[Ezln-it] L.H. Navarro - Brad Will e il venerdi di sangue

Annamaria Pontoglio annamariapontoglio at yahoo.it
Fri Nov 2 11:37:28 CET 2007


La Jornada – Martedì 30ottobre 2007
  
   
  Luis Hernández Navarro 
   
  Brad Will e il venerdì di sangue
   
  Il giornalista Brad Will è stato assassinato il 27 ottobre 2006 nella città di Oaxaca. Non fu l'unico morto della giornata. Quello stesso venerdì di sangue, a Santa María Coyotepec, gruppi di pistoleros uccisero il professor Emilio Alonso Fabián ed il comunero Esteban Zurita López. Morirono anche Emilio Alonso Fabián, Esteban Ruiz ed Eudocia Olivera Díaz. 23 persone furono ferite.
   
  Quel giorno, a partire dalle quattro del pomeriggio, il governo dello stato scatenò la violenza contro chi chiedeva la cacciata del governatore Ulises Ruiz. Gruppi di franchi tiratori, poliziotti e pistoleros spararono con armi di grosso calibro su cittadini disarmati in almeno 15 punti chiave della città di Oaxaca. La repressione si concentrò in tre luoghi dove erano state installate delle barricate: Santa Lucía del Camino, periferia della città di Oaxaca; Santa María Coyotepec e San Bartolo Coyotepec. Né agenti né sicari risultarono feriti. Tutte le vittime facevano parte del movimento contro il mandatario statale.
   
  L'omicidio di Brad Will è avvenuto a Santa Lucía del Camino. Un gruppo di poliziotti ed autorità municipali gli spararono a 30 metri di distanza, mentre il documentarista riprendeva, con la sua macchina fotografica, gli scontri tra membri dell'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO) e funzionari pubblici e gendarmi senza uniforme.
   
  L'aggressione fu selvaggia. A Coyotepec, Esteban Zurita López fu finito con un colpo. Il suo corpo rimase in mezzo alla strada, tra le barricate e le auto di traverso. Ad Emilio Alonso Fabián una pallottola attraversò il cuore mentre tentava di fuggire. Diversi maestri furono presi a colpi di machete. “Quella gente - dice uno dei testimoni riferendosi ai sicari - era invasata, sembravamo conigli ai quali davano la caccia”.
   
  Quello stesso venerdì il governo dello stato segnalò che la signora Eudocia Olivera era morta a bordo di un'ambulanza, per colpa delle barricate. Non disse mai a quale istituzione apparteneva l'ambulanza, la causa della morte né l'ospedale nel quale era stata portata. La Croce Rossa negò che le sue ambulanze avessero eseguito quel servizio. Nemmeno il Pronto Soccorso, l'unico che offre servizio privato di trasporto dei malati, prestò questa assistenza.
   
  Il Congresso di Oaxaca pubblicò appelli sui giornali statali per chiedere l'intervento del governo federale e della polizia federale per ristabilire lo "stato di diritto". Due giorni dopo l'operativo poliziesco e paramilitare, in mezzo allo scandalo mediatico scatenato proprio dal decesso del reporter statunitense, la Polizia Federale Preventiva (PFP) entrò nella città di Oaxaca.
   
  Abel Santiago Zárate ed Orlando Manuel Aguilar Coello, consigliere comunale di pubblica sicurezza di Santa Lucía del Camino, e sottufficiale della polizia municipale, rispettivamente, presunti assassini di Brad, in un primo momento furono fermati.
   
  La stampa nazionale e la macchina fotografica del documentarista assassinato catturarono immagini di queste persone mentre sparavano contro l'ucciso. Tuttavia, agli inizi del 2006 furono rilasciati per "sparizione di dati". Non furono nemmeno interrogati e processati per il delitto di attività di para-polizia e porto illegale di armi.
   
  Astutamente, a metà novembre, il governo dello stato diffuse la voce che gli assassini del reporter di Indymedia erano due attivisti della APPO che si trovavano a due metri da lui. Non esiste una sola prova a sostegno di questa ipotesi. Gli oaxaqueños in ribellione ci misero i morti; Ulises Ruiz vuole che ci mettano anche i "capri espiatori" degli omicidi. Neanche la giustizia oaxaqueña si preoccupò di arrestare i criminali che uccisero le altre vittime del venerdì di sangue. È che, per quanto visto, per lei la vita di umili professori ed ejidatarios non vale nemmeno una parvenza di giustizia.
   
  Il 28 ottobre 2006, Magdalena Hernández, vedova di Emilio Alonso Fabián, indigeno zapoteco, professore della primaria della zona di Pochutla, guidava con un mazzo di fiori in braccio il corteo funebre per seppellire suo marito. La notte precedente, aveva dovuto affrontare da sola la burocrazia perché le consegnassero il corpo. Il corteo era partito dal centro della città verso Candelaria, il suo villaggio, nella regione di Los Loxichas. Nello zócalo della capitale oaxaqueña i dirigenti della APPO gli resero omaggio, mentre tutte le voci intonavano Dios nunca muere.
   
  Alla fine di aprile del 2007, Antonio O. Garza, ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, scrisse: "Le indagini svolte in Messico sulla morte di Will non sembrano avere progredito in assoluto e nemmeno sembra ci sia uno sforzo combinato per risolvere il caso. Questa mancanza di progressi è preoccupante". Sei mesi dopo le sue parole, la situazione è esattamente uguale o peggiore.
   
  Kathy Will, madre della vittima, ha detto: "Siamo delusi dalla mancanza di un'indagine neutrale, obiettiva e legittima sulla tragica morte di Brad. L'indagine iniziale delle autorità locali è stata cattiva, pregiudizievole ed illogica nelle sue conclusioni".
   
  Un anno dopo il venerdì di sangue, i maestri oaxaqueños hanno occupato le strade per onorare i loro morti. Con loro c'era Magdalena Hernández, vedova di Emilio Alonso Fabián. Migliaia di lavoratori dell'educazione il 27 ottobre hanno sfilato per ricordare gli omicidi, esigere giustizia e dimostrare che non sono stati sconfitti. In Cal y Canto, dove fu ucciso Brad, gli abitanti hanno piantato una croce di legno ed un tappetto fatto di sabbia colorata, candele e fiori.  
   
  A Oaxaca la memoria è ancora viva e la giustizia non arriva.
   
   
  (Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)

       
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