[Ezln-it] La situazione delle lavoratrici sessuali in Messico

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Sun Aug 21 19:26:58 CEST 2011


Compagn*,
mandiamo la traduzione di un articolo che fotografa la situazione e 
l'organizzazione delle lavoratrici sessuali in Messico, intervistate a 
lugllio durante il XIV incontro della Rete Messicana del Lavoro 
Sessuale, con cui i collettivi della PIRATA collaborano attivamente.

L'articolo lo trovate su questa url e copiato in questa mail:
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2131

Per chi e' piu' interessat@ c'e' anche il reportage in spagnolo della 
rivista Desinformemonos:
http://desinformemonos.org/2011/07/encuentro-nacional-de-trabajadoras-sexuales/

Saluti ribelli,
Nodo Solidale / PIRATA

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Il 14esimo Incontro de La Rete Messicana del Lavoro Sessuale:
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2131

"NON CI COMPRERANNO, NON CI AMMAZZERANNO. PRETENDIAMO RISPETTO E 
DIRITTI SUL LAVORO":
LA RETE MESSICANA DEL LAVORO SESSUALE FESTEGGIA IL SUO XIV INCONTRO 
NAZIONALE

Attraverso quindici anni di lavoro quotidiano, faticoso e concreto 
nelle strade della nazione, la Rete Messicana del Lavoro Sessuale, dalla 
sua base nel Distretto Federale, si è diffusa fino a diventare una rete 
nazionale alla quale aderiscono vari collettivi di lavoratrici del sesso 
in molti degli stati della Repubblica. Quest'anno si è tenuto il loro 
XIV Incontro Nazionale e XV Laboratorio di Partecipazione Cittadina dal 
19 al 21 di luglio in un hotel a Città del Messico.

Decine di lavoratrici del sesso del Distretto Federale, Orizaba, 
Guadalajara, Tlaxcala, San Martin Texmelucan, Jojutla e Toluca si sono 
riunite per analizzare la critica situazione attuale ed elaborare un 
piano di azione per rivendicare i loro diritti del lavoro e combattere i 
piani del governo che agisce come "il pappone più ricco della zona" e il 
"terminator" delle lavoratrici del sesso che "non collaboreranno".

Senza organizzazione e azione, secondo la Rete, le politiche e le 
pratiche attuali di pulizia sociale, omicidi, violenze sessuali, retate, 
estorsioni e abusi di polizia saranno ancor più devastanti dopo 
l'approvazione delle iniziative di legge sulla sicurezza e sulla tratta 
di persone che il Congresso
de la Union (parlamento, ndt) ha appena decretato.

INVITANO AD ALZARE LA VOCE PER GLI OMICIDI DI RAFAELA E FABIOLA

Il 29 giugno, lo stesso giorno che il Congresso de la Union ha 
approvato i drastici cambi riguardanti gli articoli 19, 29 e 73 della 
Costituzione, che si riferiscono a carcere, sparizioni e morte per 
migliaia di messicani, è successo qualcosa, in un'altra parte della 
Repubblica, che rappresenta la mancanza di sicurezza totale e il 
disprezzo per la vita delle lavoratrici del sesso del Messico in 
particolare.

In questo stesso giorno, Rafaela Navarro, di 55 anni, membro del 
Colectivo Feminista Cihuatlatolli, è stata decapitata nell'hotel 'Los 
Pascuales' di Orizaba. Come se non bastasse, dodici giorni dopo, il 10 
luglio, Fabiola Orozco, di 22 anni, incinta di otto mesi, è stata 
strangolata nella stanza numero 6 dell'hotel 'El Paredón'. Le due 
colleghe facevano parte della Rete Messicana del Lavoro Sessuale.

Come c'era da aspettarsi, gli atti di odio e l'accanimento nei 
confronti di Fabiola sono avvenuti in una delle stesse stanze che già 
erano state segnalate per le loro condizioni insalubri e di scarsa 
sicurezza in un reportage de _El Mundo de Orizaba_ il 4 luglio.

