[Cslist] [Fwd: [tml] Laurentino 38: non “oltre i ponti”, ma dentro il quartiere]

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Mon Oct 4 12:53:49 CEST 2010


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Subject: [tml] Laurentino 38: non “oltre i ponti”, ma dentro il quartiere
From:    "tactical" <tactical at autistici.org>
Date:    Mon, October 4, 2010 11:38 am
To:      tacticalmedia at squat.net
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Durante questa estate Alemanno ha esternato pubblicamente le sue idee
rispetto alle periferie di Roma: demolizioni senza soluzione di
continuità. Un ritornello che ha riguardato Corviale prima, i ponti del
Laurentino poi e in un crescendo trionfale la demolizione di tutta Tor
Bella Monaca, che,  finalmente, gli ha fatto guadagnare le tanto agognate
prime pagine dei giornali nazionali.

Nel particolare del Laurentino 38 il duo Alemanno-Calzetta (l’invisibile
presidente del XII Municipio) si sta rendendo protagonista di
un’operazione speculativa e meramente d’immagine. Sentiamo parlare del
progetto “Laurentino oltre i ponti”, tanto “oltre i ponti” che
infatti prevede la realizzazione di una piazza (reclamizzata come
“grande quanto Piazza del Popolo” ) non al Laurentino 38, ma a Tor
Pagnotta, parecchio lontano dal Laurentino se la vogliamo pensare come
“piazza del quartiere” (dal sesto ponte sono 3km… più che per
arrivare alla stazione Metro della Laurentina di Piazzale Douhet).



Insomma, a parole viene presentato dai vari rappresentanti istituzionali
come un progetto di cui beneficerà il quartiere, la realtà è un altra:
i principali interventi verranno realizzati al di fuori dell’anello
stradale che congiunge i ponti (via Ignazio Silone, gestita dall’ATER/Ex
IACP) con quella delle case acquisite attraverso le cooperative (Via
Sapori- Via Marinetti) e, di fatto,  il quartiere continuerà a rimanere
ancora più isolato.
Al Laurentino 38 già ci sono pochi servizi, alcuni di questi, come la
sede del municipio e gli uffici tecnici, li vogliono addirittura spostare
a Tor Pagnotta, creando così ulteriore isolamento e disagio a chi finora
ne ha usufruito.
Pensiamo quindi che, dietro i tanti bei discorsi ed i dépliant patinati,
si celi la solita classe politica asservita alle lobby dei palazzinari e
del cemento.

I progetti già realizzati, come l’abbattimento degli ultimi tre ponti e
l’inaugurazione del sottopasso di Via Levi annunciati come “la rottura
dell’isolamento” in cui versa il quartiere, hanno in realtà
determinato solamente un incremento del traffico di attraversamento dalla
pontina/colombo verso laurentina/ardeatina con automobili che sfrecciano
ad alta velocità e che hanno creato pericolo e inquinamento non certo la
rottura dall’isolamento!

Per favorire gli interessi speculativi dei costruttori si realizza una
città che non prevede assolutamente la costruzione di case popolari e
mentre si fanno progetti lontani da questo quartiere, non si affrontano
minimamente i problemi che riguardano gli abitanti come la decennale
mancanza dell’ufficio postale o della biblioteca, solo per dirne un
paio.

A migliaia di coloro che hanno preso casa nel quartiere attraverso le
cooperative vengono imposti esosi impegni finanziari per la questione del
diritto di superficie, senza avere la certezza che gli importi indicati
siano realmente dovuti e senza avere trasparenza nella determinazione
degli stessi. Sebbene Alemanno  durante la campagna elettorale, per
ottenere semplicemente consenso, si era dichiarato contrario al pagamento
e ne aveva promesso l’azzeramento, ora ne esige il pagamento con
addirittura una maggiorazione.

A livello più ampio la pianificazione della città da parte di chi la
governa prevede il riassetto dei Municipi: nei prossimi due anni il XII
sarà in parte accorpato all’XI, mentre la zona dell’EUR sarà
compresa nel XIII. Quindi si sta progettando una sede di un municipio che
in realtà entro il 2013 secondo la legge su Roma Capitale, che li
ridisegna da 19 a 15, non esisterà più.

