[Ezln-it] Luis Hernandez Navarro, Messico 2010: il murale di Siqueiros

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Feb 9 15:50:43 CET 2010


La Jornada – Martedì 9 febbraio 2010
http://chiapasbg.wordpress.com/2010/02/09/messico-2010-il-murale-di-siqueiros/
 
Luis Hernández Navarro
Messico 2010: il murale di Siqueiros
 
Sui muri esterni dell'edificio del Rettorato della Città Universitaria, nel Distrito Federal, l'artista plastico comunista David Alfaro Siqueiros dipinse tre murales. Si intitolano Il popolo all'università, l'università al popolo; Le date della storia del Messico e Nuovo emblema universitario.
Le date della storia o il diritto alla cultura si trovano sul lato nord dell'edificio. Nell'opera si vede un braccio con due mani intrecciate con le date nelle quali sono avvenuti episodi fondamentali della storia del Messico: 1521, la Conquista; 1810, l'inizio dell'Indipendenza; 1857, anno di promulgazione della Costituzione liberale; Siqueiros lasciò l'ultimo anno in sospeso, così: "19??" Di quando in quando, mani anonime hanno riempito quello spazio in bianco con una data nella quale si annuncia la realizzazione di una nuova rivoluzione. Durante lo sciopero universitario del 1999 un pennarello cambiò i due punti interrogativi col numero 99.
Oggi, il paese intero sembra avere occupato il posto di quel murale. La voce che annuncia un nuovo sollevamento popolare nel 2010 è sulla bocca dei più diversi attori politici. Le voci non vengono solo dalla sinistra. Solo nel settembre del 2009, in maniera inusitata, José Narro, il rettore dell'Università Nazionale Autonoma del Messico, disse che sulla nazione incombe una minaccia di instabilità sociale. Alla fine dell'anno scorso, Miguel Alemán, ex governatore di Veracruz ed industriale, sottolineò che gli uomini d'affari non sono preoccupati per la crisi finanziaria, per la quale ci saranno sempre dei rimedi; quello che li inquieta è la crisi sociale ed il futuro del paese.
Carlos Slim Helú un paio di mesi fa ha segnalato che "urge evitare il sacrificio delle prossime generazioni"; che i nostri governi si sono limitati a seguire gli accomodamenti dettati dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale invece di elaborare piani di sviluppo propri; che per combattere efficacemente la povertà - al di là dell'assistenza sociale - si richiedono investimenti, attività economiche e creazione di posti di lavoro; incorporare i poveri alla classe media con sviluppo di capitale umano, educazione, salute e nutrizione; in poche parole, "una visione integrale, ambiziosa, forte, con una direzione chiara e di lungo termine".
Per non essere di meno, lo scorso 18 gennaio Gerardo Gutiérrez Candiani, presidente della Confindustria della Repubblica Messicana (Coparmex), ha affermato che le cause che motivarono l'apparizione del movimento zapatista in Chiapas (povertà e diritti delle comunità indigene), il 1º gennaio 1994, continuano ad essere attuali. Secondo lui "la povertà e la disuguaglianza sociale continuano ad essere il maggiore debito sociale a 100 anni dalla Rivoluzione Messicana".
La lista di chi, nel Messico di sopra, negli ultimi mesi ha esternato la sua preoccupazione per quello che potrebbe succedere quest'anno è molto lunga. Legislatori, politici, governatori, leader sindacali, in diverse occasioni hanno allertato sulla possibilità che si verifichi una sollevazione sociale. Alcuni la utilizzano, come fecero nel 1994, come un fantasma per negoziare col governo federale più finanziamenti, aiuti o concessioni di diverso tipo. Altri, dal potere, l'hanno trovata utile come pretesto per reprimere l'opposizione. Infine, alcuni più semplicemente vogliono indicare i rischi impliciti dell'insensibilità politica del governo federale in provvedimenti quali l'offensiva contro il Sindacato Messicano degli Elettricisti.
L'idea che quest'anno potrebbe verificarsi un'esplosione sociale non è nuova. Prese forza nel 2006, nell'ambito dell'Altra Campagna. Un anno più tardi, in un'intervista pubblicata dal quotidiano inglese The Guardian, il subcomandante Marcos, dopo aver tastato il polso al Messico del basso, segnalò che il "potere inconscio" dell'anno 2010, proprio quando si compie il secondo centenario dell'inizio della guerra di Indipendenza e l'anniversario dei 100 anni della Rivoluzione Messicana, "accenderà la miccia lasciata sul terreno dagli sforzi statunitensi di rendere più inaccessibile la frontiera bilaterale, per impedire a milioni di persone di scappare al nord per trovare lavoro".
Gli avvertimenti puntano ad un fatto centrale: l'esaurimento accelerato di un regime che vive i suoi ultimi rantoli. La nazione attraversa una crisi nella quale convergono molte crisi: economica, di pubblica sicurezza, ambientale, sanitaria, diplomatica, di governabilità. Benché ognuna abbia la propria dinamica, sono cresciute per l'incapacità del governo federale di affrontarle adeguatamente.
 
Una dopo l'altra, le espressioni di scontento sociale spuntano in tutto il paese come bolle d'acqua in una pentola in ebollizione. Cittadini arrabbiati si scontrano con la polizia sempre più frequentemente. Si fanno giustizia da soli, a volte in maniera violenta. Il malessere affiora nello stesso modo sia nelle città che nelle campagne. Ne sono protagonisti in uguale misura uomini e donne, giovani e vecchi. È il fantasma di Fuenteovejuna(*).
Tuttavia, niente garantisce che nel 2010 questa rabbia riesca ad articolarsi in maniera organizzata. Nel caso si verifichi un'esplosione sociale, questa non ha una data precisa nel calendario, per quanto alcune mani vorrebbero riempire il vuoto che Siqueiros ha lasciato in bianco nel suo murale universitario. Nel frattempo la gerarchia cattolica e la destra si sono lanciate a fondo nell’opera di avanzare nella loro rivoluzione conservatrice. http://www.jornada.unam.mx/texto/017a1pol.htm
 
 
(*) Fuente Ovejuna: dramma in versi di Lope de Vega scritto tra il 1612 e il 1614. A Fuente Obejuna avvenne effettivamente una rivolta nel 1476 nella quale fu ucciso Fernán Gómez de Guzmán, uno dei comandanti dell'ordine di Calatrava che sotto la guida del giovane gran maestro Rodrigo Téllez Girón, avevano attaccato Ciudad Real in appoggio a Giovanna la Beltraneja - N.d.T.
(Traduzione “Maribel” – Bergamo http://chiapasbg.wordpress.com )


      
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