In un'intervista, la compagna Arlette del Colectivo Feminista 
Cihuatlatolli ha detto che hanno organizzato una marcia e altre attività 
per pretendere giustizia per Rafaela e Fabiola e sicurezza per tutte le 
lavoratrici e i lavoratori del sesso, in particolare negli hotel.Afferma 
che le due compagne avevano gridato, chiedendo aiuto e che nessuno ha 
risposto. Rafaela ha gridato forte quando stava scendendo le scale 
dell'hotel senza che l'albergatore né alcuna delle cinque pattuglie 
vicine si approssimassero. In quanto a Fabiola, la sua stanza era a sei 
metri dalla reception dell'hotel che tra l'altro non è ad accesso 
libero. Fa parte di quegli hotel in cui il personale addetto deve aprire 
la porta con la chiave per far entrare o uscire i clienti.

"Siamo in grado di dire che ci deve essere stato rumore mentre Fabiola 
veniva assassinata," dice Arlette, "perché il suo volto è stato 
praticamente sfigurato a causa dei colpi ricevuti. Aveva la testa in una 
busta di plastica e l'assassino l'aveva impiccata con una corda. 
Nonostante ciò l'albergatore non è intervenuto".

Ora è stato aperto un tavolo di confronto con le autorità del municipio 
e gli albergatori per pretendere sicurezza ma senza nessun atto 
concreto. Dice Arlette che il collettivo di cui fa parte ha ricevuto 
notevole appoggio dalla Rete e dai membri de La Otra Campaña ad Orizaba 
però la società civile non si è schierata contro gli assassini ma a 
favore. "Non è raro ascoltare commenti come 'se la sono cercata a causa 
del loro lavoro'. Anzi la mancanza di rispetto verso il lavoro del sesso 
è qualcosa di considerevolmente indignante e offensivo per noi. Qualche 
collega dice 'ormai non possiamo più lavorare'. C'è bisogno che la gente 
manifesti nei suoi diversi luoghi e che faccia puntare i riflettori 
sufficientemente per far tornare a parlare di noi".

I TAVOLI DI LAVORO: RIFLESSIONE ORIENTATA ALL'AZIONE

L'Incontro era strutturato in tavoli di lavoro di 8-10 persone, 
ciascuno volto ad analizzare temi che riguardano la difesa dei loro 
diritti e l'elaborazione di un piano di azione. Dopo due ore di 
interscambio di opinioni ed esperienze, ciascun gruppo ha presentato le 
proprie idee all'assemblea plenaria, creando una discussione ad ampio 
raggio.

In alcuni casi sono state espresse opinioni molto diverse e il 
dibattito è stato aspro. Un tema controverso, per esempio, è stato 
stabilire se i padroni degli hotel e dei bar erano i protettori delle 
lavoratrici del sesso o no. Oppure stabilire se i soldati erano 
repressori come i poliziotti. Ciò
nonostante, quale fosse il tema, esisteva un ambiente in cui ognuno ha 
potuto interagire senza paura di essere denigrato.
Nei tavoli di lavoro si era tutti d'accordo nell'affermare che tutte le 
lavoratrici del sesso non sono schiave del sesso o vittime della 
"tratta" ma persone che offrono sesso volontariamente. Concordavano che 
lo sfruttamento sessuale si verifica quando si è obbligati a fare 
qualcosa contro la propria volontà. Ciò potrebbe essere conseguenza di 
un rapimento o di un atto di violenza, minaccia, intimidazione o abuso 
di potere. È il caso, ad esempio, della vendita e dello sfruttamento 
sessuale di bambine e bambini.

Ai tavoli simultanei, un tema importante è stato l'implementazione 
della campagna contro lo sfruttamento sessuale commerciale infantile e 
la presentazione di alcune storielle creative prodotte dalla Brigata di 
Strada in appoggio alla Donna "Elisa Martínez", A.C., su fatti 
relazionati con la tratta di persone. Il tema de "Usignoli da sogno" 
tratta della mancanza di accesso alla pianificazione familiare mentre 
quello de "La tigre floreale" dell'omofobia.