Si parla solo e sempre di degrado e di ghetto quando si parla di
Laurentino e perlopiù vengono proposte soluzioni populiste come la
demolizione degli edifici ponte e mai cercando di incidere nella questione
sociale di chi abita in questo quartiere, della questione dell’enorme
abbandono scolastico, del welfare state sostanzialmente affidato alla
criminalità, del fatto che il percorso comune a non pochi giovani del
quartiere spesso si può sintetizzare in abbandono scolastico /
microcriminalità / carcere.
Le soluzioni per migliorare la situazione in questo quadrante della città
non sono semplici e non sono adatte ad essere utilizzate in microspot
televisivi. Occorre lavorare nel territorio e nel quartiere 365 giorni
l’anno, cercando di sostenere le iniziative autogestite che in
trent’anni di abbandono da parte dello stato gli abitanti del quartiere
sono riusciti a costruire. Tutto questo è già difficile, ma diventa
impossibile se dobbiamo seguire il sindaco Alemanno e le sue farneticanti
dichiarazioni condite della sua solita retorica fascista, per cui la
struttura di molti quartieri di periferia, tra cui il Laurentino 38,  sia
l’espressione di un’architettura di ispirazione “sovietica” e
“marxista” e quindi, secondo lui, da demolire.
D’altronde cosa ci si può aspettare da un personaggio come lui, capace
di affidare  la presidenza di AMA Servizi Ambientali all’ex naziskin
Stefano Andrini, responsabile di un tentato omicidio  avvenuto nel 1989 e
poi resosi latitante in Svezia? Lo stesso Andrini che si è dovuto poi
dimettere qualche mese fa perché coinvolto una grave inchiesta che lo
vedeva implicato insieme ad altri vecchi e pericolosi neo-fascisti ed
esponenti della ‘ndrangheta. Per non parlare di altri personaggi al
governo di Roma e del Lazio, come l’ Assessora alle Politiche Educative
del XII Municipio, Gemma Gesualdi del PdL, che come biglietto d’auguri
di Natale del XII Municipio ha inviato una macabra cartolina con
l’immagine del Duce nell’atto di dichiarare l’entrata in guerra
dell’Italia. Oppure di chi ha fatto della guerra fra poveri la chiave
della sua attività tipo quel Teodoro Buontempo, anche lui fascista di
vecchia data, Assessore alla Casa e alla Tutela dei Consumatori
 nella giunta regionale del Lazio guidata dalla Polverini, come
dimenticarsi la sua presenza allo stadio tra i saluti fascisti durante la
campagna elettorale.

Ma sin da quando nel 1980 si sono cominciati ad insediare i primi
abitanti, all’interno del quartiere sono state le pratiche di sostegno
reciproco tra la gente a costituire una risorsa, oltre la presenza di
varie realtà, dal basso e autogestite, che hanno cercato di intervenire
andando a modificare gli spazi circostanti e creando concrete opportunità
per chi al Laurentino 38 ci vive.
Oggi sentire parlare, ancora una volta, di abbattimento di altri due
ponti, il 5° ed il 6° rappresenta l’ennesima buffonata che propongono
i politicanti al potere. E’ evidente in queste esternazioni la distanza
dei politici dalla realtà e dai bisogni di questo quartiere.
Al quinto e sesto ponte ci sono occupazioni a scopo abitativo di numerosi
nuclei familiari. Le famiglie occupanti dei ponti devono passare da 20
anni di emergenza abitativa dell’occupazione all’assegnazione di una
casa popolare e non come è avvenuto per i nuclei familiari che
risiedevano nei ponti già abbattuti, a soluzioni precarie in residence,
istituti religiosi, convitti o simili, situazioni temporanee che hanno
spinto queste persone a gesti di disperazione.

Sul sesto ponte, da molti anni, c’è una ricca vita sociale e non il
degrado come vorrebbero i soliti luoghi comuni sul Laurentino38.  Al sesto
ponte ci siamo anche noi il L38 Squat/Laurentinokkupato (il Centro Sociale
del sesto ponte) dove dal 1991 dei giovani del quartiere si sono
auto-organizzati, e senza nessun finanziamento da parte dei privati, dei
partiti o dello stato hanno riempito di attività, culturali, sociali e
politiche uno dei “famosi” ponti di questo quartiere rompendone di
fatto l’isolamento. Ci lottiamo, viviamo e lavoriamo al miglioramento da
circa 20 anni e vogliamo restare qui. In questi anni quel che è venuto
fuori è un ponte del Laurentino, sostanzialmente autogestito, mantenuto e
migliorato dalle persone che ci vivono e che lo frequentano
quotidianamente.
Purtroppo Municipio e Comune, proprio a causa della loro incapacità di
leggere e comprendere fenomeni reali di autogestione dal basso, o
piuttosto temendoli fortemente, vogliono ridurre tutto a degrado, che come
tale deve solo essere “abbattuto”. Proprio in questo contesto in cui
viene proposto l’abbattimento del sesto ponte, quest’esperienza non
può essere additata come degrado…è anzi un modello estremamente
riproducibile di autorganizzazione, sicuramente più difficile e
impegnativo della demolizione/speculazione, ma comunque applicabile anche
agli altri ponti.

L38 Squat - Roma
http://www.tmcrew.org/l38squat/
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