[Ezln-it] Gli indigeni di San Sebastián Bachajón ribadiscono la loro lotta
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Fri Jul 29 14:50:35 CEST 2011
La Jornada – Venerdì 29
giugno 2011
Gli
indigeni di San Sebastián Bachajón ribadiscono la loro lotta a difesa del
territorio
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
las Casas, Chis. 28 luglio. Il vescovo Raúl Vera si è incontrato in città con gli ex detenuti di San
Sebastián Bachajón e le autorità dell'Altra Campagna della regione che
corrisponde a San José en Rebeldía nella cartografia autonoma zapatista, nel
cuore storico tzeltal di Chilón. Vera ha ringraziato gli indigeni per il loro
"esempio di lotta per il territorio e l'insegnamento di come camminare,
resistere e lottare".
Il Centro dei
Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) ha informato che nel
contesto della riunione ordinaria del suo consiglio direttivo, presieduto dal
vescovo di Saltillo, i cinque ex prigionieri politici "hanno condiviso la
gioia" della loro liberazione, e ringraziato a loro volta "per non
essere stati lasciati soli in questi frangenti della loro lotta".
Gli ejidatarios
"hanno riaffermato che la loro lotta è per la difesa della terra e del
territorio, e che continueranno ad organizzarsi con i compagni e le
compagne".
Da parte sua, il
Frayba ha dichiarato che "è in questi momenti di gioia che, a partire dal
diritto inalienabile delle persone all'autodeterminazione e dei popoli
all'autonomia, diversità culturale e vita degna, il popolo organizzato difende
e genera nuove pratiche nell'esercizio del diritto di vivere in pienezza i
diritti umani".
Da parte loro,
come per chiudere questo capitolo di una storia che non è finita, gli
ejidatarios di San Sebastián Bachajón, aderenti all'Altra Campagna, dalla loro
comunità hanno ringraziato per la solidarietà ricevuta: "Grazie per aver
confidato in noi, nonostante i ricatti del malgoverno che ha cercando di
comprare la nostra dignità per prostituire le nostre terre. Per la nostra
lotta, per le nostre sofferenze, noi che siamo in basso resistiamo, siamo qui
andremo avanti".
Hanno spiegato
che la liberazione dei loro compagni "non vuol dire che smettiamo di
lottare, al contrario, proseguiremo rafforzandoci di giorno in giorno",
perché "la difesa della madre terra e delle sue risorse non ha fine".
Aggiungono:
"Come esseri umani dobbiamo prendere coscienza, perché il malgoverno si
sta appropriando della terra come qualcosa su cui lucrare". Confidano che
la loro recente esperienza sia "un esempio chiaro del fatto che il
movimento che abbiamo creato non è politico, ma è per la nostra madre
terra", e chiedono "giustizia degna per il popolo ed il mondo".
Gli indigeni invitano collettivi, organizzazioni e media che li hanno
appoggiati nei mesi scorsi a continuare a farlo. "Questo è un grazie, non
un addio, perché continueremo a lottare". http://www.jornada.unam.mx/2011/07/29/politica/020n2pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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