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MAI ARRENDERSI ! Lettera di Ignazio Del Valle Medina
nodosolidale at autistici.org
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Fri Dec 5 10:14:23 CET 2008
Questa lettera fa riferimento ai fattti del 2001 ad Atenco, quando gli
ejidatarios (coloro che vivono e lavorano terre collettivizzate ) insorsero
contro questo decreto di esproprio degli ejido (le terre collettivizzate)
che era stato emanato dall' allora governo di Vicente Fox per permettere la
costruzione di un aereoporto.
Ignacio Del Valle, esponente di spicco del Frente de los Pueblos en
Defiensa de la Tierra e autore di questa lettera, è in un carcere di
massima sicurezza, scontando una condanna di 112 anni inflitta dal Potere.
Originale in spagnolo ->
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=es&id=784
In inglese ->
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=en&id=784
MAI ARRENDERSI!
Lettera di Ignazio Del Valle Medina, 22 Ottobre 2008, diretta a tutti con
la motivazione del VII Anniversario dell'infame Decreto di Esproprio.
22 Ottobre.
A tutti un abbraccio e un saluto fraterno e soprattutto un saluto
combattivo.
Che non venga dall'impotenza, al contrario, che venga della riflessione
combattiva, dalla valutazione con un senso propositivo dove l'elemento
prioritario sia il bene per il popolo, mettendo da parte gli interessi
personali o di lucro, non dobbiamo mai dimenticare l'origine della nostra
lotta, quella che esige principalmente la unità ed il consenso sul corso
del nostro da fare a favore dei nostri popoli, per lottare e difendere ciò
che, per diritto ci spetta, le necessità prioritarie quotidiane
(educazione, impiego, salute, attività per il tempo libero, abbondanza
alimentare, l'impulso al lavoro del campo, ecc.) e questo include tutti i
nostri bambini, i nostri giovani,i nostri anziani, uomini e donne.
Senza dimenticare che la nostra partecipazione richiede una nostra volontà
cosciente e disinteressatadi fronte le avversità, quella che da allora
abbiamo vissuto sulla nostra carne: sacrifici d'ogni tipo, la repressione e
morte che ci hanno lasciato segni di dolore e rabbia, che ci hanno diviso e
riempito di incertezza per i nostri familiari e fratelli, impedendo una
unità totale.
La nostra lotta ha dimostrato che non è stata per "qualcuno". E questo lo
dimostra il fatto che ancora conserviamo la terra, che ancora esistiamo
come popolo conservando i nostri costumi e che ci sentiamo orgogliosi di
essi.
Che ci sentiamo degni di essere nipoti di coloro che, a loro tempo
offrirono la loro vita per darci un pezzo di terra e che, alla chiamata per
difenderla, ci bastò il ricordo di quello che oggi abbiamo, la sua
discendenza, è stato nel suo sangue e lo prendiamo come consegna della
lotta (il sangue dei nonni non si vende! Si ama e si difende!). E il corso
che prende il destino dei nostri popoli è dei nostri popoli stessi e di
nessun altro.
L'esempio di resistere lottando ha lasciato il segno della dignità che i
nostri nonni ci hanno fatto ereditare e bisogna menzionare che, nella loro
aspirazione fu sempre chiaro che la lotta è stata per il bene dei loro
figli e nipoti e in cambio offrirono la propria vita e con la loro morte ci
danno la vita.
Dobbiamo identificare il vero nemico senza perderlo di vista, quello che
sempre vince abusivamente, quello che si appropria di tutta la ricchezza
del nostro paese e vende le nostre risorse naturali senza interessarsi
delle carenze del nostro popolo, utilizzando i governi vendipatria e
corrotti, arricchendosi con il lavoro del nostro popolo. Se non li
identifichiamo gli è più facile concedere un Wal-Mart, una Commerciale
Messicana, una Aurrerà , privatizzando le nostre strade, l'educazione, i
telefoni del Messico, l'elettricità, le miniere, i nostri mari, le nostre
montagne, i nostri boschi, i nostri laghi, i mezzi di comunicazione,
privatizzando la campagna e tutto ciò che rappresenta guadagno.