In un altro tavolo è stata presa in considerazione la campagna 
itinerante di attenzione primaria alla salute sessuale e riproduttiva 
che porterà a diverse città i servizi papanicolaou, colposcopia, 
ultrasuono pelvico e mammario, prove rapide di rilevamento dell' 
HIV/AIDS, attenzione odontologica e psicologica, solo per citarne 
alcune. Occorre segnalare che in varie città, le prove dell'HIV/AIDS 
sono obbligatorie e costose.

LA FIDUCIA SI COSTRUISCE FORNENDO SERVIZI INDISPENSABILI

In un'intervista, Edgar e Karla, due rappresentanti de Provicondones di 
San Martin Texmelucan, Puebla, hanno illustrato la loro lotta volta ad 
offrire servizi gratuiti di queste analisi. Dice Edgar che più di cinque 
anni fa hanno conosciuto la Brigata di Strada, che li spinsero a 
promuovere l'uso del
preservativo, l'educazione sessuale e l'informazione sui diritti 
sessuali e riproduttivi. Quest'anno sono stati invitati all'Incontro per 
condividere le loro esperienze.

Karla ha subito un abuso sessuale all'età di 12 anni ma ora si da da 
fare come lavoratrice del sesso che lotta per i proprio diritti. 
"Lavoriamo per i padroni dei bar. Ce ne sono una decina a San Martin 
Texmelucan. Lavoro lì da quindici anni e rischiamo abbastanza. Quando i 
poliziotti vengono ad arrestarci, ci picchiano, denudano, umiliano, ci 
tolgono il denaro e i cellulari e in molti casi lo fanno perché non 
abbiamo soldi per pagare la visita medica o il test dell'AIDS che 
richiedono. I padroni dei bar permettono tutto questo e non si degnano 
nemmeno di dirci 'Te la pago io la visita'. Qualcuno lo fa ma la 
maggiorparte no. Guadagnano i soldi dei servizi che noi prestiamo e non 
ci pagano un soldo. Impongono gli orari. Entriamo ed usciamo a ore 
prefissate. Impongono regole ma non ci danno niente. Il minimo che 
devono fare è pagare la visita medica. Il padrone ha il dovere di dare 
appoggio alle sue lavoratrici. Purtroppo alle ragazze non vengono 
riconosciuti i loro diritti. Quindi molte di loro vengono sfruttate".

Aggiunge Edgar: "Da quando abbiamo cominciato a distribuire 
gratuitamente i preservativi nei bar, negli hotel e in tutta la zona, ci 
siamo resi conto di cosa succede alle ragazze. Quando abbiamo cominciato 
ad effettuare il test dell'HIV, le ragazze ci hanno cominciato a dire 
'Lo sapete che questo ce lo fanno pagare?'; però abbiamo dovuto 
aspettare fino a questo momento affinché ci parlassero. Prima di 
effettuare i test non avevamo mai notato un'apertura da parte loro. 
Ovviamente il Comune ha risposto dicendoci che non avrebbe accettato il 
nostro test perché non lo considerava valido. Così è cominciata la 
discussione in merito e alla fine lo hanno accettato, anche grazie alla 
reazione delle ragazze che hanno richiamato l'attenzione dicendo che non 
era possibile che loro dovevano pagare un test che ora ricevevano gratis 
e che il Comune nemmeno accettava. Si sono organizzate chiamando in 
radio per aggiornare la situazione. Di conseguenza ora accettano il 
nostro test e nessuna ragazza viene arrestata perché non può pagare il 
test, ma ancora capita che chi non paga la visita medica settimanale 
viene portata in carcere".

Karla ci dice di più: "È certo, se non paghiamo i 75 pesos settimanali 
per la visita, ci arrestano. Ed è in carcere che avviene l'abuso di 
potere. Ed oltre ad arrestarci, dobbiamo pagare una multa di 450 pesos 
per uscire di prigione. ¿Come avviene tutto ciò? Si presentano al bar 
due persone dell'Instituto de Salubridad – un veterinario e la 
dottoressa – che ci controllano. E vengono accompagnati da un 
poliziotto. Se non possiamo pagare, il poliziotto ci afferra con 
violenza, ci ammanetta con le mani dietro la schiena e ci porta via come 
se fossimo delinquenti".

