<br><div class="gmail_quote"><div><div></div><div class="h5"><br><div class="gmail_quote"><div><div></div><div>Care/i compagne/i,<br><div class="gmail_quote"><div><div><div class="gmail_quote"><div><div><div class="gmail_quote">
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<div class="gmail_quote"><br>Come in tutti gli Stati dell'Unione Europea, la falsa motivazione apportata dal Governo del PSOE per giustificare la riforma delle pensioni, è rappresentata dall'impossibilità, da parte del sistema pubblico, di reggere l'evoluzione demografica della popolazione, pena: il crollo del sistema di protezione sociale per i futuri pensionati. <br>
I reali obiettivi in realtà sono altri: costringere i lavoratori a lavorare più anni per assicurarsi un pensione, che in ogni caso sarà più bassa del passato, favorire la "privatizzazione" delle pensioni attraverso la creazione di fondi privati (a cui partecipano direttamente anche i sindacati concertativi CCOO e UGT!) e defiscalizzare le imprese che assumeranno giovani lavoratori disoccupati. Infatti, pochi giorni dopo la firma del preaccordo sulle pensioni, i sindacati CCOO, UGT, la Patronal e il Governo hanno firmato un nuovo "Patto Globale" in cui, tra i numerosi aspetti dell'accordo, lo Stato assicura una defiscalizzazione, che potrà toccare anche il 100%,, se le imprese assumeranno giovani disoccupati anche a tempo parziale.<br>
<br>Vi invio la traduzione di un articolo apparso sul quotidiano "EL MUNDO"
che fa una breve analisi dei punti più importanti della riforma delle
pensioni dello Stato spagnolo. L'articolo, principalmente descrittivo, permette degli importanti spunti di riflessione, in particolare se si comparano gli elementi e le scelte di fondo della riforma con quella che fu la riforma delle pensioni nello Stato italiano, dimostrando, ancora una volta, come le direttive promosse dall'Europa del Capitale, in piena armonia con le indicazioni del FMI, hanno come obiettivo principale quello di aumentare il livello di sfruttamento della classe lavoratrice, riducendo drasticamente quella parte del salario sociale complessivo, chiamato salario differito.<br>
<br>Saluti comunisti<br><br>
<p class="MsoNormal"><b>Chi vince, chi perde
e quanto fa risparmiare la riforma?</b></p>
<p class="MsoNormal"><b>di Francisco Núñez</b></p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">Pochi giorni dopo la riunione hispano-tedesca con Zapatero e
la Merkel in testa, così come era previsto, il Governo approverà oggi il
progetto di riforma delle pensioni accordata con i sindacati.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal"><b>Qual’è il cambiamento
principale che apporterà la riforma?</b></p>
<p class="MsoNormal">Si è creata una enorme cortina di fumo per nascondere il
reale cambio che produrrà la riforma. La modifica più importante, dal punto di
vista economico, è rappresentata dal fatto che nessuno potrà accedere al
prepensionamento fino ai 63 anni, due in più rispetto a ciò che accadeva fino
ad oggi. È il ritardo effettivo che si pretendeva (fino ai 65 anni e mezzo), e
che avrà un elevato impatto economico, in particolare nel breve periodo. In
più, il Governo rende più dura la riduzione (della prestazione pensionistica,
NdT) per ogni anno di prepensionamento, che attualmente risultava meno forte.
La riforma stabilirà un 7% di riduzione per anno di prepensionamento dai 63 ai
67 anni, e non fino ai 65, indipendentemente dagli anni di contribuzione.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal"><b>Perchè risulta
importante?</b></p>
<p class="MsoNormal">Perchè raggiunge l’obiettivo dell’allungamento reale
dell’età pensionabile. Questo cambio inoltre è <i>invisibile</i> dal punto di vista politico. Questa è stata la ragione
principale degli scioperi di massa in Francia (l’età minima per avere diritto
alla pensione è passata dai 60 ai 62 anni). Il Governo ha intrattenuto
l’opinione pubblica con l’annuncio dell’allungamento dell’età pensionabile fino
ai 67 anni per occultare il vero interesse della riforma. Adesso invece, il
fatto che esistano due età diverse per raggiungere la pensione, appare come una
concessione e una vittoria sindacale. Una prima “età” che avrà la pensione a 65
anni, in cui si dovranno pagare i contributi per 38,5 anni, e che beneficierà
coloro che accumulano molti anni di contributi (il cui numero di persone scomparirà
progressivamente). Un’altra a 67 anni, per un altro gruppo di persone che mai
raggiungeranno tanti anni di contribzione.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal"><b>Perchè?</b></p>
<p class="MsoNormal">Perchè, per esempio, dal 2000 al 2010 sono “scomparsi” 1,2
milioni di giovani, al di sotto dei 30 anni, che pagano i contributi. In altre
parole, chi non ha versato i contributi ininterrottamente a partire dai 26 anni
e mezzo potrà avere la pensione solo ai 67 anni. Raggiungere tutti questi anni
