[Ezln-it] Il Messico immutabile

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Sep 9 15:53:40 CEST 2008


 
articolo dalla rivista “ Internazionale “
 
Il link di quest'articolo
http://www.internazionale.it/firme/articolo.php?id=20159
 
 
Il Messico immutabile
Ugo Pipitone*
 
Se le parole fossero fatti, il Messico potrebbe sembrare il paradiso terrestre
Internazionale 760, 4 settembre 2008
 
Centinaia di migliaia di persone hanno sfilato a Città del Messico contro l'insicurezza: il paese è diventato il campione mondiale dei sequestri, davanti all'Iraq e alla Colombia. Cambierà qualcosa dopo questa nuova dimostrazione di esasperazione collettiva? Probabilmente no.
 
Nel 2004 ci fu una manifestazione anche più grande e da allora non è cambiato nulla. Apriamo una parentesi: ogni anno, il 16 settembre in Messico si festeggia l'inizio della lotta d'indipendenza del 1810.
 
Tra coriandoli, matracas e trombette la gente si accalca attorno al paseo de la Reforma per festeggiare i giovani soldati, in maggioranza di origine indigena, che sfilano. Alla fine della parata passa la polizia cittadina e regolarmente, in pochi istanti, l'entusiasmo festoso si trasforma in una bufera di fischi. Cercherò di spiegare questo fatto con due esempi recenti. 
 
Alla fine di luglio la polizia di Città del Messico è intervenuta in una discoteca causando la morte per calpestamento e asfissia di dodici persone, per lo più adolescenti: gli ha impedito di uscire da quella che era diventata una trappola mortale. Per qualche giorno tv e giornali hanno discusso della tragedia, provocata da una polizia poco professionale e senza nessun senso dello stato.
 
Ma continuiamo con la cronaca: due settimane fa è stato ritrovato il cadavere di un ragazzino di 14 anni, Fernando Martí, rapito a giugno. I genitori avevano pagato il riscatto, ma poi si è scoperto che i sequestratori erano importanti funzionari della polizia cittadina. A capo della banda c'era il responsabile della polizia dell'aeroporto internazionale di Città del Messico. 
 
La ciliegina sulla torta è stata il fatto che il sindaco della capitale, Marcelo Ebrard, si è rifiutato di incontrare il presidente per discutere un piano nazionale antisequestri. Per Ebrard (vicino al leader della sinistra Andrés Manuel López Obrador, che considera illegittime le elezioni del 2006), il presidente Felipe Calderón è "illegittimo" e quindi non può incontrarlo.
 
Per restare sul terreno del surreale, il procuratore della città ha dichiarato tempo fa che in effetti alcuni poliziotti sono delinquenti in uniforme, ma i loro delitti sono stati commessi fuori dall'orario di servizio. 
 
E mentre i politici (di destra e di sinistra) dimostrano di non avere né la volontà né le idee per risanare apparati di sicurezza corrotti fino al midollo, la polizia continua un'antica tradizione di inefficacia e degrado morale che da decenni mina la convivenza senza che si scorgano segni di una possibile uscita dal tunnel. Passano i presidenti, i sindaci e gli impegni solenni, ma la corruzione istituzionale e la delinquenza continuano ad alimentarsi a vicenda.
 
Nelle classifiche nazionali, Città del Messico è il luogo di maggiore corruzione del paese. Ma a proposito di questa città c'è un dettaglio: è governata da undici anni dalla sinistra. Il Partito della rivoluzione democratica (Prd) nato dalla scissione del vecchio Pri – il Partito rivoluzionario istituzionale, al potere per 71 anni fino al 2000 – ha in comune con il predecessore una visione leaderistica e clientelare della politica, oltre alla retorica spregiudicata.
 
A sentire certi discorsi a volte sembra che il Messico viva la rivoluzione permanente immaginata da Trotzky. Ma siamo in America Latina, una parte del mondo in cui sequestratori, narcotrafficanti e terroristi come le Farc colombiane possono definirsi marxisti e comunisti, ricevendo pure il sostegno sottobanco di chi in Europa pretende di rifondare il comunismo. 
 
In questo paese ha governato per decenni una sinistra istituzionale che si diceva erede della rivoluzione del 1910. Oggi governa la capitale una nuova sinistra (costola del vecchio Pri) amministrando una situazione di cui non è responsabile ma a cui aggiunge un'impotenza e una mancanza di idee in contrasto con vari casi latinoamericani di buona amministrazione cittadina da parte delle forze progressiste (Porto Alegre, Bogotá eccetera).
 
Il Messico è prigioniero di un passato da cui non riesce a emanciparsi e fatto di scatole cinesi corporative con un potere presidenziale quasi assoluto. La polizia è solo una di queste scatole cinesi legata alle altre da reti istituzionali che operano in una logica di impunità, arricchimento personale e discorsi rivoluzionari tipici di un vecchio populismo più che della volontà reale di cambiamento democratico. 
 
E tanto per confermare uno stile di governo in cui corruzione e tendenze corporative sono parte di complessi equilibri politici, in questi giorni si firmerà una nuova riforma dell'istruzione scritta insieme al sindacato nazionale dei lavoratori dell'educazione, il più grande sindacato dell'America Latina e uno dei più corrotti. Il costo della stabilità politica è la scarsa credibilità delle istituzioni, in un paese che a forza di retorica rivoluzionaria è da tempo uno dei peggiori casi mondiali di polarizzazione della ricchezza.
 
Se le parole fossero fatti, il Messico potrebbe sembrare il paradiso terrestre. Purtroppo non è così, tra poliziotti che uccidono quelli che dovrebbero proteggere, sindacalisti con conti in Svizzera e politici che parlano, parlano, parlano.
 
(*) Ugo Pipitone è un economista messicano. Insegna sviluppo economico al Centro de investigación y docencia económicas di Città del Messico.

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