[Cyber-rights] Iniziativa importante contro la Data Retention

Marco A. Calamari marcoc1 at dada.it
Thu Apr 10 08:27:38 CEST 2008


Il Progetto Winston Smith ed ALCEI hanno aderito ad
 una importante iniziativa presso la Corte di giustizia
 europea che tenta di scardinare la direttiva EU sulla
 data retention ed i suoi figli perversi, come il
 famigerato Decreto Pisanu

L'iniziativa dell'associazione Vorratsdatenspeicherung
 merita tutto il supporto possibile.

http://punto-informatico.it/2252119/PI/News/UE--43-ONG-abbatteranno-la-data-retention/p.aspx


UE, 43 ONG abbatteranno la data retention
News
giovedì 10 aprile 2008

UE, 43 ONG abbatteranno la data retentionRoma - No, la registrazione di
massa di tutti i dati delle comunicazioni dei cittadini europei non
piace, è anzi un danno gravissimo, un vulnus che colpisce i diritti
dell'individuo e che pregiudica il corretto e aperto sviluppo della
Società dell'Informazione. C'è questo e molto altro nella richiesta di
annullamento della direttiva europea sulla data retention trasmessa alla
Corte di Giustizia da 43 ONG impegnate sul fronte dei diritti civili e
sostenute da associazioni professionali di 11 paesi europei.

La lettera firmata per l'Italia tra gli altri da Progetto Winston Smith
e ALCEI, fa un riferimento esplicito alla richiesta di annullamento
portata avanti dall'Irlanda nel 2006. Secondo i promotori della proposta
di annullamento la Direttiva è illegale.

Sostengono infatti che la data retention viola il diritto al rispetto
della vita privata e della corrispondenza, la libertà di espressione, e
il diritto alla protezione della proprietà privata per i fornitori di
accesso.

Quanto introdotto dalla data retention di massa non è solo un abuso, ma
una vera e propria "minaccia", così viene definitiva, senza una
contropartita apprezzabile, con benefici "complessivamente minimi".
"Solo in pochi casi - dicono i firmatari - generalmente di importanza
secondaria, la data retention può servire a proteggere i diritti
individuali. Non è prevedibile un effetto permanente nella riduzione
della criminalità".

Ci sono poi rischi concreti nella vita di ciascuno, quello ad esempio di
dover fronteggiare "false incriminazioni" oppure "abusi da parte delle
autorità o di privati". 

Tutte ragioni, dunque, che spingono le 43 ONG, sostenute anche da
numerosi Internet Service Provider, a chiedere un immediato intervento
della Corte di Giustizia.

La mobilitazione in corso rappresenta ad oggi la più rilevante azione di
contrasto all'intercettazione di massa voluta dalla UE. Come noto,
infatti, la registrazione dei dati delle comunicazioni è considerata
dagli organismi europei per la privacy niente più e niente meno che una
forma di intercettazione. Come tale, hanno fin qui inutilmente avvertito
i Garanti europei, è un tipo di misura che va considerata straordinaria
e adottata solo a fronte di specifiche esigenze di indagine nei casi di
maggiore gravità, e sempre dietro controllo diretto della magistratura.

Data retention, che in Italia si traduce Decreto Pisanu, significa nella
Direttiva europea la conservazione di dati come l'ora di spedizione di
un SMS, la localizzazione del cellulare, il numero chiamato nel corso di
una telefonata piuttosto che il destinatario, l'ora e l'IP di un
messaggio email. Tutti dati che permettono di monitorare la rete di
relazioni dell'individuo, valutare quali siano i suoi interessi
personali e, nei fatti, trarre conclusioni su dettagli anche intimi
della sua vita privata.

Proprio a fronte di questo attentato all'integrità della persona,
ricordano i promotori della mobilitazione di questi giorni, in Germania
lo Arbeitskreis Vorratsdatenspeicherung, il Gruppo di lavoro sulla Data
retention, ha organizzato già l'anno scorso una protesta, riuscendo a
catalizzare il supporto di 15mila persone. La Corte Costituzionale
federale tedesca lo scorso marzo come ricorderanno i lettori di Punto
Informatico ha messo importanti paletti all'azione della data retention.

Secondo il Gruppo di Lavoro tedesco, peraltro, la richiesta di
annullamento sarà accolta entro l'anno dalla Corte di Giustizia: se ciò
avvenisse si potrebbe immediatamente passare alla "fase 2", e ottenere
nei singoli ordinamenti comunitari l'annullamento delle leggi che
recepiscono la Direttiva.

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