di contributi è praticamente impossibile per molti, in particolare per chi
adesso ha meno di 45 anni. Soprattutto perchè alcuni dei seguenti elementi andranno
ad incidere negativamente sul processo di contribuzione: l’attuale crisi, che
sulla questione occupazionale durerà almeno altri sette anni; la crisi della
“<a href="http://punto.com" target="_blank">punto.com</a>” (si fa riferimento alla bolla speculativa della New Economy, NdT)
nel 2000; o la precedente recessione degli anni che vanno dal 1993 al 1997.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal"><b>Quanto risparmierà il
sistema?</b></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="PT-BR">I numeri
approssimati forniti dal Governo, e già comunicati a Bruxelles, prevedono un
risparmio sulla spesa delle pensioni per il 2027 di quattro punti del PIL. </span>In
questa maniera l’attuale spesa, dell’8%, crescerebbe fino a toccare il 12% rispetto
ad un 16% al quale si potrebbe arrivare se non si effettuasse alcun cambio. Però,
curiosamente, le media dell’Unione Europea già raggiunge questo livello di
spesa pur avendo pensioni più alte. La differenza risulta essere che la
maggiorparte dei paesi comunitari hanno, da anni, già affrontato in maniera
seria il problema e, soprattutto, che gli Stati contribuiscono al mantenimento
del sistema pubblico attraverso finanziamenti statali. Qui, lo Stato non ha pagato
nulla, al contrario.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal"><b>Vince qualcuno con
l’approvazione della riforma?</b></p>
<p class="MsoNormal">I sindacati, che adesso appoggiano i cambiamenti sostanziali
della riforma, hanno affermato che le future pensioni saranno del 20% più basse
rispetto alle attuali. Se l’allungamento dell’età minima per ottenere la
pensione a 63 anni produrrà il maggior risparmio, la seconda in termini di
importanza – e che maggiormente colpirà la quantità di denaro che si percepirà
con la pensione – sarà l’aumento, ai 25 anni, degli anni che si utilizzeranno
per il calcolo della base regolatrice delle pensioni. Prendendo in
considerazione più anni della vita lavorativa di una persona, appariranno “esercizi”
con minore contribuzione o di lavoro temporale con bassa contribuzione. Potrebbe
beneficiare ad alcuni disoccupati maggiori di 50 anni che riempirebbero con
contributi antichi gli anni di difficoltà attuale. </p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal"><b>Si modifica il numero
di anni necessari per avere diritto alla pensione?</b></p>
<p class="MsoNormal">All’inizio, no. Sarebbe a dire che, per raggiungere il
diritto alla pensione, saranno necessari almeno 15 anni di contributi. Con
questi anni si potrà ricevere, come succede ancora, il 50% della base
regolatrice (risultato del primo calcolo per determinare la pensione inziale).
Non sono stati effettuati cambi su quest’aspetto perchè molti pensionati (autonomi
o persone che lavorano in casa) rimarrebbero senza pensione contributiva. Però
questa scala, chiamata di sicurezza, viene modifica. In altre parole, si andrà
dai 15 anni di contribuzione ai 37, rispetto all’attuale scala che va dai 15 ai
35. <span lang="PT-BR">Quindi, saranno necessari
37 anni di contributi per poter percepire il 100% della base regolatrice (nel
nuovo patto firmato tra i sindacati concertativi CCOO e UGT, la Patronal e il Governo
si è stabilito addirittura di portare a 38 anni e mezzo gli anni necessari di
contribuzione per raggiungere il 100% della base regolatrice! NdT). Anche gli
scalini intermedi saranno modificati e resi maggiormente omogenei. Ogni anno di
contributi (tra i 15 e i 37) permetterà di percepire, relativamente al 100%
della pensione, un 2,27%. Attualmente è del 3% per i livelli più bassi.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="PT-BR"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span lang="PT-BR">Colpirà chi attualmente è già in pensione?</span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="PT-BR">Per il
momento no. Ma arriverà qualche cambio nascosto all’interno della riforma. </span>Per
esempio, si creerà un meccanismo di revisione automatica del sistema
relazionato ai salari, l’inflazione o la crescita del PIL. Questo significa che
le attuali pensioni potranno diminuire in determinati momenti di difficoltà o
di cattiva previsione del IPC (Indice dei prezzi al consumo, NdT), inteso come
anticipo dei conti superiore ai prezzi. <b><span> </span><span> </span></b></p>
<p class="MsoNormal"><b> </b></p>
<p class="MsoNormal">Fonte: quotidiano EL MUNDO del 28/01/2011</p>
<p class="MsoNormal"><span lang="PT-BR">Traduzione
a cura di Zeistar, Andalucía.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="PT-BR">Per
contatti: <a href="mailto:zeistar17@gmail.com" target="_blank">zeistar17@gmail.com</a></span></p>
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