[Ezln-it] Sospese le cure in carcere ad Alberto Patishtan

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Mon Dec 19 10:26:40 CET 2011


La Jornada – Domenica 18 dicembre 2011
Sospese
le cure mediche al detenuto dell’Altra Campagna Alberto Patishtán
Hermann
Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 dicembre. I detenuto dell'Altra Campagna che tra settembre e novembre per 39
giorni avevano sostenuto uno sciopero della fame in tre prigioni del Chiapas,
senza però ottenere la libertà, salvo per due di loro, annunciano l'intenzione
di proseguire "in questa trincea della nostra resistenza" nelle
prigioni, perché si dichiarano innocenti. La liberazione di Alberto Patishtán,
oggi in una prigione federale in Sinaloa, continua ad essere la principale
richiesta del movimento, che va oltre la protesta del digiuno conclusa il
passato 7 novembre, per la mancanza di risposte del governo statale.
Il professor Patishtán “è sottoposto a
condizioni molto dure nel carcere di Guasave”, informano i detenuti della Voz del Amate, Solidarios de la Voz del Amate e Voces Inocentes dal carcere N. 5 di
San Cristóbal. In una conversazione telefonica, lo stesso Patishtán ha
denunciato che gli è stato sospeso il trattamento medico contro il glaucoma e
che lo tengono in isolamento. Non potrà ricevere nemmeno un libro prima di sei
mesi. "Mi hanno completamente ignorato", ha detto.
Uno dei suoi compagni, il promotore di salute
Pedro López Jiménez, a conoscenza della malattia di Patishtán Gómez, racconta
che quando questi arrivò nella prigione di El Amate a San Cristóbal nell'aprile
del 2009, “ci si accorse che stava perdendo la vista dall'occhio destro; allora
fu portato in ospedale dove rimase ricoverato per oltre cinque mesi", e
gli fu diagnosticato il glaucoma.
A causa dello sciopero della fame, del quale
era portavoce, Patishtán è stato trasferito in una prigione di massima
sicurezza "per isolarlo". Oggi, aggiunge López Jiménez, "gli
hanno tolto le gocce che i medici hanno raccomandato di non sospendere nemmeno
per un solo giorno; io, come promotore di salute, conosco la malattia di
Alberto perché gli mettevo le gocce tutti i giorni quando ero in quella
prigione". López Jiménez chiede al governo federale "di dare
istruzioni affinché le gocce siano nuovamente concesse come trattamento del
glaucoma". 
Come hanno dichiarato i suoi compagni Rosario
Díaz Méndez, Alfredo López Jiménez, Juan Collazo Jiménez e Juan Díaz López, le
autorità hanno trattato Patishtán "come un criminale pericoloso, benché il
governo dello stato abbia riconosciuto pubblicamente la sua innocenza". I
detenuti indigeni esortano il governo di Felipe Calderón "ad intervenire
per la sua liberazione, così come chiediamo il suo trasferimento vicino alla
sua famiglia e le cure per la sua malattia". Chiedono inoltre al governo
di Juan Sabines Guerrero a concedere a tutti loro "la libertà
incondizionata che ci è stata rubata".
Grazie allo sciopero, il 16 novembre Juan
Collazo Jiménez è stato trasferito dal carcere N. 6 di Motozintla a quello di
San Cristóbal de las Casas. Non è stato rilasciato, ma non è più "in punizione"
lontano dalla sua famiglia e dai suoi compagni da un anno, sottoposto a tortura
psicologica e punizioni fisiche come parte di "una strategia di
destrutturazione sociale e politica", sostengono i detenuti.
Il 15 novembre, grazie allo sciopero della
fame, sono stati liberati due dei detenuti dell'Altra Campagna, Andrés Núñez
Hernández e José Díaz López.
Tuttavia, Alfredo López Jiménez e Rosario Díaz
Méndez hanno denunciato "la carente assistenza medica" nel carcere N.
5, per mancanza di personale, medicine e risorse materiali. Con queste
pratiche, denunciano, "l'istituzione penitenziaria a carico del
Sottosegretariato degli Istituti Penali del Chiapas, viola gli articoli 4 e 18
della Costituzione sul diritto alla salute dei reclusi nei penitenziari della
Repubblica", così come i relativi trattati internazionali.
Qualche giorno fa, i detenuti aderenti
all'Altra Campagna hanno così ringraziato per la solidarietà internazionale
ricevuta: "Anche se non abbiamo ottenuto politicamente nulla, abbiamo
ottenuto molto più di quello che immaginavamo, perché abbiamo il vostro immenso
appoggio nel chiedere la giustizia e la libertà. Siamo qui con rinnovata
volontà di continuare a lottare con coraggio e forza. Non importano gli
ostacoli e gli oltraggi, perché noi siamo una famiglia numerosa quante sono le
stelle la cui luce è visibile da lontano, che è la solidarietà con le nostre
lotte". http://www.jornada.unam.mx/2011/12/18/politica/016n1pol
(Traduzione "Maribel" -
Bergamo)
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