[Cslist] I Cobas di Pomigliano: “Dalla Fiat una campagna alla Mussolini”

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Fri Jun 25 19:20:18 CEST 2010


Da "Giornalettismo.com", pubblicato il 25 giugno 2010 alle 16:56

I Cobas di Pomigliano: “Dalla Fiat una campagna alla Mussolini”.

I metalmeccanici dello Slai rivendicano i meriti per il successo del no al referendum tra i lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico. E accusano l’azienda di aver messo in atto una propaganda degna del Duce: “Il giorno del voto ferme le linee per ricattare”

Luigi Aprea, rappresentante sindacale dello stabilimento Fiat di Pomigliano D’Arco illustra le posizioni dello Slai Cobas all’indomani del successo del no, che ha sfiorato il 40% dei consensi tra i dipendenti del Giambattista Vico: “Siamo stati presenti alla consultazione sia come rappresentanti di lista che come commissione elettorale - dice - Abbiamo controllato con impegno lo svolgimento del voto e abbiamo ottenuto un risultato che per noi vale tanto quanto una vittoria. E’ un segnale a tutti coloro che non hanno voluto mettersi in discussione, anche la Fiom“.

IL MAL DI TESTA DI MARCHIONNE – Una vittoria che sarebbe ben più ampia se valutata da un altro punto di vista: “Se escludiamo tutti quelli I Cobas di Pomigliano: Dalla Fiat una campagna alla Mussolinicondizionati dalla Fiat, la forza impiegatizia dello stabilimento, quella che non riceveva nessun danno dall’accordo marchionne, perchè non c’erano i doppi turni, i no arrivano al 50% tra gli operai, quelli che avrebbero dovuto accettare obtorto collo l’accordo. Sarebbe dovuta essere la sconfitta dei lavoratori per i manager, secondo me, invece, Marchionne è andato a New Tork col mal di testa!“.

BLOCCATA LA LINEA DELLA 159 – Malessere per una propaganda ferrea mossa dalla Fiat e dai suoi dirigenti: “Stanno cercando di ricattare quelli che hanno detto no. C’è stata una campagna mediatica senza precedenti, come quella di Mussolini, la campagna per la colonizzazione dell’Abissinia. Campagna pubblicitaria insieme a Cisl Uil . Il direttore di stabilimento, Garofalo, un personaggio al servizio di Marchionne, prima del voto ha fermato la linea di lavorazione sulla 159 e ha fatto un ulteriore lavaggio di cervello a tutti lavoratori: ha fatto sapere che se non ci fosse stata la vittoria del sì la Fiat sarebbe andata via da Pomigliano. E’ avvenuto il 22, lo stesso giorno del voto. E’ come una rapina, il rapinatore che dice - spiega Aprea - se non peggiori le condizioni di lavoro ti faccio diventare disoccupato“. E i danni riguarderebbero – sottolineano gli Slai Cobas – finanche il diritto di protestare: ”nell’accordo viene toccata la normativa relativa allo sciopero - dicono - Si sanzionano le organizzazioni sindacali, ma anche i lavoratori, che avrebbero contestato l’accordo“.

I CONFEDERATI SI FAN MALE DA SOLI – Frecciate sui sindacati sostenitori del sì: avrebbero violato perfino i principi e le regole sottoscritte anni fa da loro stessi. “Sono consapevoli del danno che si sarebbe verificato - afferma l’rsu dello Slai - Sopravvivono con la clientela. Accettato i 700 milioni di euro abdicando al peggioramento delle condizioni di lavoro dei loro iscritti. Hanno solo la faccia tosta di andare avanti. Accettando norme che violano perfino l’accordo interconfederale del ‘93 per la realizzazione del referendum. Nella stessa data di indizione del referendum (16 o 17 giugno) già avevano stabilito la data di voto. Ma la l’articolo 15 dell’accordo interconfederale stabilisce che devono passare almeno 15 giorni per andare voto“.

FIOM PEGGIO DI FIM, UILM E UGL – Anche i metalmeccanici della Cgil non avrebbero assunto un atteggiamento impeccabile: “La Fiom è succube della Cgil,marchionne01g[1] I Cobas di Pomigliano: Dalla Fiat una campagna alla Mussolini è ancora di più di Fim, Uim e Ugl. Si è lavata le mani alla Ponzio Pilato e ha lasciato che il baratro del dubbio i lavoratori. Non hanno avuto il coraggio di dire di no. Si sono solo schierati per un no alla anticostituzionalità e alla deroga al contratto nazionale. E i diritti dei lavoratori e tutto quello che loro hanno accordato a Melfi Cassino e Mirafiori?“. Non vi siete mai posti il problema di mettere a rischio Pomigliano e andare a casa con lo stabilimento chiuso? ”Marchionne ha già cambiato strategia. Aveva detto che se non arrivava il plebiscito andava via da Pomigliano. Invece adesso parlerà con quelli che ha detto sì. in ogni caso se se ne va abbiamo tutti i vantaggi legali per rimanere. Non cediamo ai ricatti“. Impossibile, per i Cobas, accettare un accordo che – dicono – avrebbe necessariamente comportato “la cassa integrazione a cicli. ma pure lo spostamento della pausa mensa a fini di lucro a fine turno, così come la riduzione dei 40 minuti di pausa ridotta a 30 minuti e divisa in tronconi di 10“.








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