I poveri gli interessano solo per essere espropriati e se protestiamo,
utilizzano la legge e le istituzioni, criminalizzando, facendoci apparire
come delinquenti, utilizzando le forze di repressione per colpire,
incarcerare, perseguire e massacrare i nostri Fratelli (maestri, studenti,
contadini, commercianti, minatori, indigeni ecc.), favorendo la povertà
estrema del nostro popolo. Potremmo menzionare altri mille esempi di come
è stata consegnata la nostra patria a chi possiede di più, all'economia
straniera per poi dipendere da essa.
E' certo che c'è una recessione economica mondiale e che la carenza di
alimenti minaccia tutto il mondo, questa non è una novità per i poveri, i
quali l'unica cosa che hanno avuto in più è la crescente lista di
necessità, più fame, più dubbi, più ignoranza, più repressione, più
migranti, più perseguitati, più incarcerati, più morti… dall'altro
lato ci sono le persone servili e gli adulatori. Davanti a questo ci rimane
solo un cammino: l'unità, l'organizzazione. Non da lontano, non da fuori,
non con indifferenza, non dividendo, non senza coscienza. Lottare e
resistere non significa rassegnarci e dimenticare, aspettando che le cose
cambino per opera divina. I cambi dobbiamo costruirli attraverso la
conoscenza del nostro passato, da dove veniamo e su cosa basiamo le nostre
aspirazioni di un mondo più giusto e decoroso. Con la coscienza basata
sull'equità di rispetto e libertà sovrapponendo l'interesse comune, dando
il nostro sacrificio per amore degli altri. Così lo fecero i nostri nonni
che in cambio diedero il loro sangue per risvegliarlo in ognuno di noi e lo
dobbiamo oggi ai nostri nipoti. Fino all'ultimo sospiro dobbiamo lottare e
resistere.
So che è il costo è molto grande, come grande è il nostro desiderio di
giustizia e libertà, non serviranno a niente coloro che hanno la speranza
ma non lottano! E' responsabilità di tutti, non di qualcuno e niente più!
Non importa come contribuiamo, né vogliamo apparire bene con nessuno, qui
solo conta ciò che è dato con amore e volontà. Alcuni fratelli ci
offrirono la loro vita, altri sono perseguitati, altri dispersi, famiglie
distrutte, fratelli massacrati, torturati in prigioni clandestine e molto
altro gettato nel dimenticatoio. E se questo non è un buon motivo per
continuare a lottare, allora ci stiamo sbagliando!
O siamo pazzi come ci hanno dipinto i padroni del denaro. Coloro che
calpestano la nostra Dignità.
Noi ci dichiariamo colpevoli, e lo risaremo tutte le volte che saranno
necessarie fino a sconfiggere il nemico!
Come dimenticare i nostri fratelli, uno più, uno meno, però tutti decisi
ad affrontare tutto, l'inimmaginabile svantaggio, forse in armi, però con
la decisione a fior di pelle e con il petto come scudo, affondando nei suoi
punti la ragione sublime della vita. Il diritto a vivere. Nella mia terra.
In questa nostra patria. La tristezza nello sguardo dei nostri figli, delle
nostre mogli, l'incertezza dei nostri popoli su ciò che accadrà, se
permettiamo che ci tolgano con violenza ciò che ci lasciarono i nostri
nonni.
Come raggi che camminano nella pioggia, si sentono le nostre voci: "la
terra non si vende, si ama e si difende! Né hotel, né aerei, la terra dà
fagioli! Il gatto con gli stivali dice bugie! Fox, capisci, la patria non
si vende!" Ed all'unisono si ascoltò il nostro grido, prima un mormorio e
poco a poco aumentò fino a convertirsi in un vulcano incontrollabile e
ribelle. Suonarono le campane e si alzarono i nostri pugni per affrontare
il destino che ci riservarono per rubarci il mondo che appartiene ai nostri
nipoti.
Camminiamo uniti, come fratelli, come ciò che siamo da sempre; come una
grande famiglia.
Uniti per lo stesso, per quello che appartiene ai nostri bambini, ai nostri
giovani, alle nostre mogli, ai nostri vecchi, tutti uniti a difendere il
nostro futuro! Ad alzare bandiere di battaglia nei nostri popoli!
