<table cellspacing="0" cellpadding="0" border="0" ><tr><td valign="top" style="font: inherit;"><BR><BR>--- <B>Mer 24/2/10, Federazione Anarchica Torinese - FAI <I><fat@inrete.it></I></B> ha scritto:<BR>
<BLOCKQUOTE style="PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: rgb(16,16,255) 2px solid"><BR>Da: Federazione Anarchica Torinese - FAI <fat@inrete.it><BR>Oggetto: [fori-sociali] Torino. Una città in catene<BR>A: fat@inrete.it<BR>Data: Mercoledì 24 febbraio 2010, 15:22<BR><BR>
<DIV id=yiv735904786><SPAN style="DISPLAY: none"> </SPAN> <!--~-|**|PrettyHtmlStartT|**|-~-->
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<DIV>Torino. Una città in catene<BR><BR>Per non farci mancare niente in questo inizio di 2010, la Questura e la<BR>Procura della Repubblica di Torino hanno messo insieme un po’ di episodi<BR>di lotta contro la barbarie moderna che è il razzismo di stato incarnato<BR>dai CIE nonché contro quel partito razzista che è la Lega; hanno messo<BR>questo guazzabuglio in un solo contenitore; ci hanno appiccicato<BR>l’etichetta “associazione a delinquere”; hanno arrestato sei persone (tre<BR>in carcere e tre agli arresti domiciliari) ; perquisito ed indagato altre<BR>23 persone; perquisito la sede di Radio Black Out interrompendo le<BR>trasmissioni.<BR><BR>È evidente che le leggi e le politiche razziste di questo paese debbano<BR>essere presidiate e difese perché sono tra i capo saldi del sistema in cui<BR>ci tocca vivere. Mettere a nudo la violenza istituzionale, l’orrore di una<BR>sperimentazione sociale fatta sulla pelle degli immigrati -
detenzione<BR>“amministrativa” nei CIE, processi lampo, soprusi, pestaggi, umiliazioni<BR>espulsioni - il doppio regime giuridico (“noi” e “loro”), che magari un<BR>giorno sarà esteso ad altri pezzi di società; tutto questo è intollerabile<BR>e chi pubblicamente ed a viso aperto si è sempre battuto contro questa<BR>ignominia va incarcerato, intimidito, punito.<BR><BR>Le accuse sono risibili, bisognerebbe davvero ridere se non ci fosse da<BR>piangere per il miserevole spettacolo offerto da questi servi dello stato<BR>che devono giustificare la propria esistenza sulla pelle degli altri,<BR>sempre forti con i deboli e deboli con i forti.<BR>Protagonista della vicenda è il noto sostituto procuratore della<BR>repubblica Andrea Padalino (guardatene una fotografia: cosa avrebbe detto<BR>Lombroso di quest’uomo?), pubblico ministero fautore della schedatura di<BR>tutti (dicasi tutti) gli immigrati con prelievo delle impronte
digitali.<BR>Criticato apertamente da alcuni degli indagati per questa idea<BR>scopertamente razzista, Padalino ha da anni dichiarato la sua guerra<BR>personale contro alcuni antirazzisti torinesi. In questo caso, la<BR>privatizzazione della giustizia non ha nulla da invidiare agli eccessi da<BR>basso impero del presidente “viagra” Berlusconi: entrambi strapazzano il<BR>diritto a loro uso e consumo, la “cultura” è la stessa.<BR><BR>I fatti contestati non hanno rilevanza penale, sono vecchi di mesi se non<BR>di anni o non avrebbero certo portato alla custodia cautelare. Ancora una<BR>volta lo strumento repressivo principe è quello del reato associativo. Non<BR>potendo invocare la banda armata o l’associazione sovversiva, come fecero<BR>negli anni ’70, e poi ancora, con esiti sempre negativi in anni più<BR>recenti, gli inquisitori locali hanno dovuto ripiegare sulla più banale<BR>“associazione a delinquere”. Banale sì, ma in grado di
permettere la<BR>custodia cautelare. E per tenere in piedi l’accusa, si dissotterra la<BR>defunta assemblea antirazzista, il punto di riferimento, tra maggio 2008 e<BR>maggio 2009, di un’area ampia e trasversale, che ha dato vita a numerose<BR>iniziative in città. La usano oggi per cucire addosso ad un po’ di<BR>anarchici un reato associativo capace di portarli in galera.<BR><BR>Lo scopo è speculare a quello di tutta la normativa contro i migranti ed<BR>in particolare del reato di immigrazione clandestina voluto dalla Lega e<BR>approvato dall’attuale maggioranza di governo (con notevoli simpatie nella<BR>cosiddetta opposizione) . Qui l’unico scopo è espellere o comunque detenere<BR>(fino a sei mesi): non importa nulla di tutto il resto, il reato è stato<BR>costruito non per essere punito come tale, ma per raggiungere un altro<BR>scopo, cioè espellere e privare della libertà, sempre e comunque. Contro<BR>questo abominio giuridico si sono