Ora le ragazze si trovano in disaccordo e se davvero collaborano con 
noi parlerò loro per organizzarci su come uscire da questo sistema. Il 
nostro problema più spinoso è l'abuso di potere. Il responsabile è il 
sindaco perché stabilisce le quote in Municipio e ci mandano questi 
individui per condurci in prigione. Capita che ci portino 
immediatamente, ma ci proibiscono di lavorare e poi, se ci trovano al 
bar mentre beviamo una birra con un cliente, ci spediscono in gatta 
buia. Quindi è praticamente impossibile andare in giro liberamente".

"Si è verificata una notevole violenza fisica e psicologica. L'ex 
direttore dell'Instituto de Salubridad, un tipo di nome Calpulapan, ha 
minacciato fortemente le ragazze con parole offensive, che ci avrebbe 
fatto chissà cosa, ecc.. Finchè è giunto a minacciare una protettrice, 
quando già non ricopriva più la carica di direttore. Ciò nonostante, 
passava a molestare le ragazze e il sindaco attuale non è mai 
intervenuto. È una deflorazione orribile. Esigiamo che il nostro lavoro 
sia riconosciuto ed esigiamo di lavorare a condizioni migliori, di 
essere trattati degnamente perché siamo esseri umani. Il nostro lavoro 
non è da disprezzare. È l'unico modo che abbiamo per permettere ai 
nostri figli di emergere. Pretendiamo rispetto".

ALCUNI TRAGUARDI GRAZIE ALL'ORGANIZZAZIONE E ALL'APPOGGIO DI 
SOLIDARIETÀ.

JOJUTLA

Le lavoratrici del sesso del Nucleo Cooperativista Rebelion di Jojutla, 
Morelos, hanno fatto parte della Rete per diversi anni. Una compagna del 
Nucleo afferma: "ora io e le altre ragazze lavoriamo senza difficoltà 
nel mercato 'Margarita Mazo de Juarez' e se qualcuno ci aggredisce, 
godiamo del sostegno dei compagni della Rete, della Brigata di Strada e 
dei Miserables Libertarios. Siamo venuti insieme a loro qui 
all'Incontro. Prima di far parte della Rete, non andavano bene le cose. 
La polizia ci arrestava, eravamo sottoposti a visite di controllo e se 
non le accettavamo ci rinchiudevano in prigione. Avevamo molti problemi 
con la polizia. Far parte della Rete ci ha aiutato molto. Abbiamo 
cominciato a marciare e ci siamo rivolti alle associazioni per i Diritti 
Umani. Questo è il motivo per cui preferiscono non intromettersi nelle 
nostre faccende. Possiamo lavorare come vogliamo".

Un compagno dei Miserables Libertarios dice: "il lavoro che abbiamo 
intrapreso con le altre colleghe lavoratrici del sesso era di creare 
sostegno, dato che prima della nascita del Nucleo Cooperativista 
Rebelion erano perseguitate da parte del Municipio, dai pubblici 
ministeri e dalla polizia municipale. Quasi a scadenza settimanale si 
verificavano operazioni di polizia contro i venditori ambulanti e le 
compagne del lavoro del sesso. Raccoglievano le loro cose e le 
accompagnavano alla centrale della polizia municipale. E lì chiedevano 
loro somme di denaro per uscire di prigione. Inoltre, i pubblici 
ministeri passavano a riscuotere altre somme per permettergli di 
lavorare. Provocavano anche risse o diverbi tra loro. Ma l'appoggio 
della Rete, e i workshop che offre, hanno rafforzato il gruppo e adesso 
non subiscono più troppi abusi. Stiamo collaborando per costruire 
l'autonomia nel campo della sanità".