Arrivarono fratelli da altre parti, arrivarono i maestri, studenti di
Amilcingo Morelos, di Tenerìa, stato del Messico, di Ayotzinapa Guerrero,
del Chapas, del Michoacàn, di Puebla, di tutte le Normales Rurales, tutti
i Panchos e abbiamo avuto la presenza dei sindacati dei lavoratori di
Ecatepec, di Chimalhuacàn, in forma individuale, collettivi di questa
indole, dei contadini di Puebla e Morelos, di organizzazioni in lotta. La
unità si formò giorno per giorno. Gli studenti e i maestri della UNAM, i
moderati, i mega radicali, punkettoni, darkettoni, i maestri di Michoacàn,
di Guerrero, del Chiapas, di Oaxaca, di Campeche; commercianti; maestri e
studenti di Chapingueros, Radio Chapingo, Radio UNAM, Politecnico, Scuola
Nazionale di Pedagogia UPN, Comitè 68, il General Gallardo, la rete
culturale di Neza, i Zurdos (i mancini), i burattinai di Daniel, il Llanero
Solitito, Cleta, Machetearte, Corre la Voz, Bandera Roja (bandiera rossa),
la Jornada, El Cortomortaja, Euzkadi, Sicartsa, Lupita Lara per la difesa
dall'acqua Acerdiano Guadalajara. La Parota deGuerrero, San Gaspar
Guadalajara, il Faro de Iztapalapa, La Pulga de la Central de Abasto
Ecatepec, gruppi ambientalisti, SINCOB, Asamblea Popular de Oaxaca, Partido
Obrero Socialista, sindacati indipendenti di musicisti, Leopoldo Ayala
poeta del 68, Fausto Trejo, David Roura, Tolouse Francia , CGT España, I
Sin Tierra Brasil, ONG's Italiane , Frente Zapatista de Liberación, El
Faro, Colectivo Ernesto Che Guevara de Nicaragua, El Salvador, Cuba, ONG
Rosa Luxemburgo E.U., El Batallón de San Patricio E.U., Sindicato de
refrescos Pascual Boing…
E da allora i nostri popoli Colonia Francisco I. Madero, La Pastoría,
qualche compagno di Ixtapan, Santa Cruz de Abajo, San Felipe Texcoco, i
gruppi della messicanità, del Texcoco San Andrés Riva Palacios,
l'accampamento di Tocuila (las Bonis), l'accampamento di La Magdalena (Las
Mikas). Da allora i fratelli di Acuexcomac la cui partecipazione ci riempie
di orgoglio per la loro decisione e valore. A tutti la nostra infinita
gratitudine e il riconoscimento per la loro fraternità. A tutto il popolo
del Messico che fece proprio il nostro dolore e la nostra pena. A quelli di
Nexquipayac (LosFininis).
So perfettamente che sarebbe impossibile menzionare così tante
organizzazioni e persone in particolare che ci strinsero la mano, che ci
hanno fatto sentire veramente che non eravamo soli! Insieme abbiamo appreso
ad alzarci e proseguire il cammino. Per i caduti in precedenza, durante e
dopo, per i perseguitati, per gli incarcerati, per le famiglie, il nostro
destino si trasforma in un obbligo.
Né perdono né oblio! Fino all'ultimo fiato, lottare e resistere.
Il sangue dei nostri nonni e dei nostri fratelli caduti non si vende. La
terra si ama e si difende! Così ci insegnarono i nostri nonni: che prima
di correre, la vergogna di non battersi! Non importa dove ci incontreremo,
fare trincee è il nostro obbligo!
"Mettilti nel corteo, mettiti al tamburo, mettiti che porto un popolo con
la mia voce! Mettiti nel corteo, mettiti al fucile, mettiti che porto la
Rivoluzione!"
Come diceva Efrén Capiz: la lotta continua e continua e continua… O come
dice il cantante: Io voglio che mi porti il tamburo dell'allegria! La
libertà esiste nella nostra coscienza! Non è privilegio di chi ci
incatena. E' il miracolo di chi accende nel suo cuore l'amore per gli
altri. Non dimenticare che per incendiare il nostro universo nsolo basta
una scintilla nei tuoi desideri.
Della grandezza della nostra sentenza è la paura che hanno di noi. Se
domandano di me ditegli che tornerò, che non voglio tristezza né dolore!
Che voglio ascoltare il vostro canto di allegria e di amore!
Arrendersi mai!
Che la speranza si coltiva con coraggio e con amore!
Zapata vive, la lotta continua!
Mai rinunciare!
Fronte dei Popoli in Difesa della Terra.
Vostro fratello che mai vi dimentica
Ignacio Del Valle.
Che suonino i cannoni, Panchito!
Traduzione a cura di Nodosolidale (http://www.autistici.org/nodosolidale)
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