[Ezln-it] Fw: [UnionePlurale] L'Unione europea dice sì ai biocombustibili.
nadiadarco
nadiadarco at alice.it
Tue Jan 22 17:47:24 CET 2008
----- Original Message -----
From: michele lastilla
To: unioneplurale
Sent: Tuesday, January 22, 2008 5:28 PM
Subject: [UnionePlurale] L'Unione europea dice sì ai biocombustibili.
Incurante delle critiche, la Commissione Ue domani approverà il pacchetto
energia.
E difende a spada tratta i biofuels.
Alberto D'Argenzio.
Bruxelles.
Difesa a spada tratta dei biocombustibili, iter di favore per gli Stati
membri più poveri e pressioni pesanti da parte dell'industria energivora,
come quella dell'acciaio e del cemento.
Il tutto mentre il nucleare viene praticamente assimilato alle fonti pulite.
Queste le anticipazioni del pacchetto energetico che la Commissione europea
presenterà ufficialmente domani.
Con questo quadro normativo Bruxelles traduce gli impegni definiti dai 27 al
vertice del marzo scorso, anche se per la verità da allora ad oggi il
panorama è cambiato assai.
In primo luogo è mutata la percezione della benzina verde, per la verità i
cambiamenti si registrano più fuori che dentro i palazzi della Commissione
europea.
Ieri l'Eac, il Comitato di verifica ambiente della Camera dei comuni
britannica, ha chiesto una moratoria sui biocombustibili perché quelli di
prima generazione attualmente nel mercato non sarebbero convenienti a
livello economico e ambientale.
In pratica non superano la prova costi-benefici.
Da mesi il sociologo svizzero Jean Ziegler, autore del rapporto sul diritto
all'alimentazione per conto dell'Onu, va chiedendo una moratoria di 5 anni
perché allarmato per le conseguenze sociali ed economiche dell'aumento della
coltivazione di mais, canna e barbabietola da zucchero, manioca e patate
(usate per produrre bioetanolo mentre al biodiesel si arriva trasformando
l'olio di colza e di palma). Ziegler sottolinea il legame diretto tra
l'aumento dei prezzi alimentari e l'accresciuta pressione sulla terra nei
paesi in via di sviluppo con la richiesta di benzina verde nel primo mondo.
In un futuro prossimo, dice il sociologo, chi a sud deve mangiare entrerà in
concorrenza con chi, a nord, deve fare il pieno.
L'11 gennaio anche un gruppo di 17 ong - tra cui Oxfam, Greenpeace e Friends
of Earth - ha chiesto alla Commissione di fissare degli standard di
sostenibilità ambientale e sociale chiari, forti e vincolanti.
Di fronte a tanti dubbi, Bruxelles tira dritto per la sua strada, quella che
deve portare nel 2020 al 10% di benzina verde nella Ue (oggi siamo al 2%).
Ieri il commissario all'energia Andris Piebalgs ha difeso l'uso dei
biofuels, perché rendono l'aria più pulita e l'Europa meno dipendente, e ha
invece disapprovato con fermezza le conclusioni dell'Eac. E per tacitare i
dubbi delle ong, la Commissione definisce dei criteri di sostenibilità
puramente ambientali e non sociali.
Sul versante del nucleare si assiste invece a una vittoria della Francia che
vedrà riconosciuto il diritto ad inserire l'atomo nel conteggio dell'energia
prodotta da fonti pulite.
Il tutto con un sistema di calcolo molto tecnico e che favorisce molto
Parigi e chi ha scelto di puntare sul nucleare.
Sempre sul fronte delle fonti pseudo-pulite, la Commissione continua ad
insistere nel sistema Carbon capture and storage, per catturare ed
immagazzinare il CO2 nel sottosuolo o nella profondità degli oceani.
I primi esperimenti si sono rivelati terribilmente cari, ma Bruxelles conta
di investire molto e di creare un quadro fiscale e normativo favorevole per
invogliare le imprese a fare ricerca in questa tecnologia, togliendo
inevitabilmente risorse all'idrogeno, che invece ha già dato risultati più
interessanti.
Per quel che riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni paese per
paese (l'obiettivo totale per la Ue è del -20% entro il 2010 in confronto al
1990, nel 2005 eravamo al -6%), ci saranno degli sconti per i paesi più
poveri, come Romania e Bulgaria, che potranno aumentare le loro emissioni.
Chi vuole un occhio di favore è anche l'industria a grande consumo di
energia, come l'acciaio ed il cemento, che critica il sistema di scambio di
emissioni, pretendendo quote gratis, un sistema preferenziale o dei dazi per
i prodotti che provengono da paesi meno virtuosi con l'ambiente, come Usa e
Cina.
Sennò, minacciano, potrebbero essere loro a traslocare a est.
il manifesto
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