Il Collettivo Miserables Libertarios è un collettivo anarchico, 
composto prevalentemente da giovani, che appoggia anche altre lotte 
nella regione, come quelle dei contadini, dei maestri e degli studenti. 
Attualmente sostiene la comunità di Tepepan contro l'esproprio della sua 
terra. Da un anno realizzano attività nel Centro Sociale Comunitario 
Julio Chavez Lopez come lezioni di matematica, corsi di spagnolo e 
scrittura per bambini, laboratori di alebrijes (mostri di cartapesta, 
ndt) e di riciclaggio, concime organico, proiezioni di video e 
distribuzione di documentari.

Un altro compagno dice che dopo essere entrati a far parte de la Otra 
Campaña, il collettivo si è avvicinato alle compagne del lavoro sessuale 
per un caso di repressione. "Due compagne furono arrestate dalla polizia 
che gli tolse tutti i soldi che avevano e le percossero. Venimmo a 
conoscenza della situazione e denunciammo l'accaduto davanti ai mezzi di 
comunicazione. Avere un rapporto di appoggio con loro ha cambiato il 
nostro modo di vedere le cose. Ci rendemmo conto che la sinistra ha 
tradizionalmente accantonato questo tipo di lotte che dal secolo scorso 
avvengono in diverse zone del mondo. Purtroppo, noi che lottiamo per 
cambiare le cose, continuiamo a riprodurre certi modelli culturali di 
condotta che appartengono al patriarcato e al machismo. Di fatto anche 
se magari non abbiamo cambiato totalmente la nostra condotta, molti dei 
nostri schemi si sono sgretolati quando abbiamo cominciato a 
solidarizzare con questa e con altre lotte".

"Pensiamo che le lotte sono diverse e plurali e che è fondamentale 
costruire autonomie a livello microlocale e da qui crescere a partire da 
un municipio, un quartiere, una strada. Siamo convinti che il progetto 
della Brigata di Strada di fabbricare da sé il proprio preservativo 
rappresenti una forma rilevante di autogestione. Abbiamo imparato dalle 
comunità indigene a non imporre o dettare una linea ma ad ascoltare il 
popolo e tutti siamo questo popolo".

GUADALAJARA

Una compagna di Guadalajara, che è stata membro della Rete per sei anni 
riporta che per il momento c'è molta calma in città. "Stiamo lavorando 
bene negli hotel. La polizia non ci molesta e siamo tranquille. Prima di 
unirci alla Rete, lavoravamo molto in strada ma la polizia ci inseguiva 
e quando entravamo negli hotel, ci tiravano fuori con la forza. Ci 
chiedevano denaro. Da quando abbiamo iniziato a partecipare a questi 
incontri della Rete Messicana, le compagne ci danno lezioni suoi nostri 
diritti e abbiamo imparato a difenderci meglio. Ora sappiamo parlare, 
prima no. Ora non ci facciamo intimidire. Prima ci minacciavano e non 
sapevamo cosa rispondergli e per questo non dicevamo niente, ma ora non 
è più così. Se arrivano a colpirci, una risponde. Non glielo si 
permette. Abbiamo cominciato a rivolgerci alla Procura, alle 
associazioni per i Diritti Umani, organizzando cortei, picchetti, 
arrivando quasi a scioperare per pretendere che si rispettino i nostri 
diritti. La Rete ci da pieno appoggio. Avevamo paura, prima. Ora no. 
Lavoriamo a nostro piacimento".

"Il problema è che a breve si svolgeranno i Giochi Panamericani e 
sicuramente hanno in mente di allontanarci dai nostri luoghi di lavoro, 
ad ottobre, durante i Giochi, perché non vogliono che ci sia 
prostituzione, non vogliono che i turisti vedano donne fare questo 
lavoro. Ancora non ci hanno parlato chiaramente ma per noi è un gran 
problema perchè capita che questo tipo di proibizioni diventino 
permanenti ma noi abbiamo bisogno del nostro posto di lavoro. Lo 
facciamo solo perchè non abbiamo studiato né abbiamo un'altra 
professione".