scagliati gli strali anche della procura<BR>della repubblica di Torino, che ha eccepito l’illegittimità costituzionale<BR>del reato di immigrazione clandestina; quella procura guidata oggi da quel<BR>dott. Caselli nemico di tutti i terrorismi (di sinistra) e delle mafie,<BR>che scrive autobiografie sull’essere “un magistrato contro”, che guida i<BR>giudici nell’uscire dall’aula quando prende la parola il rappresentante<BR>del governo all’inaugurazione di questo anno giudiziario; quel dott.<BR>Caselli la cui voce sentiamo stancamente ripetere la velina di questura<BR>sugli arresti del 23 febbraio 2010 dal sito de La Stampa. Che pena.<BR>E che compagnia. Qui a Torino hanno mandato a dirigere la baracca della<BR>polizia politica (l’OVRA fascista, per intendersi, oggi si chiama DIGOS) e<BR>ad allestire dossier contro gli anarchici, uno di quelli che stavano fuori<BR>dalla scuola Diaz a Genova nel luglio del 2001 mentre i muri
si<BR>macchiavano di sangue: uno che non si sporca le mani in prima persona, ma<BR>che la “macelleria messicana” (così fu descritto l’interno della scuola<BR>nell’immediatezza dei fatti da poliziotti testimoni ai processi) la gusta<BR>e la apprezza.<BR>Infatti, non sarà una settimana, lo Spartaco Mortola di cui parliamo ha<BR>ordinato la carica in Val Susa contro NO TAV inermi, facendoli inseguire<BR>nei boschi, circondare in tre-quattro contro uno e massacrare a<BR>manganellate e calci. Il risultato è in rete, si possono vedere le foto:<BR>il lavoro di macellai, vigliacchi, per di più. E il nostro, evidentemente<BR>affetto da problemi psicanalitici di odio nei confronti del nome che<BR>porta, a farsi scrivere da mesi articoli elogiativi dall’improbabile<BR>giornalista de La Stampa Massimo Numa diretto oggi dal non dissociato<BR>politicamente dal padre (gli affetti sono un’altra cosa) torchiatore di<BR>Pinelli, Calabresi.<BR><BR>Tutto
ciò accade mentre i No Tav resistono a testa alta alla lobby<BR>politico-affaristic a del cemento tanto amata anche da Chiamparino e dalla<BR>Bresso, pronti a solidarizzare con bestie in divisa che massacrano gente a<BR>terra con scarponi e manganelli, bestie che devono essere sguinzagliate a<BR>centinaia ogni volta che i signori del Tav devono mettere in vetrina<BR>“qualcosa” (una trivella che “morde e fugge” a gambe levate) per<BR>intercettare il fiume di denaro della Unione europea che è il loro vero<BR>unico obiettivo.<BR><BR>Tutto ciò accade mentre in città per tutto l’autunno si sono susseguiti<BR>gli sgomberi di squat e spazi liberati e mentre una delle poche voci<BR>libere in città, radio Black Out, è sfrattata e si tenta così di<BR>soffocarla.<BR>La Fiat mette in cassa integrazione straordinaria 30.000 lavoratori, ma a<BR>maggio arriverà il papa per l’ostensione della sindone e chi sarà a<BR>stringergli la mano per la
regione Piemonte, la ex comunista Bresso o il<BR>leghista Cota? Davvero una bella sfida…<BR>Tirando le somme, cosa significa questo intervento in campagna elettorale<BR>della procura della repubblica di Torino? Semplice: la solita battaglia “a<BR>chi c’è lo ha più duro” tra prefetto e governo PdL da un lato e la triade<BR>Chiamparino- Saitta-Bresso dall’altro, con lo “special guest” Caselli che<BR>non abbandona nella mischia per accaparrarsi i soldi del TAV i vecchi<BR>“compagni” di partito. Tutto il resto è contorno, compresa l’ostensione<BR>della sindone della prossima primavera.<BR>Se il prefetto se ne fotte di tutto e punta sulla militarizzazione delle<BR>strade e della Val di Susa, la procura risponde inquisendo anarchici ed<BR>antagonisti (proprio oggi inizia il processo per gli scontri del G8 delle<BR>università).<BR>L’obiettivo è uno solo: cercare di dividere l’unica opposizione popolare<BR>esistente sul territorio
(il movimento NO TAV) in buoni e cattivi. Si<BR>criminalizza un pezzo di movimento per intimidirne un altro.<BR>Se un tempo fossero partite 30.000 lettere di cassa integrazione, le<BR>strade di Torino si sarebbero riempite di rabbia. Oggi, il silenzio. O,<BR>meglio, il rumore di fondo fastidioso ed incessante della “società dello<BR>spettacolo”. Evidentemente, Chiamparino, Bresso, Caselli, insomma il<BR>vecchio PCI sopravvissuto ad un’infinita serie di “trasvalutazioni di<BR>tutti i valori”, hanno lavorato bene, hanno addomesticato, inibito e<BR>snervato ogni voglia di mutamento radicale dell’esistente (rivoluzione)<BR>che albergava da queste parti. E non solo.<BR>A parte gli anarchici. Ed infatti oggi ci stanno provando. Ma davvero<BR>degli anarchici in duecento anni i comunisti autoritari non hanno capito<BR>molto: se non che li odiano. Ricambiati.<BR><BR>A tutti gli indagati ed arrestati va la nostra solidarietà. Ancora una<BR>volta non
sarà la repressione a farci cambiare idea. Anzi.<BR>Liberi, liberi tutti.<BR><BR>Torino, 24 febbraio 2010<BR><BR>Federazione Anarchica – FAI Torino<BR>338 6594361 <A href="http://it.mc260.mail.yahoo.com/mc/compose?to=fai_to%40inrete.it" target=_blank rel=nofollow ymailto="mailto:fai_to%40inrete.it">fai_to@inrete. it</A><BR><BR></DIV></DIV><!--~-|**|PrettyHtmlStart|**|-~-->
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