[Ezln-it] Testo corretto: Gilberto Lopez y Rivas - Contrainsurgencia e servizi di intelligence
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Fri Apr 16 14:06:30 CEST 2010
La Jornada – Venerdì 16 aprile 2010
Gilberto López y Rivas
Contrainsurgencia e servizi di intelligence
Sono molte le interpretazioni sulla manovra mediatica alla quale si è prestato il giornale Reforma alla fine di marzo, quando ha pubblicato un documento consegnato da un presunto "disertore" dell'EZLN, nel quale si fanno "rivelazioni" - già rese note un'infinità di volte - sulla struttura dell'organizzazione, armi, collocazione territoriale dei suoi comandanti e le sue presunte fonti di finanziamento, tra le quali ce ne sarebbe una dei Paesi Baschi che in forma manichea si presenta come proveniente da ETA.
E' stato talmente grossolano tutto il circo propagandistico montato dai cosiddetti servizi di intelligence, in questo caso, la seconda sezione dell'Esercito, che non hanno tardato ad arrivare le smentite e le confutazioni: la fotografia del presunto subcomandante Marcos senza cappuccio, che il disertore-senza-nome-né-volto dovrebbe conoscere molto bene, è risultata essere quella di un cooperante italiano.
Qualsiasi giornalista mediamente informato e senza collegamenti con Sedena conosce l'incandescente polemica epistolare che intercorse tra il portavoce dello zapatismo ed ETA all'inizio del 2003, nella quale quest'ultima affermava: "Abbiamo seri dubbi sulla vera intenzione della proposta di dialogo nell'isola canaria di Lanzarote che lei ha fatto. Ci sembra piuttosto una manovra disperata per attirare l'attenzione internazionale strumentalizzando per questo l'eco di tutto quello che ha a che vedere col conflitto basco, in particolare nello Stato spagnolo. La forma pubblica, senza previa consultazione con cui lei ha lanciato questa proposta riflette una profonda mancanza di rispetto verso il popolo basco e verso tutti quelli che dalle loro organizzazioni lottano in un modo o in un altro per la libertà".
Marcos rispose: "Vedo che avete senso dell'umorismo e che ci avete scoperto: noi zapatisti, che non abbiamo mai avuto l'attenzione della stampa nazionale ed internazionale, volevamo 'usare' il conflitto basco che, come è evidente, ha copertura stampa in eccesso. Inoltre, dal giorno in cui abbiamo fatto pubblicamente riferimento alla lotta politica in Euskal Herria, i commenti positivi sugli zapatisti, per strada e sulla stampa nazionale ed internazionale sono aumentati. Rispetto al fatto di non voler far parte di nessun tipo di 'pantomima' o 'operetta', lo capisco. Vi piacciono di più le tragedie… Inoltre non abbiamo né i mezzi né l'interesse né l'obbligo di 'consultare' ETA prima di parlare. Perché gli zapatisti hanno conquistato il diritto di parola: di dire quello che vogliamo, su quello che abbiamo voglia e quando ci ne viene voglia. E per fare questo non dobbiamo consultare né chiedere permesso a nessuno. Né ad Aznar né al re Juan Carlos
né al giudice Garzón né a ETA…
"Sul fatto di aver mancato di 'rispetto al popolo basco' è qualcosa di cui ci ha accusato anche Garzón (il quale, di conseguenza, deve autodichiararsi illegale, per coincidere con ETA nei suoi progetti) e tutta la destra ispanica e basca. Deve essere perché proporre di dare un'opportunità alla parola contravviene agli interessi di chi, da posizioni apparentemente contrarie, ha fatto della morte della parola il suo affare ed il suo alibi. Perché il governo spagnolo uccide la parola quando attacca la lingua basca o la lingua navarra, quando perseguita ed imprigiona i giornalisti che 'osano' parlare della questione basca includendo tutti i punti di vista, e quando tortura i detenuti affinché confessino quello che serve alla 'giustizia' spagnola. Ed ETA uccide la parola quando uccide chi la attacca con le parole, non con le armi".
Cito per esteso queste argomentazioni per calibrare la smemoratezza indotta o l'ignoranza politica dei redattori del rapporto-del-disertore, che prima di collegare le due organizzazioni non hanno svolto il loro compito affinché quanto filtrato avesse una parvenza di realtà. Ma se gli organismi di intelligence castrensi non hanno svolto adeguatamente il loro lavoro, neppure minimamente come avevano cercato di fare i loro omologhi colombiani per il caso dei computer miracolosi del defunto Raúl Reyes, i lettori si aspettano che quel documento dell'assente disertore, ora passato ad ex dirigente, fosse stato verificato dai dirigenti di Reforma in quanto alla sua origine reale, congruenza della sua argomentazione, verifica delle fonti, opinioni di analisti "indipendenti" ed anche dei "vicini allo zapatismo", eccetera; cioè, un lavoro giornalistico professionista ed etico, che, certamente, è molto chiedere in questi giorni.
Ciò nonostante, la cosa importante nel denunciare questa complicità media-servizi di intelligence poggia sulle domande: che propositi ci sono dietro questa messa in scena? Uno ovvio ed evidente è identificare l'EZLN dentro le organizzazioni legate al "terrorismo", e di conseguenza intensificare la guerra di logoramento contro le comunità zapatiste impegnate nei processi autonomistici di comandare obbedendo, e particolarmente, giustificare politicamente incursioni militari contro la dirigenza zapatista.
Questi stratagemmi mediatici coincidono con l'aumento dell'azione paramilitare e di intelligence in Chiapas, inerenti alla contrainsurgencia, e con la complicità e protagonismo del governo statale in questa persecuzione denunciata innumerevoli volte dalle autorità autonome zapatiste.
Ma si sbagliano: oggi, come ieri, gli zapatisti non sono soli; soprattutto in un contesto di deterioramento totale delle istituzioni, di una presidenza usurpata e responsabile della peggiore crisi generalizzata che abbia sofferto la Repubblica dal porfiriato; con la guerra sporca e la violenza generalizzata nelle strade, posti di blocco e strade sulle quali si uccide impunemente, mentre il poco che rimane del paese finisce all'asta pubblica dai venditori della patria che affermano di governare. http://www.jornada.unam.mx/2010/04/16/index.php?section=opinion&article=018a2pol
(Traduzione "Maribel" - Bergamo)
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