"È importante che le ragazze che praticano il lavoro del sesso 
continuino a collaborare tra loro perchè hanno le stesse opportunità 
come gli stessi rischi. Perché capita che se non ci aiutiamo c'è 
qualcuno che ci aggredisce, che ci picchia, ed è meglio organizzarci. 
Magari più ragazze conoscessero l'Incontro, così potrebbero imparare di 
più a difendersi tanto dalla tratta di donne quanto dai papponi e dalla 
polizia".

Jaime Montejo della Brigata di Strada afferma che la Brigata e la Rete 
Messicana del Lavoro del Sesso hanno contribuito a fare una diagnosi per 
l'Alta Commissione dei Diritti Umani in Messico e che una compagna di 
Guadalajara ha giocato un ruolo chiave. "Siamo riusciti ad ottenere che 
il suo ufficio raccomandasse al governo messicano di riconoscere gli 
obblighi del padrone verso coloro che hanno un contratto da lavoratrice 
del sesso. Perché non tutte ce l'hanno. Ci sono quelle che lavorano per 
proprio conto. Per questo si richiede di promulgare leggi, entro una 
prospettiva di genere, a beneficio del settore, per fornire sicurezza 
sociale, pensioni di anzianità e di invalidità. Ci sono molti buoni 
consigli dell'Alta Commissione dei Diritti Umani che il governo del 
Messico deve mettere in pratica".

LA SITUAZIONE DEL DISTRETTO FEDERALE RISPECCHIA LA SITUAZIONE NAZIONALE

Nonostante gli importanti passi in avanti, secondo quanti hanno 
partecipato all'Incontro la situazione nazionale resta gravissima. Jaime 
Montejo afferma: "Quando si viene a conoscenza dell'omicidio di una 
lavoratrice del sesso la gente dice che 'è normale'. Orbene, il 
'normale' che abbiamo visto per esempio qui, nella zona de La Merced e 
di Izazaga, che è vicina; di San Pablo, anch'essa vicina; di Buena 
Vista, dove si ingrandisce la zona e verso la metro Normal e la Colegio 
Militar – in tutta la zona ci sono in media sei omicidi al mese, e lo 
stesso vale per tutti gli stati della repubblica. Sei lavoratrici del 
sesso assassinate ogni mese in ciascuno stato. Ovviamente, nessun mezzo 
di comunicazione riporta la notizia perché non sono considerate morti 
rilevanti".

Krisna, membro della Rete Messicana nel Distretto Federale ricorda la 
morte di Gulmara Vilchis Sanchez, anche conosciuta come "Garibay", 
Presidentessa della cooperativa delle lavoratrici del sesso "Per 
migliori condizioni di salute". È morta privata della libertà dopo 
essere stata arrestata durante una retata presumibilmente contro "la 
tratta di persone al fine dello sfruttamento sessuale", nell'Hotel 
Palacio, ma come nella maggiorparte dei casi, la maggioranza delle 
persone arrestate non avevano nulla a che fare con "la tratta", 
figuriamoci Garibay, che da anni faceva  tutto il possibile per 
difendere e dare sostegno alle altre lavoratrici del sesso. Hanno 
indicato come cause mediche del decesso "un arresto cardiaco provocato 
da trombosi e paralisi celebrale", ma vari testimoni hanno affermato che 
è morta per negligenza e abuso di potere. La Brigata di Strada accusa di 
omicidio il sistema penitenziario.

Si è ricordato anche l'omicidio di Susy, una lavoratrice del sesso di 
Tlaplan, avvenuto nell'hotel San Antonio nel mese di febbraio 2010, 
proprio quando erano in corso operazioni di polizia per scovare 
"l'ammazzavecchiette". La Brigata di Strada tiene a precisare che questo 
tipo di operazioni costituiscono un pretesto del governo di Marcelo 
Ebrard per legittimare programmi di pulizia sociale nel Distretto 
Federale.

