[Cyber-rights] Sarkozy e il filtro della rete
Rapt
rapt at inventati.org
Thu Nov 29 18:52:33 CET 2007
Sarkozy vuole civilizzare la rete con filtro anti «pirateria»
di Antonio Dini| |
29 novembre 2007
Il progetto Civisec dell'Università di Toronto dovrà aggiornare il suo
documento «Guida per tutti per evitare la censura su internet».
Aggiungendo ai "censuratori" come Cina, Iran e Usa (che impediscono
l'accesso di una serie di siti web dalle università e tramite alcuni
fornitori di connessione) anche la Francia. Lo scopo del progetto
canadese è rispettare il fine della rete: consentire a tutti di
raggiungere qualsiasi informazione in qualunque formato. Invece, il fine
del governo Sarkozy, che ha firmato un accordo con i produttori di
materiali audiovisivi (film e musica) e i fornitori di connessione
internet, vuole «civilizzare internet» reprimendo «la pirateria in
rete». In pratica, decidere quali informazioni possono passare
attraverso internet e quali no. Il risultato? Secondo i difensori della
neutralità della rete (cioè la mancanza di discriminazione sulle
informazioni che circolano, sia dal punto di vista del contenuto che
tecnico) Sarkozy instaura una «presunzione di colpevolezza digitale»
contraria ai principi giuridici dei Paesi occidentali. Dove invece vale
la presunzione di non colpevolezza nei procedimenti, e, soprattutto,
dove la censura non dovrebbe avere cittadinanza.
Una domanda, tuttavia, rimane sospesa: come maturerà il frutto del
lavoro della commissione di studio voluta da Sarkozy e guidata
dall'amministratore delegato del gruppo Fnac, Denis Olivennes? Cioè,
come faranno i francesi a bloccare i «pacchetti di dati pirata» mentre
circolano mescolati a miliardi di altre informazioni all'interno della
porzione d'Oltralpe di internet?
Le tecnologie per bloccare i "pacchetti pirata" esistono, vengono già
utilizzate ad esempio all'interno delle reti locali di molte aziende e
istituzioni come le università (che offrono nei campus un accesso
filtrato alla rete) ma sono onerose e parzialmente inefficienti.
Infatti, la moltitudine di pacchetti che contengono i frammenti di
informazione usati dai protocolli di internet per trasportare l'email,
le pagine web, i documenti scaricati e via dicendo sono per loro natura
difficili da controllare. Ci vogliono idee innovative che funzionino su
larga scala.
La prima tecnologia, la più semplice, è il "firewall", da installare nei
server dei fornitori di accesso. In pratica: filtrare il traffico degli
utenti a monte. I pacchetti Tcp o Udp sono infatti suddivisi per
categorie generiche individuate da un numero: ad esempio 80 per il web,
110 per la posta elettronica, 20-21 per il trasferimento dati via Ftp.
Si chiudono le "porte" ai numeri sospetti e in teoria non passa più
niente. Il sistema però non è efficiente perché non permette di capire
cosa viene bloccato oppure no. E crea anche numerosi disservizi per
applicazioni utili come le chat, le Vpn aziendali, il Voip. In più, si
può facilmente aggirare.
Un altro sistema, che viene utilizzato ad esempio in Italia per impedire
l'accesso ai siti stranieri di scommesse, è obbligare i fornitori di
accesso a modificare il servizio Dns. Quello cioè che associa al nome di
un sito internet (il www che digitiamo) l'indirizzo numerico univoco del
server di destinazione, "cancellando" di fatto gli indirizzi vietati.
Anche questo è complesso da implementare, facilmente aggirabile e
soprattutto con il peer-to-peer non funziona, dato che i programmi come
BitTorrent ed eMule non lo utilizzano.
Infine, un terzo sistema, utilizzato spesso dalle aziende, è il "packet
content filtering". Ovvero, un software che "apre" e analizza il
contenuto di ciascun pacchetto di dati, decidendo cosa può circolare e
cosa no. In pratica, un sistema automatico che entra "nel merito" di
quel che gli utenti si scambiano attraverso la rete. Il filtro
"riconosce" l'applicazione che ha generato il pacchetto (ad esempio,
eMule) e ne impedisce la consegna all'utente. Ma utilizzarlo per i
milioni di internauti francesi che si collegano ogni giorno a internet
rischia di essere una sfida tecnologica al di là della portata delle
compagnie telefoniche. A meno che non vengano "aiutate" dallo Stato o
non alzino in maniera sensibile le bollette agli utenti per ammortizzare
i costi.
Comunque, come spiega Mattia Monga, ingegnere informatico e docente di
Sistemi Operativi all'Università degli Studi di Milano, «non c'è una
vera soluzione, perché in realtà nel medio periodo Sarkozy può solo
impedire il traffico "illegale" tra gli utenti più ingenui, i ragazzini,
mentre i criminali che hanno costruito reti illegali troveranno una
soluzione per aggirare l'ostacolo». Allora, se non ha uno scopo
operativo, l'efficacia della decisione francese deve avere un altro
senso. «È un messaggio pubblicitario del governo -- continua Monga -- : le
persone perbene non scaricano». In realtà, con questa operazione Sarkozy
bloccherebbe anche lo scambio di documenti perfettamente legali,
criminalizzando di fatto il comportamento degli internauti «fino a prova
contraria». Senza contare che la Francia potrebbe aprire la strada anche
ad altri abusi: cosa impedirebbe alle compagnie telefoniche che
forniscono anche accesso a internet di cogliere l'occasione per bloccare
ad esempio i pacchetti Voip, proteggendo il proprio business sulla voce?»
antoniodini.nova100.ilsole24ore.com
--
-(Rapt)-
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