[Ezln-it] Peggiorano le condizioni di salute dei due detenuti zapatisti

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue May 6 15:56:27 CEST 2008


La Jornada – Lunedì 5 maggio 2008
   
   
  Peggiorano le condizioni di salute degli indigeni choles reclusi nel carcere di Yajalón
  Le autorità penitenziarie impediscono di fornire cibo e medicine
  Hermann Bellinghausen
   
  San Cristóbal de las Casas, Chis. 4 maggio. I due detenuti zapatisti di origine chol che si trovano nel Centro di Reinserimento Sociale, (Cereso) 12 di Yajalón non sembrano aver migliorato le loro condizioni di reclusione nonostante siano solo ospiti del sistema penitenziario chiapaneco, dove su di loro non pende nessun procedimento penale, ma l'impegno del governo di liberarli.
   
  Oltre a non ricevere assistenza medica, per quanto sia dimostrato che ne hanno bisogno, ora Francisco Pérez Vázquez ed Ángel Concepción Pérez Gutiérrez non possono ricevere altre visite che non siamo i loro familiari, e nemmeno questo è semplice. Dopo aver trascorso 11 anni ed otto mesi nella prigione municipale di Tacotalpa, nel vicino Tabasco, il loro caso è stato "preso" dalle autorità chiapaneche che li hanno internati nel centro penitenziario della zona nord. E sono ancora lì, isolati in una cella.
   
  Francisco, don Panchito, già settantenne, è in cattive condizioni di salute e siccome le autorità gli forniscono l'assistenza col contagocce, è dovuto ricorrere ai suoi compagni per ottenere le medicine. Questa mattina hanno cercato di portarle quattro membri dell'organizzazione Pueblos Unidos por la Defensa de la Energía Eléctrica (PUDEE), amici di Ángel  e Francisco che si sono recati a Yajalón per visitarli: "Quando siamo arrivati all'entrata principale del Cereso, il personale di sicurezza ci ha detto che non potevamo visitarli, potevano farlo solo i loro familiari. Abbiamo chiesto perché, dicendo che era giorno di visita, e ci hanno risposto che erano disposizioni del direttore e che loro eseguivano gli ordini", riferiscono i visitatori.
   
  "Siccome non ci permettevano di entrare, gli abbiamo chiesto il favore di consegnare il cibo e le medicine che portavamo per i nostri compagni detenuti. Abbiamo consegnato una borsa che conteneva alimenti, medicine, carta igienica, litri di acqua ed un quaderno che ci avevano chiesto. Mentre stavamo andandocene via, ecco che escono con le borse che avevamo consegnato. Perchè loro non erano responsabili di consegnare la roba".
   
  Gli attivisti ed amici di Francisco ed Ángel raccontano: "Abbiamo visto che sono usciti dal carcere a gettare al lato della strada la borsa. I nostri compagni sono rimasti senza cibo e medicine. Per questo denunciamo questi arbitri. Il loro stato di salute è ogni giorno più critico, hanno bisogno di assistenza medica adeguata", protestano i membri del PUDEE.
   
  "I nostri compagni sono da otto giorni in questa prigione. Siamo riusciti due volte a vederli. Entrambe le volte il personale di sicurezza ci ha interrogati come fossimo sotto processo o condannati. Ci domandiamo perché ci fanno questo. Sappiamo che non dobbiamo niente, tanto meno i nostri compagni detenuti. Sono innocenti dei reati di cui li accusano. Per questo diciamo basta con l'ingiustizia, vogliamo la loro libertà", conclude il PUDEE, che raggruppa comunità e gruppi civili di Tila, Tumbalá, Salto de Agua, Yajalón e Sabanilla, aderenti all'Altra Campagna.
   
   
  (Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)

       
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