Una compagna che lavora nei bar di Izazaga ha raccontato che molti bar 
della zona hanno chiuso. "Perché hanno chiuso se altri cominciavano ad 
aprire? Chi ha chiuso? Quelli che rifiutavano di vendere droga. I bar 
nei quali ci era vietato consumare, ci era vietato assumere droga, 
vendere droga, drogarci con clienti nei camerini. Quindi i bar che hanno 
cominciato ad emergere sono quelli dove si vendeva droga, dove le 
lavoratrici si drogavano e spacciavano, e venivano pagate con la droga. 
C'era molta differenza con le zone in cui le organizzazioni criminali 
operavano indisturbate. E in quelle zone in cui si rifiutava di 
collaborare, si sono messi contro le famiglie degli imprenditori, 
sequestrandoli e purtroppo molti sono stati decapitati. E le loro 
imprese sono fallite. E questa è una delle ragioni per cui sono qui, 
davvero. Perché i luoghi in cui lavoravo prima ora sono chiusi e gli 
altri sono aperti. Ma sono quesi posti in cui non mi piace lavorare".

Non dimentichiamo che un anno fa la Procura Generale del Distretto 
Federale ha girato una lettera citatoria alla direttrice della Brigata 
di Strada, Elvira Madrid Romero, per commisurare le informazioni 
riguardanti una denuncia che la Brigata di Strada aveva sporto sulle 
attività mafiose della città di Tlaxcala, nel Tapo (Terminal de 
Autobuses de Pasajeros de Oriente) per trasportare donne e bambine alla 
zona del commercio sessuale nei dintorni della Merced. In quel momento, 
la Brigata ha denunciato che la lettera citatoria probabilmente era "un 
mezzo per fare pressione nei confronti delle costanti denunce, che ha 
reso pubbliche tramite diversi mezzi di comunicazione, circa la 
complicità delle autorità perrediste della capitale con gruppi della 
criminalità organizzata, rivolta alla tratta di persone che sono 
costrette a prostituirsi".

CONTRO LE MISURE DEL GOVERNO

Per vari anni la Brigata di Strada e la Rete Messicana del Lavoro 
Sessuale hanno denunciato i piani del governo di Marcelo Ebrard volti ad 
effettuare una sorta di pulizia sociale nel Distretto Federale e creare 
una zona di tolleranza. Le organizzazioni sottolineano che questi piani 
violano i diritti del lavoro delle lavoratrici del sesso, promuovono la 
violenza della polizia contro di loro e tolgono loro luoghi di lavoro. 
Inoltre, fanno si che il governo diventi il pappone delle lavoratrici 
del sesso. In un'intervista, Jaime Montejo afferma che la creazione di 
queste zone non ha avuto il risultato che aspettavano in diverse città 
del paese perché sono state praticamente distrutte a causa delle 
attività di vari cartelli della droga e dalle guerre nate tra di loro 
per il controllo del territorio. Ciò nonostante, questa continua ad 
essere una strategia di 'pulizia' del Distretto Federale e di altre 
zone. A ogni passo, la Rete Messicana ha contrastato la perdita di 
luoghi di lavoro e la violenza della polizia.

Jaime parla anche dei programmi federali che stigmatizzano sempre di 
più il lavoro del sesso. "Nel programma sui Diritti Umani del presidente 
Calderon è presente una linea d'azione volta a 'sradicare la 
prostituzione', non solo la prostituzione infantile come nel sessennio 
di Fox. Ah finalmente, sradicare la prostituzione, però non mai parla di 
sradicare le cause della prostituzione... C'è un'altra linea d'azione 
che intende 'promuovere una cultura filtrata attraverso i mezzi di 
comunicazione che faccia disprezzare la prostituzione'. E dietro 
quest'affermazione che aiuta a formare un'opinione pubblica contro la 
prostituzione, si sta formando un'opinione pubblica contro le 
lavoratrici del sesso".

Parlando dei cambi apportati agli Articoli 19, 20 e 73 della 
Costituzione, Jaime spiega in che maniera i cittadini e in particolare 
le lavoratrici del sesso subiscono sopraffazioni. "L'articolo 19 
contempla come reato grave, che non prevede liberta' su cauzione, quello 
della tratta delle persone e del sequestro. È molto pericoloso per i 
gruppi di lavoratrici del sesso e per i gruppi di appoggio perché se 
chiediamo la libertà di chi viene arrestato contro la sua volontà perché 
ritenuto coinvolto nella tratta, possiamo essere accusati di essere 
complici della tratta e del sequestro sebbene stiamo lottando contro la 
tratta infantile e la prostituzione forzata".

