[Cyber-rights] Le mani sulla rete
Rapt
rapt at inventati.org
Wed Dec 2 09:52:54 CET 2009
La battaglia per i contenuti on line
Google apre a Murdoch: "News a pagamento"
Non è ancora la resa a Murdoch, ma Google apre per la prima volta a
contenuti editoriali a pagamento su Google News. Il motore di ricerca
lancia un dispotivo che obbliga i navigatori a identificarsi e a pagare
nel caso in cui consultino oltre cinque articoli attraverso i suoi servizi.
New York, 02-12-2009
Non è ancora la resa a Murdoch, ma Google apre per la prima volta a
contenuti editoriali a pagamento su Google News. Il motore di ricerca
lancia un dispotivo che obbliga i navigatori a identificarsi e a pagare
nel caso in cui consultino oltre cinque articoli attraverso i suoi servizi.
"Abbiamo deciso di permettere agli editori di limitare il numero di
accessi gratuiti", spiega il primo motore di ricerca la mondo,
evidenziando come la decisione fa in ogni caso dì che i contenuti siano
"accessibili a un ampio pubblico. Siamo coscienti - ammette Google - che
creare contenuti di qualità non è facile e spesso è costoso".
L'apertura di Mountain View arriva poco dopo l'ennesima strigliata del
magnate Rupert Murdoch, numero uno di News Corp. Intervenendo a un
convegno organizzato dalla Federal Trade Commission e dal titolo "Come
può il giornalismo sopravvivere all'era internet", Murdoch ha ribadito
ancora una volta che gli aggregatori di notizie on line devono pagare
per i contenuti che distribuiscono perché le notizie di qualità non sono
gratuite e non possono dipendere solo dalla pubblicità.
"Alcuni pensano che sia un loro diritto prendere contenuti e utilizzarli
per i loro scopi senza contribuire con un penny alla loro produzione.
Questo non è un utilizzo corretto. Per dirlo in modo scortese, è un
furto", spiega Murdoch tornando all'attacco sul ruolo giocato dagli
aggregatori di informazioni on line. Murdoch ha quindi sottolineato che
gli aggregatori dovrebbero pagare per i contenuti che utilizzano e che
News Corp, aperta a valutare diverse modalità di pagamento. E il
giornalismo, che fine farà nell'era digitale "più promettente che mai"
anche nell'era internet, Murdoch ha osservato come a suo avviso altri
quotidiani "falliranno". Per prosperare il giornalismo ha bisogno -
aggiunge Murdoch - di tre cose: produrre le notizie che la gente vuole,
quando e dove le vuole e innovare come mai prima; convincere i
consumatori che devono pagare per le informazioni e i contenuti on line;
il governo deve spianare la strada agli investimenti e all'innovazione
riducendo gli ostacoli non necessari alla crescita e agli investimenti.
Il magnate australiano si è detto quindi spaventato da un eventuale
ingresso del governo nel giornalismo, attraverso piani di salvataggio di
gruppi editoriali in crisi: ipotesi che dovrebbe far rabbrividire tutti
coloro che hanno a cuore il primo emendamento della Costituzione
americana, che garantisce la libertà di culto, parola e stampa, oltre a
quello di riunirsi pacificamente e di appellarsi al governo per
correggere i torti. Il crescente rullo di tamburi su possibili aiuti
governativi è preoccupante quanto un'eccessiva regolamentazione nel
settore dell'editoria. Con aiuti pubblici - sostiene Murdoch - si
intende anche l'utilizzo di fondi dei contribuenti per aiutare il
giornalismo la concessione di aiuti al giornalismo: "così facendo si
aiuterebbero le società che producono ciò che i consumatori non
vogliono, concedendo sussidi ai fallimenti e penalizzando il successo".
Ma allora che fare per rilanciare l'editoria in crisi? La parola magica
di Murdoch non è cambiata nel corso degli anni: meno regole, rimozione
di qualsiasi limite sulla proprieà incrociata di quotidiani e
televisioni. Molte regole, ha detto Murdoch, sono basate su assunti e
modelli di business del XX secolo.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=134696
--
-(Rapt)-
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