[Cyber-rights] 28 nov @ La Torre, RM / Paura?!? Anche no! - LA VENDETTA!

scarph scarph at autistici.org
Thu Nov 27 10:41:36 CET 2008


Techbloc e BugsLab presentano

	PAURA?!? ANCHE NO! - La Vendetta!!!

Racconti, testi, video, musica e sfizi enogastronomici per una serata
a finanziamento dell'infrastruttura tecnica di Radio Onda Rossa.

Informazione -> Paura  -> Allarme Sicurezza -> Sorveglianza -> Controllo

  venerdi 28 novembre
  dalle ore 20:00

  C.S.A. La Torre
  via Bertero, 13
  00156 Casal de' Pazzi - ROMA

Aperitivo - Cena - AbBuffet
Sfiziosità enogastronomiche

  # RUGGINE
Presentazione del numero zero della DIY-Zine di collanediruggine: voci,
immagini e testi dall'autoproduzione.
http://collanediruggine.noblogs.org/

  # Di cosa hai paura?
Intervenire e re/agire contro il regime di repressione permanente
http://paura.anche.no/

  Proiezioni video
  Selezioni musicali free - no/copyright
  Porta la tua musica!
  Riempi l'automatico di ROR con le tue selezioni audio

In funzione:
  Bugs' Burn-IT - Juke-box/Masterizzatore di musica libera
  Free Internet Point
  Birreria


  http://bugslab.net/ | http://www.csalatorre.net
techbloc at ondarossa.it | latorre at ecn.org | info at bugslab.net

Autobus 341 da Metro B Ponte Mammolo, 311 da Piazza Sempione.

Qui lo spot ->
http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/scarph/28novembrepaurancheno.mp3

qui il flyer->
http://www.reversivo.info/share/081128_A4_FronteRetro.pdf

  >-----<

Noi non abbiamo paura

Sfidiamo la paura proprio perché la conosciamo bene e sappiamo che non è
quella che ogni giorno ci viene imposta dai media e dai governi. Le
nostre paure non sono quelle che loro ci spacciano. Le nostre paure sono
quelle legate alla precarietà quotidiana che ci costringe ad accettare
ruoli e mansioni intermittenti e ad adattare le nostre capacità a
situazioni in perenne cambiamento. La nostra paura sta nel vedere una
busta paga, per chi ce l'ha e non lavora in nero, sempre più magra. La
nostra paura sta nell'essere sempre più nelle mani di chi ci sfrutta:
basta uno squillo di telefono per attivare le nostre connessioni e farci
essere sempre al lavoro.

La nostra paura sta nell'impossibilità di avere una vita auonoma
distaccata dalle reti familiari - l'unico welfare possibile dopo lo
smantellamento di tutti i diritti acquisiti negli ultimi 30 anni di
lotte. E per chi non ha una famiglia che lo sostiene la paura diventa
ancora più grande. Per chi è arrivato in Italia da un altro paese e non
può contare su una rete di sostegno la vita diventa sempre più
difficile. Il ricatto di un permesso di soggiorno o di una cittadinanza
negata, di un decreto di espulsione sempre imminente, alimenta la paura
di chi prova a vivere in un mondo che non conosce e che già di per sé è
difficile e pauroso.

La nostra paura sta nel vedere erosi e impediti gli spazi di libera
espressione delle soggettività: tutto ciò che si discosta dalle norme
del perbenismo, dell'eterosessualità, del decoro. Tutte le soggettività
eccentriche - perché si vestono o si comportano in un certo modo, perché
sfidano con la loro esistenza le imposizioni di una società sempre più
patriarcale, bigotta e moralista - sono quotidianamente messe in
discussione e/o attaccate (anche fisicamente) al grido di “non se ne può
più!”. Gli apparati dello Stato poi arrivano, dopo che la giustizia
sommaria ha fatto il suo lavoro, a sedare gli animi riprendendo il
controllo della situazione, emanando leggi sempre più liberticide e
repressive.

Il tutto si svolge sotto gli occhi attenti delle telecamere, che siano
quelle dei telegiornali, quelle di una banca, quelle che controllano i
posti di lavoro e gli uffici, quelle dei negozi e dei supermercati,
quelle degli autobus: qualsiasi nostra mossa viene registrata ed
indicizzata. Ogni volta che acquistiamo un prodotto, che utilizziamo un
bancomat o una carta di credito, che paghiamo un pedaggio autostradale,
che entriamo in un ufficio o ci rechiamo al lavoro, c'è qualcuno che
accumula informazioni su di noi, pronto ad utilizzarle per affinare le
ricerche di mercato oppure quelle di polizia.

Abbiamo paura di utilizzare strumenti semplici e quotidiani - come il
telefono, la posta elettronica, le piattaforme di social network, i
servizi VOIP, gli Istant Messenger - perché ogni nostro messaggio,
documento, comunicazione, è potenzialmente intercettabile. E anche
perché  le reti sociali che attiviamo diventano l'ennesimo lavoro
precario, svolto in tranquillità, divertendosi e socializzando davanti
allo schermo di un computer che consente al mercato di affinare le sue
tecniche, di proporci l'ennesima pubblicità, di indagare e determinare
direttamente i nostri gusti personali in fatto di abbigliamento, sesso,
cibo o droghe. Lavoriamo in/consapevolmente per un padrone che ci spia
ininterrottamente per venderci la tranquillità che abbiamo perduto sotto
forma di neccessità di controllo. La libertà di parola, di pensiero, di
agibilità politica sono sempre più sotto attacco grazie all'uso di
strumenti di controllo sempre più invasivi. Database sempre più
sofisticati, schedature di massa, militari agli angoli delle strade,
forme di sorveglianza elettronica sempre più mirata, richiesta di
impronte digitali, controllo dei flussi comunicativi dei nostri computer.

Qual è il prossimo passo?

Sappiamo che la paura è un'emozione governata dall'istinto, che ha come
obiettivo la sopravvivenza dell'individuo ad una presunta situazione di
pericolo. Sappiamo anche che la paura può essere indotta.

Quando ancora ci fosse sfuggito, stiamo imparando che la sorveglianza è
presente in ogni gruppo organizzato come elemento di regolazione dei
rapporti sociali. La sorveglianza può essere invadente, e rappresentare
un attentato alla nostra libertà infinitamente maggiore delle minacce
che ci fanno passare davanti agli occhi.

Una paura indotta e una sorveglianza invadente determinano il controllo
sociale. I pericoli della quotidianità non cambiano, ma il senso di
paura indotto dai media permette ai governi di tutta Europa di limitare
ogni giorno di più i nostri diritti e la nostra libertà personale in
nome di un presunto "allarme sicurezza".

Di fronte a tutto questo, non possiamo e non intendiamo avere paura.
Perché la nostra paura la conosciamo e non sarà mai la vostra paura.

Noi abbiamo paura del vostro controllo.
Noi non abbiamo paura di vivere liberamente.

http://bugslab.net
info at bugslab.net
techbloc at ondarossa.it


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hektisch
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