"Ma non è tutto. La tanto discussa Legge sulla Sicurezza Nazionale 
prevede il carcere per coloro che commettono reati gravi contro la 
sicurezza della nazione e contro la salute. Quindi, a suo piacere, tutte 
e tutti possiamo essere arrestati in strada, in casa, senza mandato di 
arresto né di perquisizione".

"L'articolo 20 prevede che non sia rivelata l'identità delle vittime, 
quindi, si può essere accusati senza sapere da chi. Così sarà qualcuno 
senza faccia a denunciarti così come avviene nel romanzo di Kafka, no? 
_Il Processo_".

"La modifica dell'Articolo 73 obbliga la Camera dei Deputati e il 
Senato ad approvare una legge generale entro sei mesi contro il 
sequestro e una legge generale contro la tratta di persone. La legge 
attuale non obbliga le legislature ad approvare una legge statale. Ci 
sono stati che non hanno interesse ad avere una legge contro la tratta 
ma ora ogni stato dovrà inventarsi una legge specchio".

"La legge sulla tratta di persone a livello federale, statale e 
municipale richiede la formulazione un regolamento per essere applicata. 
Lo si può notare nella chiusura di molti hotel e bar che rappresentano 
luoghi di lavoro. Ed è più probabile che la nuova legge penalizzi il 
cliente che rischierà una multa o la segnalazione per sfruttamento della 
prostituzione. Ciò riguarda l'offerta del sesso commerciale, non solo lo 
sfruttamento del sesso commerciale né quello dovuto alla tratta di 
persone. Insomma bisogna tener conto di vari aspetti".

"Hanno classificato questa riforma costituzionale come soluzione per 
dare un'opportunità alle vittime e affermato che una legge sulla tratta 
deve nascere dai sentimenti delle vittime. Il problema è che nel lavoro 
del sesso non tutte sono vittime. Il fatto è più complesso perché se 
ora, con la legislazione attuale, attraverso le operazioni di polizia 
per contrastare la tratta e il favoreggiamento, conducono 20 o 30 donne 
davanti al pubblico ministero, con la nuova legge sarà molto peggio. 
Infatti, colei che si rifiuterà di denunciare qualcuno, il padrone di un 
locale o il presunto protettore e qualsiasi coppia in un hotel possa 
essere considerata protettore, chi non si dichiara vittima può essere 
indagata. E questo è il minimo che le può succedere. In una procedura 
giuridica davanti al pubblico ministero, da presunto testimone si può 
rischiare di essere trattenuti e quindi obbligati a non potere lasciare 
il luogo in cui ci si trova e si può essere reclusi con processo per 
direttissima solo per essersi rifiutati di collaborare. Perché si può 
essere vittime o carnefici. Non c'è altra scelta. Secondo le autorità, 
tutte le lavoratrici del sesso si trovano in condizioni di schiavitù. 
Ogni lavoratrice del sesso con un cliente è considerata violentata".

"Quindi si condannano ancora più forte le organizzazioni di gruppi di 
lavoratrici del sesso e gruppi di appoggio che gli danno sostegno. Chi 
lotta contro la prostituzione forzata e infantile comincia ad essere 
considerato sospettato. Ciascuno di noi rischia di essere accusato di 
tratta di persone".

In tutti questi modi, tentano di indebolire la capacità di resistenza 
delle lavoratrici del sesso. Contemporaneamente, la Rete Messicana del 
Lavoro del Sesso intensifica il suo sforzo per rafforzare questa 
capacità tramite l'organizzazione e la difesa dei suoi diritti. Una 
compagna riassume bene il sentimento che ha caratterizzato l'Incontro: 
"Non ci compreranno, non ci ammazzarenno. Pretendiamo rispetto e diritti 
sul lavoro".

Articolo di Carolina,
tradotto da Nodo Solidale - http://www.autistici.org/nodosolidale/





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