[Ezln-it] LA PERSECUZIONE CONTRO LE COMUNITA’ ZAPATISTE
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed Feb 11 16:08:11 CET 2009
La Jornada – Martedì 10 febbraio 2009
Luis Hernández Navarro
LA PERSECUZIONE CONTRO LE COMUNITA’ ZAPATISTE
In Chiapas, la persecuzione contro le comunità zapatiste segue una direzione precisa. Come se si trattasse di una staffetta, gruppi contadini legati al governo dello stato si alternano in diverse regioni per cercare di sfinire la resistenza indigena. In lungo e in largo per i territori ribelli, un esercito di sigle che parlano a nome dei contadini provocano regolarmente e sistematicamente le basi di appoggio che rifiutano di avere rapporti col governo.
La provocazione non ha tregua. Si tratta di non concedere respiro a chi ha osato costruire l'autonomia senza chiedere il permesso. Un giorno occupano le loro terre, un altro rubano il loro caffè o il loro bestiame, un altro ancora rompono i recinti, il giorno dopo distruggono i piccoli orti. Stanno in agguato in attesa del momento opportuno per tendere imboscate ai ribelli, brandire il machete o sparare con la fionda.
Una coltre di impunità protegge gli aggressori. La legge non è per loro. Far scontrare contadini contro contadini ed indigeni contro indigeni è stata una pratica comune del potere. Loro sono lo strumento. Per i loro servizi succhiano le risorse pubbliche destinate alla lotta alla povertà o allo sviluppo agropecuario e, se hanno più fortuna, occupando qualche incarico pubblico.
Durante gli anni successivi all'insurrezione armata, la maggioranza delle organizzazioni mercenarie appartenevano alle file del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). Nomadi della politica, dall'anno 2000 hanno cambiato domicilio alla sede del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). Il sole azteco in Chiapas non è solo il veicolo per compiere frodi contro i suoi e favorire dirigenti come Jesús Ortega, ma anche, è covo di paramilitari.
Uno degli ultimi episodi della guerra che non si dice contro gli zapatisti, è a carico dell'Organizzazione Regionale dei Coltivatori di Caffé di Ocosingo (Orcao). Mentre l'EZLN celebrava nella città di San Cristóbal il Festival della Degna Rabbia, elementi di questa organizzazione hanno tentato di sottrarre ad un gruppo di indigeni zapatisti una proprietà di 500 ettari che si trova a Bosque Bello, nel municipio autonomo Che Guevara.
La loro scommessa era alta. Se quello che si voleva fare era delegittimare gli zapatisti, la rappresentazione teatrale non avrebbe potuto essere in un momento migliore. In una riunione internazionale ad alto livello, di fronte a centinaia di invitati di diversi paesi, con i riflettori dei media puntati addosso, l'organizzazione dei coltivatori di caffè si è presentata come la vittima, "presentando" i ribelli come una forza "contesa" da un gruppo di indigeni. La provocazione non è stata casuale, né un fatto "sfuggito dal controllo". E' stato qualcosa di programmato.
L'Orcao non è sempre stata così. Per anni è stata in stretto contatto con lo zapatismo. Tuttavia, tra il 1997 e 1999 questo vincolo si ruppe e la sua dirigenza cominciò ad essere critica con la base sociale ribelle, accettando appoggi governativi e incarichi di rappresentanza popolare dei suoi dirigenti. Con l'arrivo al governo dello stato di Pablo Salazar, la rottura si trasformò in conflitto crescente. Nel 2002 le aggressioni dell'organizzazione dei coltivatori di caffè contro le basi zapatiste crebbero drammaticamente.
La Orcao si formò nel 1988, con 12 comunità di Sibacjá, nel municipio di Ocosingo.In poco tempo si unirono altri villaggi, fino ad arrivare quasi a 90. Le sue domande originali consistevano sia nella ricerca di migliori prezzi per il caffè (nel 1989 crollarono drasticamente), sia nella soluzione dell'arretratezza agraria. Nel 1992, nel contesto della commemorazione dei 500 anni di resistenza indigena, nera e popolare, rivendicò l'autodeterminazione indigena, si oppose alla riforma dell'articolo 27 Costituzionale e chiese libertà, giustizia e democrazia.
Orcao fa parte dell'Unione Nazionale delle Organizzazioni Regionali Contadine Autonome (Unorca) in Chiapas. Come è successo a quasi tutte le organizzazioni contadine dello stato, nazionali e locali, quelle che formano Unorca soffrono di un inarrestabile processo di decomposizione, dispersione e divisione interni. Orcao guida la Unorca nello stato. Juan Vazquez, uno dei suoi principali leader, è commissario per la riconciliazione nel governo di Juan Sabines. L'organizzazione ha stretti vincoli con questa amministrazione. La maggioranza dei suoi leader fanno parte del PRD.
A dicembre del 2007 l'EZLN ha avviato una distribuzione agraria dal basso, avallata dalla Legge Agraria Zapatista. Il provvedimento rispondeva, in parte, alla decisione governativa di riconoscere, a certi gruppi di contadini, dei diritti sulla terra occupata dai ribelli. Con ciò, l'amministrazione pubblica federale e statale seminarono il seme della discordia tra i poveri. Il 15 maggio 2008 gli zapatisti informarono la Orcao che avrebbero delimitato le terre recuperate nel 1994 per quantificarne gli ettari e distribuirli. La risposta dell'organizzazione dei coltivatori di caffè non si è fatta attendere: affittò e vendette le sue terre, invase proprietà di basi zapatiste, rubò e ferì animali dei suoi avversari ed aggredì violentemente le comunità ribelli.
I ribelli non sono l'unica associazione che ha gravi conflitti con la Orcao. L'Organizzazione Contadina Emiliano Zapata (OCEZ), che non ha niente a che vedere con l'EZLN, ha protestato pubblicamente davanti a Juan Sabines che "diversi funzionari del governo che lei guida hanno compiuto abusi, truffe, inadempimenti di accordi e costanti provocazioni commesse dall'attuale ex consigliere comunale di Ocosingo, José Pérez Gómez, e dal gruppo paramilitare inserito nella Orcao che egli stesso dirige, che pretende di commettere la vergognosa ingiustizia di spogliare dei loro legittimi diritti ejidali 10 indigeni tzeltales, che sono nostri compagni della OCEZ-FNLS".
Quanto successo a Bosque Bello non è stato uno scontro, ma un'aggressione della Orcao contro gli zapatisti, una provocazione che non è degenerata solo grazie alla prudenza dei ribelli.
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
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