ci vado.
Vorrei avere un partner in futuro. Io pago ancora l’affitto, per questo
devo lavorare quando ce n’é la possibilita'".
Siamo arrivate qui per casi della vita:
Rosa: "a 13 anni ho cominciato ad usare molta droga e alcohol, e a 15
ho cominciato a fare questo lavoro... Ho cominciato in una casa
d'appuntamenti, dove ci trattenevano la metá del denaro che
guadagnavamo, e comunque me ne rimaneva abbastanza. Ora solo il
municipio mi tratteniene denaro, ma non mi rimane nulla per me”.
Carmen racconta che sua madre l’ha regalata 3 volte, "e a 16 anni ho
avuto mio figlio e mia madre mi ha cacciata di casa, ho dovuto andare a
lavorare in una mensa... La mia famiglia non mi parla piú perché non le
mando piú soldi come prima; né mio fratello né mia madre".
Elena: "ci sono ragazze della scuole superiori o dell'universita' che
sono accompagnatrici, questo si sa a Oaxaca peró le autoritá non fanno
nulla”.
Ofelia racconta che la sua famiglia era molto povera e suo padre
parlava solo dialetto, "per questo ho dovuto ricorrere alla
prostituzione per andare avanti".
Gaby: "il padre dei miei figli mi ha lasciata e io non ho avuto altra
possibilitá che dedicarmi a questo per dargli da mangiare".
Visita al COESIDA* – CAPASITS** di Oaxaca:
Candelaria: "con il Seguro Popular mi danno i medicinali piu'
economici, ma per quelli piú cari mi danno solo la ricetta, poi devo
comprarli con i miei soldi. A che serve allora essere iscritta, se gli
esami che dovrebbero essere gratuiti devo pagarli al municipio”.
La dottoressa Gabriela Velazquez Rosas, direttrice del COESIDA Oaxaca,
afferma che "il CENSIDA*** dalleanno scorso non ci consigna
preservativi, nessuno stato ne ha perché CENSIDA non da piu'
preservativi ai paesi, sono i responsabili in ciascuno stato a doverlo
fare. Non dipende da noi se i preservativi si rivendono".
Uno psicologo del COESIDA Oaxaca afferma che "il municipio ha tolto
loro il libretto sanitario perché vengano ai nostri workshop, se non
facciamo cosí non verrebero".
María sottolinea: "perché i workshop si dirigono piú alle donne se sono
gli uomini che non vogliono usare il preservativo? Bisogna convincere
gli uomini, perché noi siamo gia' convinte".
Maritza racconta, verso la fine Della riunione con le lavoratrici
sessuali del Colectivo Esperanza e con la dottoressa Gabriela: “Conosco
Elvira da La Merced, quando volevano cacciarci da Circunvalación; per
questo sono venuta a questa riunione”.
Patricia Vásquez della Rete di Partecipazione Popolare (EPP) osserva
che "avrebbe piú valore che le lavoratici sessuali tenessero questi
workshop", in risposta all'invito di un'operatrice sociale del COESIDA
ad assistere al workshop della settimana successiva.
In conclusione, dal furgone che uno dei compagni maestri della EPP ha
portato alle strutture del COESIDA di Oaxaca, Elvira Madrid dice a tutte
le donne che hanno assistito alla riunione: "A volte si e' ottenuto
molto, a volte poco, altre volte non si e' ottenuto niente, pero' ci
abbiamo provato”.
* (Consiglio Statale per la Prevenzione e Controllo dell’Aids/HIV –
ndt)
** (Centro Ambulatorio per la Prevenzione a Assistenza per Aids e
Infezioni a Trasmissione Sessuale – ndt)
*** (Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo dell’Aids/HIV –
ndt)
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