[Ezln-it] IMPORTANTE ARTICOLO DI NAVARRO SULL'ATTUALE FASE ZAPATISTA

Annamaria annamariamar at gmail.com
Wed Dec 19 14:08:11 CET 2007


*La Jornada – Martedì 18 dicembre 2007*



Luis Hernández Navarro
 Il nuevo *nadir* zapatista

Da 13 anni è diventata una moda ricorrente tra diversi analisti politici
quella di proclamare la debolezza e l'esaurimento dello zapatismo. Gli
ultimi mesi del 2007 non fanno eccezione. Studiosi, giornalisti e diversi
mezzi di comunicazione stampati annunciano il declino inevitabile della
ribellione del sudest messicano.

Curiosamente, ogni volta che si profetizza il nadir dell'EZLN, questo
rinasce con particolare impeto su terreni insospettati della scena pubblica
nazionale o internazionale. Incapaci di comprendere la natura, il vigore e
le radici della rivolta indigena, i detrattori confondono spesso il suo
dispetto, i suoi rancori, i suoi desideri e l'opinione pubblicata con quello
che veramente sta accadendo. Il mondo della politica è molto più ampio di
quello che accade nel campo istituzionale e diffondono i mezzi di
comunicazione.

È indubbio che la rottura dello zapatismo con l'insieme della classe
politica, Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) e
*lopezobradorismo*compresi, gli ha sottratto l'appoggio di vecchi
alleati. Intellettuali ed
attivisti della sinistra istituzionale lo criticano aspramente. La sua
presenza sui mezzi di comunicazione è sensibilmente diminuita. Il discreto
fascino di cui godeva tra alcuni settori delle classi medie è svanito.
Tuttavia, questi bassi reali non implicano che non respiro, sostegni e
capacità di convocazione.

Durante 13 anni, al di là dei suoi settarismi, errori e sfortune politiche,
i ribelli hanno saputo re-inventarsi genuinamente più di una volta ed hanno
conservato vivo il loro principale capitale: la loro forza etica.

L'ultima dimostrazione di questo impeto è la realizzazione dell'incontro
Pianeta Terra, in omaggio ad Andrés Aubry. A questo partecipano alcuni degli
intellettuali antisistema più importanti del movimento contro la
globalizzazione neoliberale, al fianco di pensatori nazionali di livello
internazionale e rappresentanti di *Vía Campesina*. Tutti condividono un
miscuglio molto originale di eterodossia teorica con la ricerca di
alternative al capitalismo.

L'evento è un momento privilegiato per il dialogo tra chi nuota
controcorrente rispetto alle tendenze dominanti. Un luogo di incontro tra
forze politiche di sinistra "in carne ed ossa" e pensatori critici che non
sono caduti al canto delle sirene del potere.

A differenza di altri seminari accademici, coloro che assistono a questo
devono pagare le proprie spese per arrivare fino a San Cristóbal de Las
Casas. I partecipanti, intellettuali che brillano di luce propria nel mondo
delle scienze sociali e delle arti, lo fanno felici di associare il loro
nome a quello della causa zapatista.

Ma l'incontro non è un fatto isolato. Solo ad ottobre di questo stesso anno
si è svolto, con grande successo, a Vícam, Sonora, l'Incontro dei Popoli
Indigeni d'America. La riunione, convocata dall'EZLN, ha segnato il punto di
avvio di un processo di organizzazione continentale di profonde radici nel
continente. Solo alla sua inaugurazione hanno assistito 537 delegati
indigeni (il numero è cresciuto col passare dei giorni) provenienti da 12
paesi americani, appartenenti a 54 popoli.

Senza borse di studio né viatici, i rappresentanti indigeni hanno percorso
migliaia di chilometri per darsi appuntamento in mezzo al deserto. Con una
logistica precaria e la persecuzione del governo; con sobrietà, avvolti da
un forte sentimento anticapitalista, hanno superato parte delle loro
differenze ancestrali e fatto passi avanti nell'unità.

Anche lo zapatismo ha fatto passi avanti, significativamente, nel tessuto di
un'alleanza di lungo respiro con *Vía Campesina*, la più importante e
combattiva organizzazione internazionale di agricoltori del pianeta. Con
lei, i ribelli messicani hanno ampliato il loro tradizionale campo di
relazioni, concentrate nell'altromondismo europeo. Si tratta di una
convergenza annunciata pubblicamente a marzo di questo anno, durante
l'inizio delle attività della seconda tappa dell'*altra campagna* a San
Cristóbal de Las Casas, quando Joao Pedro Stedile, dirigente del Movimento
dei Sim Terra del Brasile, e Rafael Alegría, della Campagna per la Riforma
Agraria, hanno mandato messaggi videoregistrati all'EZLN.

La convergenza tra *Vía Campesina* e lo zapatismo ha come sfondo il ritorno
della riforma agraria in Asia, Africa ed America Latina o, più propriamente,
dell'intensificazione della resistenza contadina (ed indigena) contro la
sottrazione delle loro terre, territori e risorse naturali. Fiorisce al
margine - ed a volte contro - delle controparti dell'internazionale
contadina in Messico.

Nessuna di queste iniziative internazionali sarebbe possibile se non si
fosse consolidata e diffusa la costruzione dell'autonomia di fatto nelle
comunità zapatiste, materializzata nelle giunte di buon governo e nei
municipi ribelli.

Alcuni recenti studi accademici antizapatisti ha voluto documentare una
presunta diserzione delle basi di appoggio ribelli, argomentando la lealtà
intermittente del mondo indio verso distinti progetti politici (PRI, diocesi
di San Cristóbal, organizzazioni produttive, EZLN) e la recente ascrizione
ad una *leadership* non ribelle. La cosa vera è che la realtà è molto più
complessa di quello che questi studi concludono e lo zapatismo continua a
godere di ottima salute e radicamento tra gli indigeni chiapanechi.

Procedendo in senso contrario alla dinamica nazionale egemone, sfidando
l'insieme della classe politica, lo zapatismo per tutto il 2007 ha mantenuto
l'iniziativa di realizzare un'altra politica che gli ha permesso di fare
crescere il suo progetto autonomistico in un ampio territorio, resistere
alla persecuzione governativa nella sua zona di influenza, tessere nuove
solide alleanze internazionali con forze subalterne e dialogare con un ampio
ventaglio di rilevanti intellettuali altromondisti europei e
latinoamericani. Niente a che vedere con l'apocalittico annuncio del suo
nadir che i suoi detrattori diffondono.



(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)
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